Il termine Bomber sta seriamente prendendo il sopravvento nell'ambito calcistico. Una denominazione difficile da affibbiare ma ancor più difficile da rispettare. L'essere Bomber, promulgato anche dalla celebra pagina Fb Chamarsi Bomber senza apparenti meriti sportivi, racchiude in sè certi comportamenti in campo e fuori superando la vecchia concezione di Cannoniere. Un cambiamento che ha segnato l'inzio di un nuovo tipo di giocatore.
Lo stile da Bomber è un modo di vivere preciso, ad ogni livello calcistico, dalla Serie A alla Terza Categoria fino ai campionati amatoriali, dove essere Bomber conta di più.
Con questo articolo vogliamo presentarvi "una domenica da Bomber di periferia".
La domenica mattina è senza dubbio il momento più difficile della giornata. Quando suona la sveglia, solitamente intorno alle 11.30, il Bomber inizia a raccogliere i pezzi di un sabato sera impegnativo.
Si leva la camicia stropicciata e guadagna il bagno dove, dopo una doccia veloce, inizia a prepararsi con cura.
Nonostante l'età compresa tra i 35 e i 40 anni ed una stempiatura evidente, il codino non manca mai. Impresentabile agli occhi di chiunque, spietato quando sale in pista.
Due colpi di forbice alla barba e correttore per coprire le occhiaie di un sabato sera importante. Il fondotinta oggi si evita, l'abbronzatura è ancora decisa e la lampada di metà settimana ha rinforzato il giusto tono di colore.
L'ora è già tarda e il ritrovo delle 13.30 al campo è a un passo.
La difficoltà di ingerire qualcosa si ripresenta puntualmente tutte le domeniche. Il disagio provocato dalla boccia di Grey Goose consumata la sera prima è ancora forte e l'odore di un primo caldo non può certamente essere d'aiuto.
Due pacchetti di crackers aiutano a recuperare lucidità di stomaco in tempo per bere la Red Bull, immancabile nel menù del pranzo domenicale.
Non c'è più tempo: tuta di rappresentanza e borsa segnate dal suo 9, ipod, cuffie, occhiali da sole e chiavi della macchina.
In fretta e furia al campo.
L'arrivo al campo è da star.
Dopo aver parcheggiato la macchina nel solito posto, lontano dalla recinzione di gioco e dalla porta (non si sa mai che qualche pallone sfortunato possa colpirla) apre la portiera, si accende una paglia e si dirige verso lo spogliatoio.
Dietro le lenti degli occhiali saluta i compagni e si prodiga nel raccontare/montare le vicende della sera prima, tra cubiste affaccendate e sbocciate varie.
E' questa la sostanza del Bomber.
Sedutosi al solito posto riceve la maglia numero 9 ed inizia a cambiarsi.
Appende la tuta di rappresentanza sopra di sè, dove ad inizio stagione aveva affisso una targa con il proprio nome e numero per evidenziarne il possesso, e comincia il rito del vestirsi.
La partita di oggi è importante. Nonostante si siano disputate solamente 8 partite di Campionato e la posizione di classifica non sia di certo raggiante, il derby è sempre un derby, anche se giochi in Seconda Categoria.
L'occasione è particolare così come la maglietta celebrativa indossata sotto la divisa. Scritta di proprio pugno con pennarello nero antiestetico si legge "Vi ho purgato ancora", chiaramente sfalsato per la poca gestione dello spazio.
I parastinchi, sui quali compaiono i nomi dei figli che non ha, coprono solo una parte della gamba: il 9 tatuato a metà polpaccio deve rimanere ben in vista.
Due giri di scotch, maglia e pronto per cominciare.
Il riscaldamento è solitamente un supplizio al quale si sottrae in fretta guadagnando l'angolino del campo e fingendo due o tre esercizi di stretching.
Appello e pronti a cominciare.
L'ingresso in campo è da non sottovalutare. Segno della croce, petto in fuori, addominale tirato a coprire quei chili in più e portamento importante fino a metà campo dove, dopo essersi schierato in riga saluta i 35 spettatori non paganti con l'orgoglio di chi sà di essere un Bomber.
L'inizio della partita è come sempre difficoltoso ed i suoi movimenti si palesa in un moto circolare con raggio non superiore ai 5-6 metri fuori dall'area di rigore.
A metà secondo tempo il risultato è già segnato con la sua squadra in svantaggio di tre reti e statistiche personali drammatiche: quattro sputi, tre stop invisibili, due colpi di testa e altrettante aggiustate di codino. Sbagliare non è contemplato e così, ad ogni passaggio sbagliato, tiro sbilenco o rincorsa fallita, lui finge un problema fisico con tanto di ingresso del massaggiatore (che non è un massaggiatore) e successivo cenno verso la panchina che sta a significare "tranquilli, ce la posso fare".
Ma un Bomber è un Bomber e quando arriva la palla giusta non tradisce.
Piattone morbido e palla in rete.
Sono questi i momenti che differenziano un giocatore normale da un Bomber.
Esultare è una parte del ciclo di vita di un Bomber che non si può tralasciare.
Via la maglia con esibizione della scritta celebrativa ed esultanza sobria che contempla una corsa affannata verso la bandierina e il suo utilizzo come arma da fuoco, quasi a ricordare quel Batistuta che ammirava nei suoi primi anni nel calcio che conta.
Il suo l'ha fatto. Come sempre.
La sconfitta pesa ma l'aria cupa dei compagni non lo scombina, la sua domenica non è finita.
Doccia veloce nello spogliatoio affollato e fuga al bar del centro.
Per un Bomber ci sono momenti che non possono essere tralasciati.
L'arrivo al bar in pompa magna è un momento da film.
Solito occhiale da sole nonostante il buio, tuta sistemata con cura e borsone a braccio.
Carezza al contrariato Gino, figlio del gestore, con cui insiste per firmagli un autografo, l'ennesimo da quando gioca in Paese.
Scelta del solito tavolino centrale in compagnia di amici.
Il gol è il colore della sua domenica e quando segna è lui la star: magnum di prosecco che sboccia con classe ed offre ai "suoi tifosi".
Il Bomber, come suo solito, racconta le geste pomeridiane svariando poi sul sabato sera e sulle presunte "timbrate" che si rivelano poi inesistenti.
Immancabile lo spazio per il racconto, a voce alta per farsi ben sentire, di quel gol di 7 stagioni fa e che porta ancora nel cuore, ma soprattutto tutte le domeniche al bar.
Se qualcuno prova a ribattere o a sminuire il Bomber, parte la solita frase: "Sono più uomo io che tutti voi messi insieme" così da rimettere le cose al loro posto.
Lasciato il bar e salutati tutti, compresi quelli che non conosce, torna a casa.
Una ventina di tweet ai suoi 14 follower (9 aziende pubblicitarie. 3 fake e un suo secondo account finto), ricerca Google del proprio nome per vedere se qualcuno parla del suo gol e preparazione della cornice da appendere in sala che accoglierà l'articolo del lunedì.
Soliti vani messaggi alle "sue" donne con scritto "Oggi ho bollato, mi fai fare doppietta?" e poi divano.
La domenica sera è comunque dura da affrontare ed è dedicata solitamente al posticipo di Serie A dove, da vero intenditore, si rammarica per non aver ancora il salto di qualità.
Ma un Bomber sa aspettare, arriverà anche il suo momento.
Essere un Bomber non è facile, soprattutto in periferia.
Pietro Turchi
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