Il derby d’Italia non è stata e non può essere mai una gara come tutte le altre. Non lo era prima di “Calciopoli” e non potrebbe mai esserlo dopo, senza voler tornare indietro ai tempi in cui (1961) Angelo Moratti decise di presentarsi a Torino con la squadra Primavera, in seguito ad una discutibile decisione della FIGC, all’epoca guidata da Umberto Agnelli.
Al di là delle cartoline patinate e sbiadite, alcune di più, altre meno, attraverso le quali è possibile rileggere la storia dell’eterna sfida fra Inter e Juventus, ciò che ha accomunato gran parte delle sfide fra le due squadre, per lo meno nel recente passato, è che quei 90’ hanno indirizzato, se non addirittura determinato, gran parte del prosieguo della stagione nerazzurra.
L’Inter, parafrasando Luciano Spalletti, non potrebbe arrivarci meglio di così, da prima della classe, da imbattuta e con il vento in poppa delle 5 reti rifilate al Chievo. Anche la condizione fisica dell'Inter appare più che buona, questo per riprendere la polemica (sterile?) a distanza Sarri-Spalletti.
D’altro canto, va detto che anche la Juve, in attesa di ratificare il pass per gli Ottavi di Champions, con la vittoria colta in casa del Napoli si è messa in posizione più che favorevole per affrontare questa delicatissima fase del campionato.
Guardandola dalla parte nerazzurra, ci sono 5 cose che la gara contro la Juventus potrà confermare o smentire, rispetto a quanto mostrato dalla banda-Spalletti sino ad oggi, incanalando la stagione dell’Inter. Eccole:
1 – APPROCCIO ALLA GARA: L’Inter, nelle 15 gare di questo campionato, non ha mai sbagliato l’approccio alla gara. Anche a Roma, dove poi era andata sotto, la squadra nerazzurra aveva iniziato più che discretamente.
Questo è importante perché innanzitutto denota che la squadra scende in campo con l’obiettivo bene in testa, senza lasciarsi condizionare da fattori esterni, senza concedere agli avversari il tempo di prendersi un vantaggio mentale. Come se Icardi e compagni, quelle partite, le avessero già giocate prima.
Non possiamo affermare lo stesso dell’Inter andata in scena nelle ultime stagioni, troppo spesso in grado di scendere in campo solo fisicamente, con la testa del gruppo “in altre faccende affaccendata”.
Se anche in casa della Juventus, i ragazzi di Spalletti dovessero presentarsi sin dal primo minuto con la giusta intensità caratteriale, allora si potrà certificare uno dei più grossi meriti del tecnico ex Roma, quello di aver impresso il marchio della squadra che va in campo e sa già che dovrà aggredire per non essere aggredita, psicologicamente prima ancora che tatticamente o tecnicamente.
2 – IDENTITÀ: Strettamente collegato al punto precedente, vi è la consapevolezza che la squadra mostra nell’affrontare i più diversi frangenti di gioco, sia quelli in cui è possibile “mostrare i muscoli” e sia quelli in cui è consigliabile – o magari si è costretti – ad essere prudenti, a soffrire.
Anche qui, gran parte dei meriti va a chi siede in panchina (e a chi lo ha scelto), poiché è evidente che Spalletti sia riuscito ad essere credibile agli occhi del gruppo, a far capire che quello che lo staff tecnico ha proposto sin dall’inizio del ritiro andava abbracciato ed assecondato. Come se fosse un dogma.
Durante questa prima parte di campionato, l’Inter ha sempre messo in campo alcune caratteristiche salienti che l’hanno accompagnata: su tutte la capacità di ragionare sempre da collettivo, una grossa umiltà e la voglia di tirare sempre l’osso dalla propria parte, anche ringhiando, quando si è reso necessario.
Questa Inter ha fatto partite estremamente diverse fra loro – si pensi a Roma contro i giallorossi, a Napoli e all’ultima contro il Chievo – riuscendo sempre a rimanere sé stessa, senza mai tradire i connotati che il suo progettista aveva iniziato a disegnare già da questa estate: coesione del gruppo, solidarietà fra i reparti e grande spirito di sacrificio. Il resto è stato aggiunto e modificato a seconda delle necessità contingenti della specifica partita. Chissà cosa aggiungerà Spalletti per affrontare la Juve. Quel che è certo, ancora una volta, è che mantenere l’identità anche al cospetto dei pluri-campioni d’Italia sarebbe già una mezza vittoria.
