Questa è una leggenda che parte da molto lontano. Prendiamo in esame un momento random.
1994, l’Italia si giocò ai calci di rigore il titolo mondiale, con il Brasile. In quell’Italia c’erano Baresi, Tassotti, Maldini, Albertini, Donadoni, Massaro, soltanto per citare i titolari inamovibili. Più di metà squadra era rossonera, ma già da allora si conviveva con un morbo inestirpabile: Baggio era della Juventus, guai dunque a non parlare di ItalJuve.
Perché in qualsiasi momento, con qualsiasi fortuna azzurra, dai tempi di Garibaldi e dell’Unità, l’Italia è sempre ItalJuve. Uno di quegli assiomi incontrovertibili nella storia del calcio nostrano: in qualsiasi anno siate nati, crescerete con la dizione ItalJuve ripetuta nel vostro orecchio come un mantra. Perché, ricordatelo sempre, sarà sempre la Juve l’elemento preponderante: c’è sempre la Juve, più di qualsiasi altro colore, nella Nazionale. Anche nel ’94, che ce frega di sei undicesimi (più Sacchi) rossoneri. E’ sempre ItalJuve.
Così come, nel 2006, la Nazionale campione del mondo in Germania, era ItalJuve.. Poco importava che al centro del campo, a orchestrare la manovra (sì. Perché orchestrava anche allora, anche se pare non essersene accorto nessuno), a segnare il primo gol della manifestazione e uno dei rigori della finale fu Andrea Pirlo, assistito in quel centrocampo da un certo Rino Gattuso, per non far cenno a Inzaghi, Gilardino e Nesta. Ma d’altronde si sa, Pirlo ha iniziato a giocare in Nazionale, a brillare, ad essere da Pallone d’oro e da premio Nobel per la Barba, solo nell’estate del 2011. Quella ItalJuve vinse il mondiale esclusivamente in virtù del contributo essenziale di Cannavaro (di lì a 30 giorni giocatore del Real, ma poco importa) e di uomini cardine indimenticabili, come Camoranesi.

 

Insomma, uno deve convivere con l’ItalJuve ad ogni età, come una tara genetica, come i peli che imbiancano e la panza che cresce. Come dimenticare, nel 2000, quel Del Piero che in Olanda doveva giocare per assunto, poco importava la forma di Baggio, con buona pace dei tifosi italiani, che si mangiarono le mani fino ai gomiti nel vedergli sparacchiare gol fatti contro Barthez, e con buon sollazzo dei tifosi francesi. Era il momento che aprì poi il grottesco periodo delle documentate ingerenze della famigerata GEA di Alessandro Moggi nelle convocazioni azzurre. Non si può non ricordare, una su tutte, la leggendaria convocazione di Giannichedda. E qui può chiudersi il preambolo.

 

Il tutto per dire che, con l’acquisto di Balotelli, l’attacco della Nazionale Italiana di Calcio, è l’attacco dell’ AC Milan. Si dice, da qualche giorno. Clamoroso, ce ne si è accorti, anche se non sono Casiraghi e Ravanelli. Poche illusioni, però: il morbo dell’ItalJuve è pronto a leccarsi le ferite, e a restituire il colpo.
Negli anni a venire, attacco dell’Italia vorrà dire attacco del Milan, ma poco importerà. La prima uscita dell’ItalMilan sarebbe stasera, ad Amsterdam. Ma c’è da scommetterci: in caso di vittoria 6-0 con tripletta di Balotelli e tripletta di El Shaarawy, sarà una partita entrata nella leggenda per la carica emotiva che Chiellini saprà dare dal televisore di casa e per i due assist illuminanti da calcio d’angolo di Pirlo. Non scherziamo: non può essere che ItalJuve.

 

Ezio Azzollini