Nonostante il Weekend di Pasqua, la resurrezione della Vecchia Signora del calcio italiano è ben lontana, anzi. Dopo la sconfitta contro il Benevento della ventottesima giornata il periodo nero della Juventus non accenna a terminare. La sosta per la Nazionale ha regalato le positività di Bonucci e Demiral ed il brivido per Szczesny a cui si sono poi aggiunte la squalifica per Buffon ed, infine, la sciagurata, ingiustificabile e totalmente insensata festa a cui hanno preso parte Arthur e Dybala, ospitati dall'americano McKennie. A questa serie, già di per sé impressionante, di situazioni negative si è poi aggiunto, ieri pomeriggio, il pareggio contro il Torino, con annessa l'ennesima prestazione sotto tono per gli standard della squadra che ha soggiogato tutte le altre per gli ultimi nove campionati. Tanta dunque la carne al fuoco, tanto di cui parlare, ma come sempre è preferibile concentrarsi su quello che racconta il campo.

Le assenze per COVID, la squalifica di Buffon, le fatiche dei nazionali e la giusta scelta di rinunciare ai tre festaioli, hanno fatto sì che la Juventus si presentasse ai blocchi di partenza del derby in formazione praticamente obbligata. Pirlo ha riproposto Danilo nel ruolo di regista davanti alla difesa, affidando principalmente a Bentancur i compiti di rottura del gioco avversario con Chiesa e Kulusevski sugli esterni per rifornire il tandem offensivo composto da Ronaldo e Morata. 

Nei primi minuti di gioco le scelte di Pirlo sono sembrate quelle giuste, con una formazione subito pimpante e propositiva capace di arrivare dalle parti di Sirigu con una discreta continuità e pericolosità. Il gol è nell'aria ed a sbloccare il match è Federico Chiesa, ancora una volta tra i migliori in campo, che, dopo aver combinato con Morata, batte il portiere avversario con una conclusione ravvicinata. La rete dell'ex viola rappresenta un punto di svolta del match con il Torino che parte alla carica, mentre la Juventus continua a macinare un gioco lento e troppo prevedibile. I granata trovano prima il pareggio e poi il momentaneo vantaggio con Sanabria, con Szczesny non apparso esattamente irreprensibile in nessuna delle due situazioni. La rete del definitivo pareggio è siglata invece dal solito Cristiano Ronaldo, che sfrutta una palla sporca all'interno dei sedici metri granata per insaccare da pochi passi.

La sensazione lasciata dalla Juventus ieri è quella di una squadra senza una vera e propria anima, ma soprattutto senza idee. La migliore rappresentazione di questa situazione è portata ancora una volta dai numeri: i bianconeri hanno chiuso il match di ieri con oltre il 70% di possesso palla, quasi 600 passaggi fatti e costringendo il Torino a ben 38 respinte difensive. Una supremazia territoriale netta e quasi clamorosa che però, nei fatti, non si è trasformata mai in una grande incisività sotto porta visto che i tiri nello specchio sono stati solamente 8, mentre il Torino che pur ha lasciato il gioco nelle mani della Juventus, ne ha totalizzati 6. La classica montagna che ha partorito un topolino.

Vista l'attuale situazione di classifica l'obiettivo della squadra bianconera per questo finale di stagione sarà quello di raggiungere e consolidare quanto prima il quarto posto. Non centrare la qualificazione alla prossima Champions League sarebbe un fallimento clamoroso ed un colpo importante alle casse societarie. Nel frattempo la dirigenza dovrà capire cosa vuol fare con questo gruppo, anche se il sentore di una nuova rivoluzione si fa sempre più incombente.