di Pietro Turchi
Il bello del calcio di categoria infima è lo studio antropologico dei personaggi che animano ogni domenica i campi di periferia. Poco a che fare con il gioco del pallone, tanto con l’utilità sociale del vostro team. Con lo spirito di chi ha cavalcato campi di periferia per anni e con la gioia di averne viste di tutti i colori, vi presento i 10 tipi di compagno che avete certamente nella vostra squadra:
1) IL FALEGNAME
“Ti piallo la carriera”
Umbro nera del ‘99 a tre tacchetti, improbabile scotch da pacchi per coprire il buco sull’alluce destro e sguardo da intagliatore di tibie. Tanto basta per riconoscere il falegname. Non ha mai bisogno di parlare tanto con gli avversari, lui il rispetto se lo guadagna sul campo. Il “Geppetto” della categoria non si fa troppe remore quando c’è bisogno di intervenire: “o gamba, o gamba”, stile di vita ideale per chi ha i piedi montati al contrario. Per lui la palla è solamente l’alibi ideale per collezionare malleoli. Sgraziato e segnato dagli di basso calcio, ti costringe a pregare prima di ogni allenamento per non averlo contro in partitella.
2) IL GOLDEN BOY
“Se fossi nato brutto, non avreste mai sentito parlare di Ciccio del Castel Viscardo”
Essere un Golden Boy non è facile. I risultati sul campo passano in secondo piano, quello che fa la differenza sono i numeri messi a referto fuori dal campo. Calamita per le teenager, nonostante “giochi” nella più brutta squadra del mondo, grazie al suo charme alla David Beckham riesce a fare il tutto esaurito.
Non termina un allenamento del venerdì sera da quando giocava nei Pulcini.
3) IL FIGHETTO
“Ah, quanta f. avrei se avessi il capello alla Sebastian Frey”
Il primo incontrovertibile indizio per riconoscere il fighetto è la scarpa fluo, accessorio immancabile per rientrare nella categoria. La cura del dettaglio fa il resto: parastinchi con il proprio nome e numero, risvoltino sulla tuta di rappresentanza, cuffie nelle orecchie pre-partita, chewingum, polsini di scotch per giocare e monopolio infinito del phon post allenamento per avere il capello sempre giusto.
Specchio e pasta modellante in borsa per la non-gioia del custode, che prontamente lo maledice.
Inutile dire quanto sia irritante. Solitamente prende più stecche dai propri compagni di squadra che la domenica in partita. Bersaglio preferito di ogni mediano dal tackle dolce.
4) L’ATLETA DI DIO
“Non l’ha fatto apposta”
Nell’ultimo periodo l’Atleta di Dio è riuscito ad arrivare pure nei campi più tristi d’Europa. Questo tipo di compagno di squadra è chiaramente la persona più buona del mondo, improntata su basi eticamente solide. E’ il classico personaggio che ti fa perdere la testa perché, anche al 90’ in vantaggio per 1-0 in 7 contro 11, è capace di ammettere di aver toccato la palla.
Pure di fronte ad un intervento killer, palesemente in ritardo e con l’unico obiettivo di mieterti le gambe, riesce a mantenere la calma.
Tutto questo sarebbe intollerabile, se non fosse che l’Atleta di Dio è sempre il più forte.
5) IL SENATORE
“Quando giocavo in C…”
Dopo anni nel calcio che conta è arrivato il momento di svernare dove non battono i riflettori. Il Senatore ha i suoi riti, guai a toglierglieli: solito posto nello spogliatoio, solito numero di maglia, solito posto macchina e così via. In campo porta fiero la fascia da capitano e urla continuamente per tutta la gara. Mentre la calvizia avanza, lui non perde occasione per ricordarti da dove arriva e cosa ha fatto in passato.
Lui, da giovane, saltava i fossi per la lunga.
6) LO SCARSO
“Se domenica gioco, segno”
Lui e il calcio sono come due rette parallele. Non ha colpe, è nato negato, ma, nonostante i tanti consigli di abbandonare il calcio giocato, continua imperterrito a cavalcare i campi di periferia. Il problema è che non riesce a darsi pace di questa condizione. L’autoconvincimento l’ha portato a pensare che, malgrado tutto, se non fa un minuto e se la domenica è semplice spettatore (pagante) la colpa non è sua, non del fatto che non stoppi un pallone dal ‘92. Ti scrive nelle ore più buie polemizzando sulle scelte del mister, alle volte con messaggi vocali strappacuore.
Quando in allenamento sbaglia, simula un infortunio.
7) IL RISSOSO
“Tranquillo, nessun problema...”
Con lui non si scherza. La sua non tranquillità non ti permette di sgarrare con lui. Una parola sbagliata, una risposta sgraziata e finisci dritto all’obitorio. In campo avverte una volta, la seconda è rinoplastica. Come hobby colleziona cartellini gialli ed ha più giornate di squalifica che alle spalle.
In definitiva, è il compagno che vorresti a fianco in ogni momento di difficoltà perché, qualunque cosa accada, non ti abbandonerà.
8) IL PR
“Tavolino?”
La partita che conta è quella del venerdì sera. Più giochi in categorie basse, più questa frase è vera e, ovviamente, il PR è influente. E’ lui a gestire le serate della squadra, con opere di convincimento chiare ed efficaci: “Stasera si beve forte”.
Animatore di ogni evento, è colpevole della fine di numerose tristi carriere.
9) IL PROFESSIONISTA
“O le cose si fanno bene, o non si fanno”
Il Professionista prende tutto sul serio. Si presenta al campo mezz’ora prima, preparandosi per la sessione d’allenamento con corsetta, stretching e mobilitazioni. Guida sempre il gruppo nel riscaldamento e la sua borsa da calcio è simile ad una farmacia: crema riscaldante, crema per massaggi, bendaggi vari, salvapelle, scotch, anti-infiammatori, pomate per contusioni, catetere ecc..
Primo a prendere parola nei discorsi strappavita del martedì post sconfitta.
10) IL SOCIAL
“Rega, selfie?”
La figura del Social è purtroppo in perenne ascesa e difficilmente debellabile. E’ colui che raccoglie ogni sintomo di ignoranza all’interno dello spogliatoio e lo spiattella a tutti pubblicandolo su Facebook. Prima di ogni allenamento è immancabile il selfie allo specchio con l’outfit della serata, mentre su Instagram ci sono più foto delle sue scarpe da calcio che di Emily Ratajkowski.
Piaga sul gruppo di WhatsApp, dove condivide ogni mezz’ora battute che non fanno ridere e foto di bestiame.
Utile solo per il selfie di fine anno da consegnare ai giornali.