3 - TENUTA DIFENSIVA: Come recita un vecchio detto del famoso commentatore televisivo di football americano, John Madden, “l'attacco fa vendere i biglietti ma la difesa fa vincere le partite”. Spalletti lo sa bene ed ha incentrato la sua “rivoluzione” nerazzurra partendo proprio dalla costruzione di un blocco difensivo in grado di dare certezze.
A prendersi la ribalta dei titoli e delle copertine, in questo caso, è Milan Skriniar, il giovane slovacco arrivato all’Inter fra gli sberleffi degli atri tifosi e le perplessità di quelli nerazzurri, ma che in pochi mesi si è imposto come totem difensivo, senza tralasciare anche le sue doti offensive.
Tuttavia, l’ex Sampdoria si avvale di un contesto in cui anche il centrocampo “ragiona” sempre in chiave di protezione della difesa, anche quando la squadra è in possesso palla, privilegiando la ricerca costante degli equilibri: ecco, quindi, che chiamiamo in causa Gagliardini e Vecino, muscoli e polmoni di questa squadra, oltre a Borja Valero, uno che, anche quando agisce da finto trequartista, sa sempre qual è la posizione migliore da prendere per tutelare i compagni che corrono dietro di lui.
Sono i numeri a certificare la crescita difensiva dell’Inter di Spalletti, che pure quando palesa qualche incertezza, vede Handanovic sempre pronto a togliere le castagne dal fuoco. E a Torino di castagne potrebbero essercene più d’una…
4 – TENUTA MENTALE DURANTE I 90’: Se questa squadra non ha mai sbagliato l’approccio alle gare, altro elemento di discontinuità rispetto al recente passato è che gli undici (o tredici, con i cambi) giocatori in campo riescono ad assorbire molto velocemente un momento di difficoltà, una fase di sofferenza durante la gara, riprendendo sempre il bandolo della matassa della prestazione, riuscendo a riconnettersi con le frequenze della partita.
È facile ipotizzare che a Torino ci sarà più di un momento di difficoltà: ecco che dovrà entrare in ballo la maturità di un gruppo che fino al momento ha sempre riallacciato i fili del discorso agonistico e tattico con la partita.
5 – EVOLUZIONE DI ICARDI: A compendio di tutta l'opera svolta sino al momento da mister Spalletti, vi è indubbiamente la crescita di Mauro Icardi. Anche qui, il lavoro che è stato fatto, almeno giudicandolo dall’esterno, è prima mentale e, in secondo ordine, tecnico-tattico.
Il bomber argentino, già conosciuto per la propria ferocia all’interno dell’area di rigore, ha studiato da capitano in questi mesi e sta finalmente prendendosi sul campo i galloni del leader.
La Juventus è una delle sue vittime preferite e, già l’anno scorso in occasione della vittoriosa gara del Meazza, con De Boer in panchina, aveva sfoderato una prestazione a tutto tondo, per poi scivolare in una serie di gare più anonime, sotto questo punto di vista. Se dovesse ripetersi anche sabato sera, questa volta sarebbe il coronamento di un percorso.
È evidente che Juventus-Inter, che non potrà essere decisiva “matematicamente” per il campionato, lo indirizzerà, eccome. Se dovessero vincere i bianconeri, Higuain e compagni si ritroverebbero ad avere fra le mani lo scalpo di Napoli ed Inter, due delle dirette contendenti, in appena 8 giorni di distanza l’uno dall’altro. Sfido chiunque a definire ciò come “non decisivo” nell’economia di un campionato che, al momento, lascia pochi margini d’errore a chi corre per il vertice. Se dovesse, invece, essere l’Inter ad aggiudicarsi l’intera posta in palio allo Stadium, Spalletti si metterebbe nelle condizioni migliori per affrontare un ciclo importante prima della sosta invernale (Udinese, Sassuolo, Lazio, Fiorentina e Roma).
Ciò che è certo, tuttavia, è che al di là del risultato che verrà fuori, la gara di sabato sera rappresenta per l’Inter un esame importantissimo, una verifica a tutto il lavoro portato faticosamente avanti sin dall’inizio del ritiro, durante i quali Spalletti fermò un allenamento per andare a riprendere alcuni tifosi che stavano apostrofando poco carinamente Andrea Ranocchia. Proprio lo stesso calciatore che, domenica scorsa, contro il Chievo, è stato sommerso dall’affetto del pubblico del Meazza. I miracoli di Spalletti. Che sarà poi chiamato a gestire il post Juventus-Inter, ma questo è un altro discorso.