Tuta e toga: due parole per definire la missione da commissario tecnico dell’Italia come è stata intesa da Cesare Prandelli. È un allenatore da campo, Prandelli, uno che vorrebbe stage continui per fare spogliatoio ed amalgamare al meglio la nazionale. Ma è anche un selezionatore che, al momento giusto, veste la parrucca, impugna il martelletto e cala la scure: tu ti sei comportato male, ti condanno a non essere convocato. Rimanendo circoscritti ai tempi recenti, ne sanno qualcosa Daniele De Rossi e Domenico Berardi, a cui sono costati cari, rispettivamente, il cazzotto ad Icardi e la gomitata a Molinaro. Codice etico, lo chiamano. Come dire: se non sapete come comportarvi in campo, ve lo faccio capire io. Con le cattive.
Vale per tutti. O quasi. Finora l’unico ad essere rimasto immune alla dura lex prandelliana è stato il figliol prodigo dell’Italia intera, Mario Balotelli. Uno che l’anno scorso ha giocato la Confederations Cup nonostante gli insulti rivolti all’arbitro in un Fiorentina – Milan di aprile, perché, alla fine, “ha scontato la squalifica, non convocarlo sarebbe una punizione aggiuntiva”. Quindi, ricapitoliamo: il codice etico vale per tutti, ma solo se ci si comporta male una o due settimane prima della convocazione? Oppure, cercando di decifrare il prandellismo giuridico, la realtà è che se un giocatore mette la firma un episodio grave, allora toglie ogni pensiero alla nazionale, ripensa alle proprie azioni e magari non lo fa più? Sì, è facile perdersi: la legge è una giungla, peggio del calcio di Malesani. Se poi unisci calcio e giungla… addio mondo. O addio mondiale?
Il codice etico dovrebbe tornare a colpire a breve, perché uno dei papabili per il prossimo campioanto del mondo, uno che è stato convocato per l’ultima partita giocata dagli azzurri, ha commesso un’infrazione grave, gravissima: un gancio sinistro all’avversario. E poco conta se fosse sopra la cintura: Mattia Destro l’ha fatta grossa, grossissima. Si è poi aperta la querelle sulla legittimità o meno della condanna del giudice sportivo. Se n’è parlato anche su queste pagine: le motivazioni sono valide e dicono che Destro non avrebbe dovuto essere squalificato. La realtà, però, è che se fai una cazzata devi pagare. E se l’arbitro non ha ritenuto di sanzionarti, deve pensarci qualcun altro. No, non sto pensando a Tosel.
“Vostro Onore, la prego, mi convochi”.
Lunedì 14 e martedì 15 aprile Coverciano si animerà, e non poco: 40 giocatori italiani affolleranno l’unico (ahinoi) centro federale del nostro calcio per dei test fisici in vista del Brasile. Da questi 40 dovrebbero essere selezionati tutti (o quasi) i 23 che difenderanno il tricolore in Brasile. E tra questi 40 non dovrebbe esserci Mattia Destro – e, se non sarà tra questi 40, difficilmente lo ritroveremo su un aereo in maglia azzurra. In realtà i motivi sarebbero molti, molti di più; ed andrebbero oltre, molto oltre il cazzotto. Ma, alla fine, basterebbe il libro non scritto del prandellismo, il Codice Etico edizione 2014 aggiornata, riveduta e corretta. Basterebbe questo, per capire se è un libro di norme di comportamento o un libro di barzellette. Se, anche nel calcio, la legge è uguale per tutti, ma per qualcuno è più uguale.
Antonio Cristiano
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