Il dottore, per i suoi studi in medicina, professione mai esercitata; l'anarchico, per il modo di sdoganare la filosofia liberista del calcio per nulla dipendente dal proprio allenatore, una massima autonomia; il tacco di Dio, per il modo illogico di giocare il pallone con la parte intesa come la più romantica per gli osservatori della Classe; il filosofo, per i suoi trattati sulla vita terrena sempre esulando il calcio; nonché padre, ben sei figli; maestro, per l'omonimia nobile del nome e gran figurante, con Zoff che ne ricorda appieno i contenuti.
Amava il calcio Socrates, ma da sua stessa ammissione l'ha sempre considerato come l'ultimo dei suoi interessi.
Esistono giocatori, che prima di esser tale son persone comuni e ancor prima Rivoluzionari. Socrates lo era, come lo era il suo modo di intendere il calcio. Inventò l'autonomia dell'undici titolare, una sorta di anarchia incondizionata inconcepibile da sostenere in Europa e inammissibile in Brasile. Lui ci riuscì e ci vinse due titoli nazionali al Corinthians, prima di arrivare in Italia, alla Fiorentina, per poi far ritorno ancora in Brasile, ma questa volta a Rio, nel Flamengo; pronto ad incantare ancora, sul campo e fuori. Colpi di tacco in campo, come nessuno prima di lui, ma il "tacco di Dio", di testa, lontano dal rettangolo dei sogni, era troppo vicino al rettangolo della perdizione; quella che a Firenze lo fa ancora ricordare come incallito fumatore e poco strategico bevitore; quella maledetta che a cinquantasette anni porta via un genio del calcio, un immenso.
Lui non segnava un gol in più, segnava un gol per essere ricordato.
C'è riuscito e l’ha fatto proprio perché ci ha provato; tentativo questo sconosciuto dai "suoi anni" a oggi. Ha affidato la chiosa della sua morte al suo eterno omonimo, quello cui non puoi neppure avvicinarti, paragonarti, immedesimarti. Pur sempre un eterno, come il Dottore:
"Ormai è giunta l'ora di andare, io a morire e voi, invece, a vivere. Ma chi di noi vada verso ciò che è meglio, è oscuro a tutti tranne che al Dio".
Fabio Guzzo