Nel gergo calcistico italiano il termine "provinciale" viene considerato con un'accezione negativa. Tendenzialmente si definisce provinciale una squadra di una piccola città, magari una neo-promossa in Serie A, che affronta le partite con atteggiamento rinunciatario e catenacciaro, volto solo a difendere la propria porta nella speranza di realizzare qualche rete in contropiede. Negli ultimi anni però si è visto un'interessante inversione di tendenza: anche le squadre appena sbarcate in Serie A non si limitano alla difesa ed anzi sempre più spesso praticano un calcio con un'identità ben precisa e delle trame sviluppate con meccanismi oliati ed efficaci, l'ultimo clamoroso esempio è stato il Monza di Palladino, arrivato nella scorsa stagione ad un soffio dalla sorprendente qualificazione in Europa. Nelle analisi di questo fenomeno molti opinionisti del calcio nostrano hanno identificato nell'assenza di impegni infrasettimanali come una chiave di volta per sviluppare questi meccanismi. Dopo la tremenda passata stagione anche la Juventus si trova, dopo molti anni, ad avere questo "vantaggio", tanto che anche Allegri ha sottolineato più volte quella che di fatto è una nuova realtà per i colori bianconeri.

Tutti gli esperti del settore ed anche i semplici appassionati si aspettano in questa stagione una Juventus ben diversa da quelle delle ultime annate in cui spesso arrivavano risultati positivi, anche senza trofei, ma dal punto di visto del gioco si era rivelata una squadra decisamente molto povera di idee e che affidava alle sortite improvvise dei suoi uomini migliori la speranza di fare breccia nelle difese avversarie, proprio come le provinciali di cui si parlava all'inizio. Anche per quanto riguarda l'ultima sessione di calciomercato il comportamento della Juventus è sembrato più simile a quello di una squadra con scarse possibilità economiche rispetto ad una big del nostro campionato: abbattimento del monte ingaggi e ringiovanimento della rosa sono state le parole d'ordine della coppia Giuntoli-Manna, magari portando a casa qualche euro in ingresso che non fa mai male. Non a caso la lista dei movimenti in uscita è molto più lunga e corposa rispetto a quella degli ingressi. Dal 30 giugno la Juventus ha salutato: Di Maria, Paredes, Cuadrado, Arthur, Zakaria, Rovella, Pellegrini, Bonucci e Pjaca, tralasciando i prestiti secchi o i nomi meno "rumorosi"; in ingresso invece al netto del riscatto di Milik e della conferma del rientrante Cambiaso l'unico volto nuovo è l'americano Timothy Weah. 

Quella che si è presentata ai nastri di partenza della Serie A 2023/24 è sì una Juventus profondamente rivoluzionata, ma soprattutto per le numerose ed importanti uscite, senza che i top ed i giocatori più esperti venissero sostituiti con altri elementi di livello pari o addirittura superiore, come ci si aspetta dalle big nostrane. Mentre l'obiettivo minimo è, giusto ricordarlo, tornare immediatamente a qualificarsi per la Champions League edizione 2024/25.

Vista l'innegabile diminuzione del talento a disposizione di mister Allegri l'obiettivo del quarto posto può essere raggiunto unicamente in un modo: quello del gioco. Per questo la Juventus di questa stagione deve essere sì provinciale, ma una provinciale di quelle moderne che non hanno timori reverenziali di fronte a nessuno e che si giocano ogni partita a viso aperto, senza stare rinchiuse nei propri venti metri per poi costringere i giocatori più veloci ed offensivi a risalire tutto il campo palla al piede o a prendersi a sportellate con i difensori avversari sui rilanci lunghi. Nelle prime due uscite di questa stagione si è già visto qualcosa di simile, ma dopo la bella prestazione contro l'Udinese c'è stato subito un clamoroso passo indietro nel pareggio contro una squadra ben organizzata contro il Bologna. 

La sfida di questa sera rappresenta dunque un passaggio importante per la formazione di Allegri. Qual è la vera Juventus? Quella bella e travolgente del primo tempo di Udine o quella priva di idee della sfida interna contro il Bologna? Contro l'Empoli, assieme ai tre punti, dovrà necessariamente arrivare una prima riposta, seppur indicativa.