Ci sono alcuni giocatori, alcuni precisi giocatori, le facce stesse, i loro stessi movimenti in campo, che sono il ritratto perfetto del team che ha la casacca con i colori del Milan. Facce atone, anonime, movimenti abulici. Sono quei giocatori al Milan per caso, comprati per circostanza e casualità, perché portati per coincidenza dalla corrente a sbattere come tronchi (non sono molto più mobili, e non hanno molto più significato), contro le paratie di un battello che naviga a vista, da tanto, troppo tempo.
E la costruzione di quella squadra che dovrebbe essere il Milan, è da un po’ di tempo, troppo tempo, neanche per colpe proprie di chi lo gestisce, esattamente così: sediamoci sulla riva, e vediamo cosa ci porta il fiume. Il fiume porta sempre cadaveri, insegnano i poeti, e lo insegna anche un buon novanta per cento del mercato dell’ultimo lustro rossonero, che ha dato per la verità poco lustro al rossonero.

 

Il rossonero atono e anonimo, privo di senso, di oggi e di domani, ha la faccia di Niang, di Constant, di altri, di molti altri. Nel marasma, a voler guardare i punti da cui ripartire, non sono pochi, ma neanche tanti: De Jong, Muntari, Poli, Kakà, El Shaarawy assolutamente, Zapata e Balotelli, forse. Poi, tutti sono il ritratto di quel che la corrente del fiume, casuale e incosciente, ha fatto al Milan.
Il resto è bruttura, stortura, illogicità di un accanimento terapeutico su una guida tecnica delegittimata da maggio scorso, un po’ per colpa propria, dopo lo psicodramma di Siena (che, pur risolto all’ultimo respiro, non va affatto dimenticato), un po’ per colpe non sue. Ma, francamente, Allegri è il comandante di una truppa a cui è stato detto “potete tranquillamente ammutinarvi”, già mesi fa. Le colpe non stanno mai tutte da una parte.

 

Grottesco è tutto: grottesco è il gioco, grotteschi sono i due gol subìti, grottesco è il terzino sinistro, grottesco è che la mossa della disperazione sia Niang, grottesco è continuare a non spiegare che ne è stato dei 30 milioni per cui, è stato detto per mesi e mesi, era indispensabile qualificarsi per una Champions che riserverà con tutta probabilità figuroni leggendari come quelli del Camp Nou lo scorso marzo, grottesco è non ammettere che non c’è più un cent, e allora bisogna aspettare i cadaveri portati a braccio dalla corrente. Grottesco è continuare a credere che i colori sociali bastino, per  far capire ai ragazzini che ci arrivano, dove arrivano, se quel che crediamo di essere, non siamo più da tanto tempo.

Ezio Azzollini