Gonzalo Higuain dal Napoli alla Juventus per 90 milioni di euro. Una rarità assoluta, un'eccezione per palati fini in un decennio abbondante di downgrade pressoché totale per il calcio italiano. Con il mercato a fare da indicatore esemplare per dimostrare un concetto di immediata comprensione: i campioni ormai snobbano la Serie A. Non a caso il trasferimento del Pipita, seppur colossale dal punto di vista delle cifre (l'ottavo più 'corposo' di sempre a livello globale), si è concretizzato tra due compagini del Belpaese, dietro pagamento di una clausola rescissoria. Non un acquisto dall'estero, dunque, ma interno al nostro sistema.

Del resto, basta andare a vedere nomi e numeri dei cambi di casacca da record che hanno visto come protagonista il nostro campionato (specie negli ultimi anni), per comprendere a pieno il trend in questione. Pogba al Manchester United per 105 milioni di euro, Zidane al Real Madrid per 77.5, Ibrahimovic al Barcellona per 69.5, Kakà sempre alle Merengues per 65, Cavani al Psg per 64.5. Il leitmotiv? Tutte operazioni in uscita, nessuna in entrata. Se escludiamo Buffon e Crespo (entrambi dal Parma, uno alla Juventus e l'altro alla Lazio), per trovare un colpo sensazionale in 'direzione opposta', ovvero da un altro Paese verso il nostro, bisogna tornare addirittura all'estate del 2001: Gaizka Mendieta vola alla Lazio per 90 miliardi di lire. Cifra paurosa già all'epoca e che anche oggi - col senno di poi - mette i brividi. Fatto sta che, tralasciando il giudizio tecnico sul giocatore e sulla sua esperienza capitolina, ad oggi è ancora al primo posto tra i trasferimenti più onerosi di sempre accolti dalla Serie A. E sono passati ben diciassette anni.

Qualcosa, però, pare che stia cambiando. Se il ritorno di Javier Pastore poteva apparire quasi come la classica 'minestrina riscaldata', i profili che circolano negli ultimi giorni hanno completamente fatto saltare il banco degli scettici. Cristiano Ronaldo e Angel Di Maria, quanto basta (e avanza) per far salire alle stelle l'adrenalina non soltanto dei tifosi direttamente coinvolti, ma un po' di tutta Italia. Perché parliamoci chiaramente: a chi non farebbe piacere poter gustare dal vivo le magie di CR7 e le sgroppate del Fideo? Chi non godrebbe del prestigio di avere nel proprio campionato (e al Fantacalcio) un cinque volte Pallone d'Oro e uno degli esterni offensivi più temibili degli ultimi 10 anni?

Sarà la matta voglia della Juventus di tornare a vincere la Champions, o la dimensione stabilmente europea di Napoli e Roma, o ancora l'imminente rientro dell'Inter tra i top club continentali. In ogni caso, la Serie A sta finalmente recuperando quell'appeal che le mancava da tanto, troppo tempo. Un appeal che cresce smisuratamente anche con il semplice accostamento di certi giocatori a squadre italiane. Un appeal che ci fa sognare. E che ci fa tornare con la mente all'inizio del Terzo Millennio. Quando dominavamo la scena in lungo e in largo. Quando avevamo tre squadre su quattro alle semifinali di Champions e l'ultimo atto era Juventus-Milan. Quando il mondo ci guardava con invidia e ammirazione. 

Proiettiamoci adesso verso quel traguardo, ancora una volta. O, almeno, speriamo di farlo.