Prima di diventare il paladino del calcio pulito, di farsi ostaggio volontario e capro espiatorio del fallimento stagionale di una squadra, prima di essere l'uomo solo contro il sistema e, infine, prima di mettere i panni del santone capace di trasformare la cenere dei risultati scadenti nelle bollicine di una bottiglia ceka di birra Pilsner, Zdenek Zeman è stato l'allenatore che più di chiunque altro ha saputo avvicinare le persone all'amore per il calcio.
Lo "zemanesimo" è uno stile di vita che abbracci nell'infanzia e lo consolidi nell'adolescenza, quando alla concretezza preferisci il "carpe diem" di un gol di Rambaudi o Kolyvanov e non importa come sia "finita e cosa importa se ho la gola bruciata o no, ciò che conta è che sia stata come una splendida giornata".
Sì, la dottrina va molto d'accordo con il vecchio Vasco Rossi. Tifare per una squadra di Zeman significa avere il maalox in tasca, correre il rischio di aver bisogno di "cento gocce di Valium" e, dopo essere stato novanta minuti su un ottovolante sai che è stato "Stupendo" e che ti "viene il vomito". L'uomo del derby di Roma che è una partita come le altre, ne perse quattro su quattro in una stagione, due di campionato e due di coppa Italia, tanto che nella capitale pareva di sentir cantare "Cosa succede, cosa succede in città" ma anche "Gli spari sopra".
Lo zemanesimo è un bolla di vetro che si rompe quando stacchi il biglietto dei trent'anni, ti arrendi ad un'esistenza che per essere vissuta ha bisogno del compromesso, di smussare gli spigoli della coerenza e della testardaggine, quando gli eventi ti costringono a rimettere in gioco i principi che prima ti sembravano irremovibili. I risultati concreti diventano la priorità, il come li hai ottenuti un accessorio talvolta inutile come i tacchetti che una volta si facevano girare uno per uno sotto la suola delle scarpe da calcio che – accidenti! - quanto costavano. Inizi a preferire una vittoria con un autogol al novantesimo ad uno spettacolare 4 a 3, ma l'esser stati seguaci dello zemanesimo rimane addosso come uno stigma.
Rinnegata la dottrina, rimangono a fuoco i motivi per cui ho amato Zeman e sono dieci:
1) Non avrai altro modulo all'infuori del quattro-tre-tre.
3) "A Zdenek Zeman non dovrebbe essere assegnato il premio Prisco perché «è un mezzo rom». Parole del sindaco di Chieti, Umberto Di Primio espresse durante una trasmissione sportiva dell'emittente abruzzese Rete8. La replica del tecnico boemo: «Io rom? Non capisco se è un'offesa nei miei confronti o del popolo rom». (19 marzo 2012).
4) La Lazio 1994-95. Marchegiani, Negro, Favalli (o Nesta), Di Matteo, Cravero, Chamot, Rambaudi (o Casiraghi), Fuser, Boksic, Winter, Signori. Non è esistita Zemanlandia che abbia ottenuto un risultato migliore: seconda in campionato a pari merito con il Parma; 63 punti, 69 gol fatti e 34 subiti. Negli anni a venire, un piazzamento simile, sarebbe valso la Champions.
5) «Ho apprezzato la preparazione con cui siamo arrivati in zona gol, si è faticato e abbiamo costruito tutte le occasioni a un metro dalla porta. Però sul 5 0 ci siamo distratti, è umano ma non dovrebbe capitare». (Dichiarazioni di Zeman post Lazio-Fiorentina 8-2, giocata il 5 marzo del 1995, riportate dal Corriere della Sera).
6) «Io non l' ho mai scoperta, la mafia. Nel senso che non ho una definizione della mafia. Prima dovrei sapere qual è la definizione, poi potrei rispondere. Che cosa intendiamo per mafia? La Cupola, Totò Riina, Michele Greco? Sono cose che si sentono, che si leggono... Ma io penso che se uno non tocca con mano non può giudicare». Cos' è la mafia? Un'associazione a delinquere con scopi di...? Alla provocazione Zeman replica con insistenza: «Ripeto: è normale che uno rifiuti tutte le cose violente, ma non me la sento di dare un giudizio sulla mafia. Le stragi di Capaci e via D'Amelio? Ma questa è mafia? Allora, se questa è mafia, cancello tutto e dico che la mafia è una cosa bruttissima, gravissima e così via. Ma io non sono convinto che quella sia mafia». (dicembre '94, intervista rilasciata al settimanale "Sette" del Corriere della Sera).
7) Roma Caput Provincia. «Se un giorno segni due gol diventi Pele'. Al contrario, se non vinci per un mese, diventi il più scarso del mondo. E strano che, con tanti anni di storia alle spalle, Roma abbia questa mentalità»
8) Gascoigne e il rientro post infortunio nella primavera del '95. «Vi chiedete come ho fatto a dimagrire tanto? Se conosceste i metodi di Zeman, la durezza dei suoi allenamenti, non vi chiedereste una cosa del genere».
"L' inglese infatti quasi certamente sarà in campo domenica prossima contro la Reggiana ad un anno di distanza dal grave infortunio alla gamba destra. Zeman non lo ha detto apertamente, ma lo ha lasciato intendere. «Sicuramente non giochera' in porta, perche' abbiamo già un buon portiere» (aprile '95).
9) Marco Cassetti, uno dei difensori più sottovalutati dal calcio italiano, ora svincolato. A Lecce, stagione 2004-05, Zeman lo sposta contro il suo volere da esterno a terzino. Il giocatore piega la testa, fa la migliore stagione della sua vita, raggiunge la Nazionale. L'anno dopo verrà tesserato dalla Roma.
10) Oberdan Biagioni, ex centrocampista del Foggia, nel campionato 1992-93, 24 presenze e 5 gol.
Monia Bracciali