Diciamolo chiaramente: per potenzialità di squadra e valore dei singoli, la Lazio avrebbe tutte le carte in regola per 'ammazzare' quanto meno la corsa per il terzo posto. Non lo diciamo noi, ma i fatti e i frame già mandati in archivio di questa stagione. E invece, siccome la sofferenza e il patema d'animo sono scolpiti nel DNA di questo club da sempre, gli ultimi due KO contro Milan e Genoa hanno spalancato nuovamente le possibilità per le altre contendenti. Inter a -1, Roma a -2 e tanti saluti all'allungo Champions. La partita persa al cospetto di Pandev e compagni ha emesso un verdetto inappellabile: Inzaghi non può fare a meno di Sergej Milinkovic-Savic. Lo si è notato per quasi l'intera durata dell'incontro: Grifone costantemente arroccato in difesa e pronto a ripartire in contropiede, biancocelesti che provavano a sfondare palla a terra ma che sbattevano costantemente contro un muro pressoché invalicabile. Allora perché non provarci col gioco aereo? Senza il gigante serbo, catalizzatore di tutti i lanci dalla difesa e dei cross dalle fasce, le chance di avere la meglio sull'attento e impeccabile terzetto arretrato rossoblù erano risicatissime. Altro che colpi di tacco, palla toccata con la suola, tocchi di esterno e quant'altro: è la fisicità la vera arma in più (o in meno, come ieri sera) dell'ex Genk, quella unica e necessaria per le trame offensive dei capitolini.

E così va a finire che la tanto osannata Lazio, nel giro di un paio di settimane, si ritrovi un po' più vicina alla Terra che all'Etere calcistico. Il miglior attacco, seppur per un solo gol, adesso è quello della Juventus, i numeri in difesa cominciano a preoccupare (29 incassati in 23 partite, quattro nelle ultime due) e lo stesso Ciro Immobile, tuttora capocannoniere della Serie A, non segna dal 6 gennaio (poker sul campo della Spal). Ma il vero problema, di qui a un mese, sarà il calendario. Un tour de force in cui Inzaghi si giocherà almeno due dei tre obiettivi stagionali ancora in piedi. Dando ormai per scontato che la lotta per un piazzamento in zona Champions durerà con ogni probabilità fino all'ultima giornata, all'orizzonte adesso ci sono la possibilità di approdare di nuovo in finale di Tim Cup e la vetrina Europa League a cui il tecnico e l'ambiente tengono particolarmente. 


Si comincerà sabato 10 con la difficile trasferta in casa della capolista Napoli, cinque giorni dopo ecco l'andata dei sedicesimi di EL a Bucarest, poi l'agevole (almeno sulla carta) sfida casalinga di campionato col Verona in programma lunedì 19. Giovedì 22 il ritorno con l'FCSB all'Olimpico, domenica 25 visita al Sassuolo. Nemmeno il tempo di rifiatare che meno di 80 ore dopo a Roma arriverà il Milan, per 90 minuti (o forse più) che potrebbero indirizzare sul solco ideale o meno il finale di stagione per entrambe. Il ciclo terribile si concluderà sabato 3 marzo con l'avversario più temibile ma anche quello battuto già due volte tra agosto e ottobre, quella Juventus lanciatissima nella corsa Scudetto e ben altra squadra rispetto alla compagine 'ammirata' quando le gambe erano ancora imballate e certi meccanismi non del tutto perfezionati. Come se non bastasse, giovedì 8 c'è il 'rischio' di dover sostenere anche l'andata degli ottavi di Europa League, col ritorno una settimana dopo e nel mezzo la trasferta di Cagliari. Insomma, una serie infinita di partite chiave in cui ci si giocherà praticamente tutto. Gli ingredienti per affrontarle al meglio sono sempre gli stessi: preparazione atletica all'altezza, prevenzione degli infortuni, evitare le squalifiche 'pesanti', coraggio q.b. e una dose massiccia di cuore. Buon viaggio, Lazio: all'appuntamento col destino non farti trovare impreparata.