Estadio da Luz di Lisbona, uno tra gli impianti più avveniristici d’Europa, gara decisiva per la qualificazione agli ottavi di Champions League, il Napoli, una partita che per i partenopei vale un'occasione capitata pochissime volte in novant'anni di storia del club, e il Benfica, settanta e passa titoli nazionali (tra campionati e coppe), due Coppe dei Campioni e dieci finali delle massime competizioni europee. Eusebio, Bèla Guttmann, “A Mìstica” e una tra le tradizioni più prestigiose del calcio mondiale. Chi avrebbe mai immaginato che il Napoli, al di là della partita in sé, avrebbe conquistato la stima e la considerazione dei tifosi lusitani a tal punto da indurli a manifestare il desiderio, attraverso qualche piccolo striscione e alcuni cartelli qua e là nello stadio, di ricevere la maglia di alcuni dei calciatori azzurri come Reina, Insigne e Hamsik. Quasi all’insaputa, a mo’ di monito prestigioso e imprevisto, l’undici partenopeo pare ingrandire la sua figura al cospetto della severità del calcio europeo, che, non bisogna trascurarlo, passa anche attraverso questi segnali di approvazione, di consenso e di rispetto.

Ancora più bello, per ragioni diverse, il momento che ha visto la sciarpa del Torino tesa da un tifoso portoghese durante il minuto di raccoglimento in memoria della Chapecoense. A Lisbona la parola Torino fa ancora un certo effetto, in ricordo di quell’ultima partita dei granata più forti di sempre giocata a Lisbona nel 3 maggio del 1949 all’Estádio Nacional do Jamor, e dalla quale, poi, quella squadra meravigliosa non sarebbe più tornata. Una partita nata per amicizia, grazie a un accordo voluto da Francisco Ferreira e Valentino Mazzola, dopo un Italia-Portogallo vinta dagli italiani per 4-1. L’amichevole del 3 maggio fu organizzata proprio in omaggio alla carriera del calciatore del Benfica, allora tra i più amati dai suoi connazionali. Pare, secondo alcune testimonianze, che Ferreira non si sia più ripreso da quel giorno che avrebbe segnato, senza volerlo, il triste destino della più bella squadra italiana di sempre. Il Portogallo stesso, molto legato alla propria tradizione calcistica, non si sottrasse a una sentita quanto commovente partecipazione alle iniziative di commemorazione dedicate al Toro di Ossola e di Mazzola. Saputo della tragedia, migliaia di persone si riunirono davanti all’ambasciata italiana in segno di cordoglio e di solidarietà. Poco dopo, una squadra di Torrão, in Alentejo, una regione portoghese, cambiò il proprio nome da Torpedo Torranense a Torino Torranense.
Un film documentario di Andrea Ragusa e Nuno Figueiredo, dal titolo Benfica-Torino 4-3, prodotto dalla Figura Film, racconta molti degli aneddoti e dei retroscena di quella partita. Coincidenza vuole che il vecchio Esadio Nacional do Jamor si trovi a Praça (piazza) da Maratona e che la curva storica del Torino, per ragioni diverse, porti lo stesso nome.
Il 27 luglio del 2016, a Lisbona, in occasione della Eusebio Cup, è stata giocata un’amichevole tra i padroni di casa e il Torino. I granata sono tornati nella città portoghese dopo tanti anni, dopo quel 3 maggio del 1949. Il Benfica e i suoi tifosi hanno tributato il ricordo del Grande Torino con l’affetto e il rispetto che oltre mezzo secolo non ha minimamente scalfito.
"Quando cammini nella tempesta
tieni alta la testa
e non avere paura del buio,
alla fine della tempesta
c'è un cielo dorato
e il dolce canto di un'allodola.
Avanza nel vento,
avanza nella pioggia,
nonostante i tuoi sogni siano infranti
avanza, avanza
con la speranza nel cuore
e non camminerai mai da solo,
non camminerai mai da solo."
You’ll never walk alone