Stessa curva, stessa porta. Un anno dopo u’ picciriddu Dybala torna a sorridere. E’ un goal dal sapore profetico quello siglato dall’attaccante rosanero sabato contro il Bari. 

 

Una stagione vissuta nell’ombra, con addosso un appellativo Mister “Dodicimilionidieuro”, un fardello pesantissimo che lo ha accompagnato  fedelmente  tutte le volte che si alzava dalla panchina.

 

Costantemente infortunato o forse tenuto a riposo precauzionale perché ancora acerbo e gracile per il nostro calcio, Dybala ha vissuto tutta la prima parte della stagione come in un triste incubo.  L’indifferenza del pubblico che lo ha aspettato il primo anno di serie A e ha smesso di farlo soprattutto dopo un avvio degno da peggior film horror di bassa qualità durante la gestione Gattuso, fa sicuramente più male di qualunque bordata di fischi. Poche presenze, tanta panchina, nessun goal.

 

Un’astinenza lunga ben 405 giorni interrotta sabato da un lampo improvviso. Una perla di straordinaria bellezza per tecnica e rapidità di esecuzione:

 

 

 

 Nel momento sicuramente più difficile del match con un Bari aggressivo e motivatissimo in grado di poter poter ribaltare il risultato, la Joya tira fuori dal cilindro questa magia. Un goal  di importanza capitale avvenuto nel momento forse più importante della stagione, in cui il Palermo, complici i risultati giunti dagli altri campi, ha sferrato l'allungo - possibilmente - decisivo sulle inseguitrici. 

 

E quel sorriso raggiante apparso sul viso imberbe del giovane attaccante rosanero incapace di trattenere la gioia nella sfrenata corsa verso la panchina, è l'immagine di questo Palermo, che soffre, stenta a riconoscersi, ma è sempre lì, pronto ad esplodere in un boato per tornare in Serie A.

 

 

Giovanni Migliore