PARENTAL CONTROL: l’articolo che state per leggere è (anche) l’editoriale di Canale Milan, e sì, è un blog, e come tale sì, esprime l’opinione (benché trattasi di illustrissima opinione, ci mancherebbe) del redattore. Per cui la lettura può risultare (pericolo!) faziosa. E sì, il redattore giura di essere nella più assoluta MALAfede, e sì, essendo egli Direttore editoriale di Canale Milan, i lettori più sensibili sono autorizzati ad azzardare l’avventata ipotesi che sì, egli possa leggermente propendere per l’ottica dei colori rossoneri.

 

Destinare le ore successive a Juventus-Milan a leggere i commenti dei lettori può risultare illuminante quanto disorientante, disorientante quanto scoprire Muntari fare contemporaneamente il trequartista, l’interditore, il regista e l’incursore, e scoprire che lo fa quasi bene, che è costretto a farlo bene, il che è terribile. Ma è disorientante perché dai commenti di chi ci segue traspare tanta rabbia e amarezza, che sembrano quasi figlie di tanta speranza disillusa. Ora, non crediamo in questo caso di poter condividere: la sorpresa dov’è? Forse, per le forze in campo, gli uomini in ballo, nonostante la generosità di quelli rossoneri, la sorpresa è stata, in un modo o nell’altro, giocarsela fino all’ultimo secondo, contro una Juventus sesquipedalmente superiore, già dalla distinta consegnata all’arbitro.

E’ terribile anche dire questo, ma cosa c’era da aspettarsi? Rileggiamo un attimo a mente fredda le formazioni, scopriamo chi entrava (Pogba, Giovinco) per loro, e chi entrava per noi. Ricordiamo che, fondamentalmente, loro hanno persino lo spazio tra i due pali occupato, come Buffon ha dimostrato su Robinho. E accorgiamoci che val bene la pena di ripetere una sacrosanta verità (eh, ma che vuoi fare senza Balotelli, Pazzini, El Shaarawy, Kakà…prova a toglier loro Tevez, Vucinic, Giovinco, Quagliarella, Matri…ah, no, Matri gliel’hai tolto, purtroppo. Purtroppo per te), ma anche le sacrosante verità stancano. E stanca dirsi sempre le stesse cose, specie se le stesse cose sembrano avere precisi perché.
Sì. Tu sei senza Balotelli, Pazzini, El Shaarawy e Kakà, e loro non sono senza. E un motivo ci sarà. Ed è giusto interrogarsene seriamente, molto più seriamente di come facciamo noi, che possiamo solo scriverci su. Bisogna interrogarsi sul perché in un’area (oddio…un’area prospiciente l’area in un raggio di una quarantina di metri, amenamente a spasso) c’era chi è stato pagato una cifra simile, addirittura superiore al netto di bonus, rispetto dirimpettaio che saettava nell’altra area, assieme alla sua caviglia martoriata domenica e ricoverata nello stesso reparto di terapia intensiva che accoglierà la spalla di Chiellini colpita dal pugno del comunque ingiustificabile Mexes, Che verrà giustamente punito dalla giustizia sportiva. Facendo una pratica tessera-punti, Galliani in men che non si dica potrà ritirare da Tosel un pratico set di pentole. E magari provare a schierarlo trequartista. Prima che il manico si stacchi, e che l’acciaio inox avverta un fastidioso risentimento.

E poi c’è quelli per cui ti dispiace. De Jong, lo stesso Muntari, non meritano che li si associ, come purtroppo capiterà, a uno dei periodi più tristi della storia rossonera, certamente il più triste dell’epopea berlusconiana, se non per la classifica in sé (ok, terzi? Quarti? Decimi? Ok, fa lo stesso o quasi, se è vero che dei trenta milioni non un euro è stato speso per il mercato), quantomeno per credibilità, autorevolezza, senso del controllo, identità. Ci sono, però, anche quelli per cui, anche se ti fa male, anche se forse non meritano la rabbia che stiamo leggendo in queste ore sui nostri social,  ti dispiace meno. Ed è un numero in rialzo, ed è una sensazione che per un tifoso sentimentale fino al morboso come quello rossonero non mette esattamente a proprio agio. E forse è anche questo il segno dei tempi.  Se stiamo insieme ci sarà un perché, recita un popolare esempio di tradizionale musica leggera italiana, di cui Galliani è noto estimatore e attento utilizzatore. Se siamo sempre più lontani, beh, anche, dottor Galliani. Detto col cuore. Un cuore che non ne può più.

 

Ezio Azzollini