Di vera crisi tecnico-strutturale, in serie A, ad oggi, si può parlare per sole due squadre: Genoa e Sampdoria. 19 punti in due sui 66 disponibili nelle prime 11 giornate di campionato, una classifica avara di soddisfazioni e orbitante verso la zona rossa, ma soprattutto una situazione infortuni tale da disinnescare ogni possibile ottimismo a breve termine.
Non ride nessuno, all'ombra della lanterna. Dove gli errori si sono cumulati sin dai più recenti strascichi della scorsa stagione, che sembrava poter aprire nuove e prestigiose porte ad entrambe. Al Genoa, dopo un rocambolesco saliscendi di passione che aveva toccato il suo punto più basso nella pantomima dello spoglio delle magliette, Gigi De Canio sembrava aver garantito non solo la salvezza last minute, ma anche potenzialmente un 2012-2013 magari non prestigioso, ma quantomeno quadrato: nulla di tutto ciò. La sua esperienza in rossoblù s'è fermata il 22 ottobre, sollevato dall'incarico dal solito Preziosi, che tempo pochi giorni ne ha anche approfittato per dare una ritoccatina all'organigramma dirigenziale.
Non che durante l'estate non ne avesse avuto l'occasione, per carità: perché il matrimonio con Pietro Lo Monaco - come neanche nella peggiore delle previsioni - era durato meno del papato di Luciani. E se la campagna acquisti rossoblù può definirsi non certo soddisfacente, ma neanche disgraziata, è vero anche che il problema primario nella casa dei giochi Preziosi continua ad essere per l'appunto il continuo andirivieni di campioni affermati ed affermabili, di bidoni e di stelline, di buoni giocatori e di tenici, che alla lunga non può non depauperare il patrimonio tecnico d'una squadra che da anni non si smentisce, e chiude ogni benedetta sessione di mercato cambiando almeno 2/3 dei propri 11 effettivi. Gli infortuni, va detto, hanno fatto e stanno facendo la loro anche nella - sinora poco giudicabile, in verità - gestione Delneri, arrivato speranzoso di poter riproporre il suo amato 4-4-2 sulla base di avanti duttili e tecnicamente validi come Vargas, Jankovic e Borriello. Nulla da fare, perché se Bosko aveva appena avuto l'occasione di rientrare, l'altro Gigi deve piangere oggi l'ennesimo dei suoi che va out, Jorquera.
La soluzione all'enigma non c'è, ma solo a medio termine: quando la rosa sarà al completo, ed il Genoa del mister di Aquileia, quantomeno sulla carta, potrebbe esser dalla cintola in su assolutamente competitivo: capitan Rossi e Kucka a far da diga, Vargas a sinistra, Jankovic a destra e davanti Borriello, assistito da (ll'ancora acerbo, in verità) Immobile o da uno tra Merkel e Bertolacci. Non male davvero.
Sulla carta anche la Samp di Ferrara (tecnico di ripiego, preso solo dopo aver ingenuamente esonerato Iachini, ed aver cercato goffamente di convincere Benitez) sembrava poter sperare bene. E gli inizi di fine estate, d'altra parte, lasciavano intuire anche di meglio: esordio col botto (0-1 esterno a San Siro) ed un mese di soli risultati utili. Poi, il crack. Si fanno male, nell'ordine, Poli, Obiang e Maresca, e l'asse portante si frantuma; Maxi Lopez smette di far gol, la panchina non propone nessuno all'altezza dei titolari e l'incantesimo si spezza. Tempo poche settimane e l'idillio diventa terrore, sino all'estremo raggiungimento delle sei sconfitte di fila: ed è di ieri l'ennesimo boato di paura sulla tifoseria, e sull'ex tecnico dell'Under. Di Maxi, difatti, rivedremo le tracce solo nel 2013.
E' qui che insorgono, indolenti, tuti i fantasmi d'una campagna acquisti che, dopo sole 11 giornate, tornano a far capolino. Dell'argentino, difatti - con Pozzi anch'egli out per infortunio - non esiste controfigura, perché né Eder né Icardi sono efficacemente proponibili in quel ruolo. Ed anche dietro, una difesa che inizialmente sembrava granitica, ha rivelato tutte le sue lacune. Romero ha avuto modo di mostrare tutti i suoi limiti, Gastaldello e Rossini hanno necessità d'avere quatomeno un ricambio di valore, e sugli esterni, dove s'era ben agito portando a casa due pezzi pregiati del mercato come Poulsen e De Silvestri, ci si continua a cullare su Berardi e Costa.
Lacune tecniche ed errori di mercato, oltre che umani e di valutazione. A Genova si piange, e lo si continuerà a fare. Perché domenica Ferrara va a giocare in una Palermo affamata, e Delneri ospita un Napoli che lo è altrettanto. Comunque vada, entrambi resteranno ancorati e saldi sulle proprie potrone. Il weekend successivo, invece, per almeno uno di loro non ci sarà pietà né dovrà esserci esitazione alcuna. Il derby della lanterna, si sa, a Genova vale una stagione. E per un tecnico incapace non di vincerlo, ma quantomeno di giocarlo bene, varrà anche l'esonero.
A meno che, tra una Sparta ed un'Atene entrambe in lacrime ed affamate dalla carestia, non ci si decida a far proprio il motto che ha fatto suo l'altro Gigi: «Meglio due feriti di un morto».
E sempre che i due feriti non arrivino troppo malconci al momento della verità. Perché poi, a quel punto, i morti sarebbero inevitabilmente due.
Alfredo De Vuono