Partiamo dalla cronaca dei fatti. Ieri mattina Alvaro Gonzalez ha sostenuto le visite mediche d'idoneità alla clinica Paideia dopo che la Lazio ha scelto di reintegrarlo in rosa. La decisione è stata presa per sopperire all'assenza di Lucas Biglia, che non tornerà in campo prima di inizio dicembre.
Ora, è chiaro che El Tata non parte da titolare nelle gerarchie di Simone Inzaghi, né tanto meno possiede le caratteristiche per sostituire l'insostituibile argentino. Ma questa mossa - peraltro del tutto inaspettata - ha aperto un acceso dibattito e spaccato l'opinione pubblica biancoceleste. Abbiamo quindi provato a esporre i due filoni di pensiero, i classici pro e contro, argomentandoli e lasciando a voi lettori piena scelta verso quale schieramento indirizzarvi.
PRO - GLI ASPETTI POSITIVI DEL REINTEGRO DI GONZALEZ
1) Duttilità - L'uruguaiano è un tuttofare del centrocampo. Che sia una mediana a tre, a quattro o a cinque, si è sempre adattato alle esigenze-emergenze della squadra. Nasce come centrale puro, ma spesso è stato impiegato da mezzala/interno destro, avendo un'innata capacità di inserimento a fari spenti che gli ha permesso anche di togliersi qualche soddisfazione in fase realizzativa. Una malleabilità tattica che, soprattutto al servizio di Edy Reja e Vladimir Petkovic, lo ha reso un perno quasi imprescindibile. Non è un caso che, proprio in quei tre anni (2011-2014), abbia messo a referto complessivamente 119 presenze;
2) Esperienza - Stiamo parlando di un classe 1984 con un buon bottino di apparizioni "di lusso" tra Copa Libertadores (17) ed Europa League (22), che diventa ottimo se consideriamo la Nazionale uruguaiana (65 presenze e la conquista da protagonista della Copa America 2011). Un elemento del genere, al fianco di gente del calibro di Cataldi e Milinkovic, può servire come il pane dentro e fuori dal campo;
3) Feeling con i tifosi - Il 26 maggio 2013, ormai lo sanno anche le pietre, è stato il giorno di quella che a Roma chiamano "coppa 'n faccia". Alle spalle della finale, però, c'è un percorso lungo, tortuoso e pericolante. Tant'è che c'è un'altra data che i laziali portano nel cuore: il 29 gennaio 2013. I biancocelesti ospitano all'Olimpico la Juventus nella semifinale di ritorno di Coppa Italia, dopo l'1-1 di Torino all'andata. La gara non è per deboli di cuore visto che finisce 2-1 grazie a un gol di Floccari al 93'. Ma a sbloccarla era stato proprio Gonzalez, grazie a un colpo di testa in tuffo su cross di Ledesma. Una gioia che ha sublimato un rapporto speciale, costruito negli anni a colpi di proverbiali (e fattuali) "maglie sudate".
CONTRO - GLI ASPETTI NEGATIVI DEL REINTEGRO DI GONZALEZ
1) Mediana già collaudata - Per rimediare temporaneamente al forfait di Biglia, Inzaghi si è prima affidato al 3-5-2 con risultati contrastanti, successivamente al 3-4-1-2 per poi tornare (a Udine) al 4-3-3 puro, trovando in quest'ultima soluzione la base su cui impostare e preparare le partite. Gli intoccabili, a conti fatti, sono e saranno Parolo, Milinkovic e Lulic, con Cataldi, Basta, Lukaku, Patric e Radu nel calderone di un divenire tattico che, a dir la verità, sembra essersi placato. Davanti a Gonzalez, dunque, una folta schiera di giocatori già impiegati a più riprese e abituati a giocare insieme. Se davvero si vuole puntare sull'apporto dell'uruguaiano, Inzaghi dovrà essere bravo a non alterare quegli equilibri che tempo e lavoro costante sono riusciti a fargli trovare;
2) Utilizzo con il contagocce - Nelle ultime due stagioni, tra Lazio, Torino e messicani dell'Atlas, Gonzalez ha collezionato appena 28 presenze, peraltro più per scelta tecnica che per infortuni di natura muscolare. E' un dato che deve far pensare, visto che al momento non avrà i 90 minuti nelle gambe mentre, come sappiamo, alla Lazio servono subito e quante più possibili risorse in grado di tenere alto il livello tecnico e agonistico del centrocampo, anche in caso di ulteriori future defezioni;
3) Mancanza di stimoli - Il contratto del Tata scadrà a giugno del 2017, il ragazzo sa benissimo che è stato richiamato in causa solo per via un'emergenza e che a fine stagione si libererà a costo zero senza che la società muova un dito in direzione prolungamento. Stando così le cose, il rischio è che possa considerare se stesso come un elemento avulso, quasi un "peso" per il gruppo, con naturali quanto prevedibili conseguenze sul piano degli stimoli e (quindi) del rendimento.