di Pietro Turchi

 

Chiudo gli occhi, ancora un istante. 

La realtà non è mai stata così indissolubilmente legata al sogno.

 

Il giorno dopo ha un sapore diverso, di leggerezza, di festa. L’aria è ancora intrisa dei festeggiamenti per l’esaltante vittoria contro il Bologna ed ha un intorpidito profumo biancorosso.

Il mattino, l’impresa del piccolo Carpi, maturato, cresciuto e “pronto a laurearsi” (cit.) riecheggia in ogni angolo della città. Ma che dico, in ogni bar d’Italia.

 

Mai come oggi 70.000 anime hanno fatto così tanto frastuono. 

La corazzata Bologna, costruita con soldi e sacrifici per tornare nella massima serie, è caduta, sotto gli occhi del suo presidente Joey Saputo, presente allo stadio Cabassi di Carpi, contro una squadra che è forse l’antagonista principale del modello rossoblù.

Squadra dai pochi nomi eccellenti, stadio vecchio e bacino d’utenza non certo da progetti a lungo termine.

 

O meglio, squadra giovane e grintosa, stadio caldo e accogliente, tifosi innamorati e festanti.

Questione di punti di vista.

Già, perché il punto di vista è la variabile che fa la differenza.

Tecnico in cerca di rilancio, squadra che conferma in toto il gruppo della salvezza della stagione precedente, pochi investimenti sul mercato e tante, tantissime avversarie pronte a spazzar via le poche certezze del piccolo Carpi.

Il tempo passa, i risultati arrivano e si grida al miracolo.
Personalmente preferisco chiamarlo lavoro, passione, progetto, ma, per carità, ci facciamo andare bene anche miracolo.

 

Al termine del girone d’andata, il Carpi guida solitario il campionato di Serie B. E quando arrivi al top, è inevitabile “sentire il rumore dei nemici”.

Le difficoltà ci sono, non sempre tutto è bianco o nero. 

La squalifica di Concas, i problemi fisici di bomber Mbakogu, la sconfitta alla ripresa contro il rilanciatissimo Livorno, le parole taglienti del sistema Lotito.

Le difficoltà aiutano a crescere, a migliorarsi, a rimettersi in gioco.

 

“Un vincente trova sempre una strada, un perdente trova sempre una scusa” (Lao Tzu)

 

Il Carpi è vincente. Nella testa e nella mentalità prima, nei mezzi tecnici poi.

Di Gaudio fa anche da Concas e segna 5 gol nel girone di ritorno (ovvero gli stessi realizzati dalla coppia nel girone d’andata), mentre Lasagna esplode, si veste da Mbakogu, sigilla la vittoria contro l’Avellino e strabilia il Menti, confermandosi la copertina del sogno Carpi. Di lui il ds Giuntoli, al momento dell’acquisto per 11.000 euro dall’Este (Dilettanti), disse: “Sarà il prossimo attaccante della Nazionale”. 

Questione, come detto, di punti vista.

La sconfitta contro il Livorno viene cancellata dai successi, il Carpi prende la via principale della Serie A strapazzando, nello scontro tra prima e seconda, il Bologna per 3-0.

Proprio il Bologna, una di quelle squadre che hanno possibilità economiche, progetti in grande stile ed un bacino d’utenza da far rabbrividire. Una di quelle squadre che Lotito spedirebbe in Serie A senza passare da sudore e fatica.

 

Il Carpi oggi è probabilmente ciò di cui l’Italia ha bisogno. E scusate la presunzione.

Tanti giovani italiani in rampa di lancio, pronti a crescere e, perché no, a provare, un giorno, a vestire l’azzurro. Una società pulita nella faccia e nei conti, capace di raggiungere (ormai possiamo quasi affermarlo) la Serie A con un monte stipendi inferiore a 1,5 milioni di euro.

Sarà stata una favola, bella e accattivante, un sogno, ma mai come oggi gli occhi, a Carpi, li tengono ben aperti.