Ancora 36 ore. Un po' meno di quelle, epiche, di Walter Hill, Nick Nolte ed Eddie Murphy, ma altrettanto fatidiche, ansiogene ed ansimanti. Saranno le ore della definizione. 

Quelle che influenzeranno, giocoforza, l'intera annata calcistica. Secondo alcuni le più importanti, in funzione d'una teoria - quella che narra che i primi 2 mesi di calciomercato siano l'equivalente d'un lungo pregresso di preliminari - che prevede che, a caselle colmate, si facciano gli affari migliori. 

Sono le uniche che si vivono a campionati già in opera, e quindi in grado di fornire, ai diretti interessati, le indicazioni più utili in merito alle necessità ed agli esuberi. 

Follia. Un po' come se uno con 9/10 di miopia decidesse di operarsi agli occhi solo dopo esser andato al cinema ed aver passato la serata a contemplare il numero della potroncina davanti a sé.

La verità è che la fretta, l'ansia e le palpitazioni da countdown rendono meno lucidi e, paradossalmente, più risoluti per mancanza di alternative, ed è per questo che - la storia di questo stupendo sport collaterale chiamato calciomercato insegna - sono sempre le ultimissime, le ore della definizione.

 

E allora eccolo, il solito Galliani che vola a Madrid. Lo fa da 3 anni a questa parte. Vien quasi da pensare che, il volo dell'ultimo giorno, lo prenoti con qualche mese d'anticipo per risparmiare. Su una qualche compagnia low-cost dalle hostess simil-Tevez, come facevo io quando riuscivo ad arrivare a Barcellona con 10 euro A/R. L'obiettivo, scontato quanto la data della partenza. Non tanto Kakà, quanto Perez e Bosco, tutti e due corteggiati quanto una quindicenne in calore ma con sani principi, su una spiaggetta notturna nella notte di San Lorenzo. E da parte non del fusto con i bicipiti che fanno capolino da sotto i tatuaggi, quanto dallo sfigato chitarristucolo con gli occhiali da intellettuale che culla dolcemente le limonate di chiunque, tranne che di sé stesso. Che nuova puntata della telenovela sia, allora. E che, un po' come Beautiful, essa finisca, prima o poi. Ah, già, è vero. Beautiful non è ancora finita. Che significa? Boh, magari che a tra 4/5 anni il Kakà con la panzetta e la rotula farinàcea tornerà a Milano a giocare sette spezzoni di partita, calciando il più classico dei rigori inutili all'ultima di campionato. Oppure che, e non sarebbe un male, finalmente quel  Bosco Leite che tiene per le pelotas lui ma soprattutto il suo contratto da una vita, decida di mollare, ed accontentare il figliol che vorrebb'esser prodigo. 

 

Quel che è certo è che, a meno che Galliani non sia un ingenuo - e mi rifiuto di crederlo, dopo 25 anni di calcio a certi livelli -, esiste ed è già in atto un piano B. Oppure C, se si considera che Kakà a sua volta era il piano B di Honda. Insomma, che dopo aver preso Matri ed aver così allietato il domiciliato Presidente, l'intenzione societaria e tecnica sia evidentemente quella del ritorno in pianta stabile al 4-3-1-2. Nel quale Matri, Pazzini (da novembre in poi), El Shaarawy, Balotelli e financo Robinho (a proposito, ma che ci sta a fare ancora a Milano?) si alterneranno nelle tre competizioni. Dietro di loro, almeno sino a gennaio, sarà necessario prevedere qualcosa, a prescindere da Kakà. Perché se Saponara davvero soffre dell'ennesimo dei mali imponderabili cui Milan Lab non riesce a far fronte, e Bosco se la continua a tirare nelle richieste, convinto che Ricky sia ancora un calciatore da copertina, allora il piano C dovrebbe comunque esser messo in opera.

Dicono che il piano C si chiami Montolivo, con i denari stornati su una mezzala che lo rimpiazzi, e l'altro Ricky smistato sulla trequarti, Prandelly-style. Ma nel ragionamento c'è qualcosa che non va. A gennaio, quando gli spalti si riempiranno di turisti dagli occhi a mandorla e dal portafogli gonfio, cosa fare di Montolivo? E che fine farebbe il nuovo arrivato del centrocampo? No troppi guai tattico-emozionali da considerare. 

Per questo Galliani, un piano C, dopo Honda e Kakà, deve averlo. E non si chiama certo Valter Birsa, voglio sperare. Il nome, per inciso, ancora non lo sappiamo. Lo scopriremo nella tarda nottata di oggi, oppure in quella di domani. Sempre che il caro - nel senso degli emolumenti richiesti - Bosco Leite non molli, e decida di metter la parola fine su una storia che, ammettiamolo, ha stancato un po' tutti. 

Ed è proprio questo il motivo per cui potrebbe farsi sul serio, stavolta.

 

Alfredo De Vuono

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