Da un po’ di tempo una parte della stampa vela un intimo disappunto rispetto al campionato che sta facendo il Napoli. L’Italia e la Serie A non erano più abituate. Del resto lo sono state in poche occasioni. Intere generazioni sono cresciute con la convinzione che il meglio può trovarsi solo da certe parti. Una bussola invisibile e indottrinata punta al nord non per ragioni magnetiche, ma per direzione generale.

Da qualche settimana da più direzioni è stato detto, velatamente o direttamente, che la squadra di Spalletti starebbe approfittando di una condizione particolare del calcio italiano, dovuta a lunghi appannamenti delle milanesi, alle vicende giudiziarie della Juventus, all’anomalia della lunga sosta invernale (come se non fosse valsa per tutti, la stessa da cui molti si aspettavano che a restare danneggiato sarebbe stato proprio il Napoli) e a un ridimensionamento del livello del calcio nazionale.

La provenienza e le ragioni di queste polemiche lascino il tempo che trovano, ma alcune considerazioni più argomentate è giusto che non sfuggano alla possibilità di ribadire qualcosa che da lassù parla molto chiaro. Come potrebbe essere per una classifica in cui la prima in 21 partite ha fatto registrare una media punti da record. E per un punteggio da parte della seconda, l’Inter, in media con la possibilità di oltrepassare gli 80 punti. Media in linea tra il secondo e il primo posto. 

Tuttavia è un altro il dato che non deve sfuggire. Il Napoli in queste 21 gare ha giocato, considerando le squadre che rientrano nella lotta scudetto e per la qualificazione in Champions, 7 scontri diretti, tanti quanto il Milan e l’Inter, vincendone 6. E il Napoli all'andata ha disputato 5 scontri diretti su 6 in trasferta. E, questo è l’aspetto che conta di più, i partenopei hanno affrontato i loro avversari nelle rispettive migliori condizioni, di classifica e di forma.

La vittoria a Roma con la Lazio è arrivata contro un avversario che in quelle giornate aveva registrato lo stesso andamento del Napoli, a San Siro col Milan il successo è stato conquistato dal Napoli contro i rossoneri allora diretti contendenti per il titolo e in ottimo stato di forma (lo testimonia la gara di livello che la squadra di Pioli ha giocato in quella occasione), così come la vittoria a Bergamo con l'Atalanta ha visto il Napoli battere l’allora seconda in classifica.

La partita con la Juve, poi, è quella più emblematica. Allegri è arrivato a Napoli dopo una lunga striscia di vittorie e con la migliore difesa del campionato, con l’opportunità di accorciare proprio nei confronti del Napoli. E senza la penalizzazione arrivata dopo. Aspetto altrettanto significativo. Il risultato, anche in quel frangente, ha parlato chiaro.

Due settimane dopo il Napoli ha battuto la migliore Roma vista quest’anno. I giallorossi (che fino a quel turno erano stati la squadra che aveva fatto più punti dalla ripresa dopo la sosta) sono arrivati al Maradona con la possibilità di raggiungere addirittura il secondo posto e di candidarsi come ipotetica diretta concorrente. E anche in questa partita il Napoli è uscito vincitore, nonostante anche l'ottima prestazione dei giallorossi.

Aver dominato un girone di Champions con Liverpool e Ajax, mostrando qualità e capacità altrettanto efficaci e costanti in Europa tanto quanto in campionato non potrebbe essere un ulteriore elemento di conferma anziché di sorpresa? Nessuno può sapere come finirà la stagione (c’è ancora molto da scrivere), ma, stando a quanto visto fino a questo momento, rispetto a questi e a molti altri elementi, non sarebbe il caso di chiedersi che forse c’è qualcuno che invece di essere considerato “caduto” per caso a cogliere una stagione di fortuna, magari, sarà semplicemente molto più bravo degli altri? Una volta tanto, a dispetto della solita bussola?

Chissà che uno dei mali del calcio italiano non sia pure questo. L’inammissibilità di altri scenari. Quelli che, quando variano con maggiore frequenza, fanno diventare più forte e credibile uno sport.