Nel calcio italiano esistono pochissime costanti, le polemiche per qualsiasi cosa sono certamente una di queste costanti. Negli ultimi anni poi accanto alle ormai note polemiche arbitrali e societarie si sono aggiunte anche quelle legate alla gestione della situazione sanitaria emergenziale che vede coinvolto tutto il pianeta. Dagli stadi chiusi alle percentuali ribassati di posti disponibili passando attraverso l'utilizzo delle mascherine e, soprattutto, dalla gestione dei calciatori positivi o che comunque hanno il dovere di sottoporsi a quarantena dopo essere stati a contatto stretto con un positivo. 

La burocrazia italiana ha poi aggiunto il carico da novanta non facendo chiarezza fin dal principio su chi dovesse avere l'ultima parola in merito a questa situazione, aprendo di fatto una serie di scenari in aperto contrasto con loro con società che venivano bloccate con uno o due giocatori positivi, mentre altre erano "costrette" a presentarsi allo stadio già in inferiorità numerica per non subire la sconfitta a tavolino. Alcuni hanno cavalcato quest'onda di incomprensibilità, alcuni ne sono stati semplicemente travolti, mentre altri si sono seduti in disparte ad accettare tutto quello che accadeva, senza mai alzare la voce o dare la propria opinione in un senso o nell'altro.

Di quest'ultima fazione fa certamente parte tutta la Juventus, a partire dalla dirigenza intera. Nello scorso campionato i bianconeri sono stati sparring partner nella decisione dell'ASL di Napoli nel bloccare la squadra azzurra prima della trasferta di Torino, senza poi presentarsi come parte coinvolta nel ricorso vinto dagli azzurri per ripetere la partita. Quest'anno, per una pura fatalità del destino, prima del viaggio della stessa squadra partenopea scoppia un mini-focolaio tra i giocatori di Spalletti e che coinvolge lo stesso allenatore azzurro, la decisione dell'ASL di competenza è però differente rispetto a quanto accaduto poco più di dodici mesi prima ed al Napoli viene dato il permesso di partire. Durante lo spostamento degli azzurri viene però ratificata la messa in quarantena di tre componenti del cosiddetto "gruppo squadra", nello specifico i tre giocatori Rrahmani, Lobotka e Zielinski. Il primo colpo di scena arriva al momento dell'annuncio delle formazioni ufficiali: i tre "quarantenati" sono regolarmente in campo dal primo minuto con il club azzurro che si appella alla nuova norma secondo cui chi ha fatto la terza dose di vaccino o la seconda da meno di 120 giorni non devono fare quarantena, mentre l'ASL di Torino solamente poche ore prima si era espressa in senso diametralmente opposto. La partita si gioca dunque regolarmente e si chiude con il punteggio di parità. Ieri sera arriva il secondo colpo di scena, uno dei tre giocatori che avrebbe dovuto sottoporsi a quarantena è risultato positivo, nello specifico il centrocampista polacco Piotr Zielinski. Considerando che il periodo di incubazione della malattia è stimabile in qualche giorno tutto lascia presupporre che al momento della sua prestazione in quel dell'Allianz Stadium il numero 20 azzurro avesse già contratto il virus.

In tutto questo, ancora una volta, la dirigenza bianconera non ha dato alcun cenno di vita, limitandosi ad osservare silenziosamente i fatti che le scorrevano attorno. Questa situazione è potenzialmente molto più grave delle "sole" vicende arbitrali e societarie, ma corre il rischio di mettere a repentaglio anche la salute dei giocatori stessi. L'assoluto silenzio della società bianconera è assordante e questa volta non può essere certamente interpretato come un segno di forza, anzi, quanto di una mancata voglia di confrontarsi con gli organi che dovrebbero garantire la regolarità e l'integrità dei campionati e dei giocatori che vi prendono parte. Non farsi sentire è un errore, una grave mancanza di rispetto per i giocatori ed i tifosi che vorrebbero vedere la propria squadra gareggiare "ad armi pari" con tutte le altre.