Nel calcio, come nella vita, non si finisce mai di imparare. Una mossa, una posizione in campo, un calciatore invece che un altro, pochi centimetri che fanno la differenza tra gol o non gol, fuorigioco o no: ogni partita ha una storia a sé, con snodi del tutto imprevedibili. E’ il bello del calcio.
E meno male aggiungerei, altrimenti sai che noia.
Detto ciò, il doppio Napoli-Juve è stato un piacevole scherzo del destino. Una finale anticipata dal calendario, una tre giorni ricca di emozioni, di colpi di scena, di attori protagonisti e non. Un film durato 180 minuti, con un prologo nella partita d’andata di febbraio, i cui fatti non vanno dimenticati.
Ecco cosa abbiamo imparato da questa sfida in 3 atti, una tragicommedia degna del miglior Pirandello.
1 – Giocare con Buffon o Neto non è la stessa cosa. Giocare con Reina o Rafael non è la stessa cosa. L'equazione si completa così: giocare con Buffon o Reina non è assolutamente la stessa cosa.
2 – Sa attaccare, sa crossare, sa tirare (tutto a sprazzi), ma una cosa è certa: Ghoulam non sa fare le diagonali difensive. Ora, due sono le cose: o si trasforma in esterno alto del 3-5-2 (per la gioia di Mazzarri e Gasperini), o cambia mestiere. Anche se è più probabile che cambi direttamente squadra.
3 – Chiriches, perché? No, ma che avete capito, mica perché ha sbagliato quel pallone sul tiro alle stelle di Rincon, e neanche perché ha marcato Higuain a distanza. La vera domanda è: perché ha giocato lui? Mistero.
4 – Sturaro e Rincon non sono giocatori da Juventus. Ma neanche da Napoli, Roma, Lazio, Inter. Da Milan? Forse, ma solo perché il livello si è abbassato drasticamente. Anche perché se passi da Pirlo-Seedorf a Sosa-Bertolacci, qualcosa dev’essere andato storto.
5 – Qualcuno convinca Mertens a restare. Almeno altri 2,3 anni. Non possiamo perdere l’unico attaccante capace di saltare l’uomo a comando. E Insigne? Fenomeno, ma spesso prevedibile e macchinoso nella giocata. Detto ciò: servono entrambi come il pane.
6 – Kevin Strootman ci ha messo più di un anno per tornare ai suoi livelli pre-infortunio. Chi critica Arek Milik ha dimenticato totalmente le sue prestazioni settembrine. Date tempo al tempo.
7 - Allegri è “nu figl e ndrocchia”. Traduzione: giovinetto sveglio, furbo, capace di destare l’ammirazione per la prontezza della sua mente. Domenica ha giocato sulla difensiva, strappando un pareggio d’oro. Mercoledì ha attaccato subito, sfruttando l’elemento sorpresa. Un toscanello napoletano, troppo spesso sottovalutato dalla critica. Diamo a Max quel che è di Max.
8 - Definizione di antisportivo: “Contrario allo spirito sportivo e a una leale e corretta pratica dello sport”. Ci rientra Sarri per la palla non restituita, ci rientrano Neto, Dybala e soprattutto Cuadrado. Ah, se solo inserissero il tempo effettivo di gioco come nel basket…
9 - Pjanic, Cuadrado, Dybala e Higuain non li trovi al supermercato. Uno era il fulcro della Roma, l’altro la freccia più pregiata della Fiorentina di Montella, Paulo il miglior prospetto dell’ultima decade e Gonzalo beh, semplicemente l’attaccante più forte della Serie A. Li convinci con i soldi, certo, ma anche con le idee, con il progetto, con la voglia di vincere. Duole dirlo, ma in questo Marotta e Paratici partono in netto vantaggio. Forse solo i cinesi potranno stravolgere questo equilibrio.
10 - Higuain segna, indica De Laurentiis, “E colpa tua”. Poi la doppietta, il tweet del fratello Nicolas, le polemiche post partita. Beh, sapete una cosa? Io mi sono stancato.Tanto in questa vicenda vincono tutti: Gonzalo alla Juve ha trovato tranquillità e vincerà. Patron Aurelio ha 90 milioni in più in cassa (reinvestiti solo in parte). Il fratello agente si sta godendo la buonuscita e Sarri riderà e scherzerà con Gonzalo davanti a una margherita doc, lontano dalle telecamere.
A rimetterci? Solo i tifosi, come sempre.