Frequento il Web dal 2002, e cioè dai tempi in cui mi prendevano per visionario: "Ma a cosa serve, a 47 anni, esporsi su un un media da ragazzini, destinato a morire nel giro di pochi anni?". Non potendo più intervistare i giocatori tutti i giorni, come negli anni Settanta-Ottanta, l'informazione si serve delle loro "opinioni" su Facebook e Twitter. Domanda: ma chi si scandalizza per l'isolato "tifoso di m..." di Nainggolan, dopo una palese provocazione ai danni di Borriello, ha conoscenza di quanto di ben più abominevole avviene su Internet? Allo stadio, la gente paga, ha un nome e un cognome, e ha diritto di insultare. Sul Web, la gente non paga, si presenta con la maschera dell'anonimato, e offende 1 parola su 2. Non sarebbe il caso di cominciare a criticare anche certi perditempo, "teppisti della parola" e "segaioli della tastiera"? 

 

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Carlo Nesti