In un’intervista rilasciata a Gianni Minà durante lo svolgimento della Coppa del Mondo del 1978, disputata in Argentina, Ennio Morricone, in compagnia di Sergio Leone, giustifica la sua scelta di aver scritto l’inno ufficiale di quel mondiale con alcune dichiarazioni sulla musica e sul gioco del calcio.

“Ho composto un tema gradevole e nobile. “Basterebbe eseguirlo in maniera più lenta. Ho scelto di andare incontro a un gusto ampio. Credo che la gente abbia bisogno di certe evasioni. Non c’è niente di male se sono pulite.”

In quell’occasione, in tv, c’è anche Silvia Dionisio, attrice italiana degli anni ’70, che prestò il suo volto per la copertina dell’album inciso in quell’anno. Tre romani per un tempo solo, per un’epoca divisa tra l’essenziale di idee nette e le istanze politiche e civili di un mondo spaccato tra i lutti di regimi sanguinari e democrazie non sempre disposte a contrastarli con fermezza.

Non sono mai mancate le polemiche, anche in quel frangente. Qualcuno chiese a gran voce che intellettuali, artisti e calciatori si dissociassero da quel campionato del mondo organizzato dalla giunta di Videla e, di fatto, condotto fino alla fine con scopo strategico ben preciso di portare al trionfo la nazionale di casa. infatti, nell’intervista citata non mancano battute e sarcasmi da parte di Sergio Leone sugli aiuti arbitrali agli argentini e, un po’, anche all’Italia, sorprendentemente giunta fino alle semifinali (la nazionale di quegli anni non partì tra le favorite in quella Coppa del Mondo). Morricone non ha mai fatto mistero del suo tifo per la Roma, dichiarando che gli sarebbe piaciuto scrivere un inno anche per la sua squadra, ma solo a patto che riuscisse a migliorare il rendimento (uscita, ovviamente, con spirito ironico). 

Il compositore romano anche in un altro momento si troverà al centro di qualche polemica. Sarà in occasione di una rassegna musicale alla quale parteciperà nel 2011 insieme ad altri musicisti italiani. Un’importante evento organizzato in Uzbekistan, alla corte del leader politico di quegli anni, Karimov. L’Uzbekistan da diverse organizzazioni internazionali è considerato un paese dove si verificano gravi violazioni dei diritti umani. E pure questa volta, per Morricone e per altri, non mancherà qualche mugugno. Addirittura il Guardian non userà parole gentili per Sting, anch’egli invitato a partecipare a quella manifestazione. “Sting sul libro paga del regime tirannico dell’Uzbekistan” titolerà il giornale britannico.

Tornando all’inno per il mondiale argentino, a distanza di tempo quella composizione assume un significato consacrante più per ragioni d’immagine, di autorevolezza, che di qualità musicale. Del resto, Morricone non aveva e non avrebbe avuto necessità di quell’opportunità per dimostrare il suo livello di creatività. Quella partecipazione rappresenta l’emblema di un artista riconosciuto e voluto oltre ogni merito politico e sperato per le stesse ragioni per cui quel mondiale avrebbe dovuto riscuotere grande successo senza inghippi. Quella fu tra le Coppe del Mondo più oscure e discusse della storia del calcio. Dietro quel campionato si nascosero una dittatura e un mondo compiacente. La sofferenza silenziosa di migliaia di desaparecidos soccombette a favore dei clamori e della felicità di un’Argentina campione del mondo solo sul terreno di gioco. E nemmeno lì con pieno merito.

El Mundial, così fu intitolato il brano dell’inno ufficiale del mondiale argentino del ’78, non incontrò i favori della critica. Secondo una parte degli osservatori, quella musica fu composta da Morricone senza troppo entusiasmo. “Argentina, ecco i mondiali” è l’unica presenza testuale di una canzone che pare rievocare i sottofondi western composti da strumenti a fiato e sintetizzatori. Nulla di elaborato, ma semplicemente mirato a una melodia facile da comprendere e da ricordare. Con un romantico e paradossale senno di poi, la collaborazione a quel mondiale da parte di Morricone oggi assume un aspetto. La presenza così autorevole di un musicista addirittura voluto da un dittatore nazionalista come Videla. In quell’occasione, il mondo fu costretto ad assistere a uno spettacolo che nascondeva tutta la violenza che in molti film con le colonne sonore di Ennio Morricone era stata portata sul grande schermo solo per finzione.