di Ezio Azzollini

 

Non è che il primo passo. Non è dato sapere quando questo 48% diventerà qualcosa in più, quel qualcosa in più che vorrà dire che il nuovo Milan sarà asiatico, ma maggioranza, se non proprietà. Ma ciò che è certo, lapalissiano, incontrovertibile, è che ciò avverrà.

 

Al di là dei comunicati ufficiali (con implicazioni legate ai mercati finanziari, e via discorrendo), presto o tardi il Milan sarà di Bee e soci, per la maggioranza o per la totalità. Cosa per la quale Taechaubol era tornato a Milano, e più precisamente ad Arcore, ieri sera. Per far suo il Milan. Laddove suo vuol dire suo. Avverrà, presto o tardi.

 

Perché nessuno investe 470 milioni per essere vassallo, comparsa, sparring partner di una società in cui resta all’ombra del più grande presidente di calcio mai esistito. Cui prodest? Perché investire mezzo miliardo di euro? Per filantropia? Per fare -in qualità di broker, ossia uno che investe, specula, e rivende- una donazione altrimenti inspiegabile, francamente risibile, in mondovisione?

Il Milan sarà di Bee, non appena smetterà di essere di B.: e, c’è da giurarci, questo avverrà non appena i rossoneri conquisteranno il primo trofeo utile perché Silvio Berlusconi, il presidente più vincente della storia, lasci appunto con l’immagine di ciò che è stato. Ossia vincente.

 

Prossimo scudetto, prossima coppa, e quel 48% diventerà 51% se non 100%: il Milan, dopo aver sfondato quale brand in Oriente sarà ufficialmente asiatico, Berlusconi lascerà da vincente, e tutti contenti. Sovrani, ex tali, e presunti vassalli, che in realtà la sanno lunga.