Il 26 ottobre del 1986 Roma-Napoli ha ancora il sapore del gemellaggio. Un Olimpico "antemondiali" ospita un incontro di colori che in una natura vivissima raffigura un cromatico mediterraneo. Il rosso sanguigno della terra, il giallo solare, l’azzurro del cielo e del mare. In una partita, Roma-Napoli. Le due tifoserie sono amiche e riempiono lo stadio per un incasso da record. Sono gli anni di Vangelis prestato agli spot televisivi della Barilla (sponsor della Roma) e delle speranze partenopee per quel tricolore che nella aspettative della sponda napoletana si consolida proprio quella domenica.

La prova di forza del Ciuccio impressiona pubblico e critica. Il Napoli si dimostra solido e maturo. L’assist di Giordano per il goal di Maradona - esecuzione fredda e raffinata - diventerà il manifesto di una stagione. Per la prima volta nella sua storia il Napoli ha tutto quello che gli occorre per vincere il campionato italiano. L’1-0 conquistato in casa dei giallorossi, sempre più in preda all’amarcord di pochi anni prima, dice che i partenopei possono essere considerati i favoriti numeri uno per la conquista del titolo.

L’anno successivo è quello che pone fine al gemellaggio, dando il via a un progressivo imbarbarimento di una rivalità tra due tifoserie un tempo amiche, ma adesso divise da un astio che in qualche frangente è culminato in episodi di violenza tra alcune frange del tifo organizzato. L’episodio di Ciro Esposito è quello più drammatico e significativo. In quella domenica del campionato 1987\88 la Roma e il Napoli si affrontano per le zone altissime della classifica. Il Napoli è favorito per la conquista dello scudetto. Gli azzurri hanno tutte le carte in regola per bissare il successo dell’anno precedente.

Nel primo tempo il Napoli spreca due grandi occasioni e, nella ripresa, il cinismo della Roma, grazie a una segnatura di Pruzzo, punisce un Ciuccio sprecone. Il Napoli resta in 9. Careca e Renica perdono il controllo. Non lo perde Francini, che con un gran colpo di testa trafigge l’estremo giallorosso e regala al Napoli un prezioso pareggio. In quell’occasione, però, si registrano delle intemperanze tra tifoserie opposte, pare anche a causa di qualche provocazione di qualche giocatore in campo. Resta, alla fine, la rottura definitiva di uno storico gemellaggio tra due delle più calde tifoserie italiane.

Nel campionato 1989\90, quello del secondo scudetto azzurro, Roma e Napoli si affrontano in un Flaminio che in quella stagione fa da palcoscenico alle uscite di Roma e Lazio surrogando un Olimpico che si rifà il trucco per i mondiali. Dino Viola e Corrado Ferlaino seguono in tribuna un incontro che non sembra aver dimenticato le ruggini di due anni prima. Un gioco maschio caratterizza una partita in cui la Roma fa da padrone e il Napoli arranca. Il vantaggio di Comi non scuote i partenopei e il Ciuccio tarda a reagire. Il pari, prezioso e provvidenziale, arriva su un rigore trasformato da Maradona, non in grande forma, ma col piglio decisivo, pure in giornata no.
Stagione 1993\94, il Napoli del nuovo corso, targato Lippi proveniente dall’Atalanta, fa la festa a una Roma ingenua e sorpresa dalla tattica cinica del Ciuccio. I calciatori del Napoli disputano una gara cattiva sul piano tattico e atletico, con marcature asfissianti e grande senso del pragmatismo. La partita vede due botte e risposta tra le due squadre, che vanno in rete con Buso, Rizzitelli, Di Canio e Bonacina, fino al goal decisivo siglato da un Ciro Ferrara improvvisatosi bomber di razza. Il difensore, però, il vizio del goal lo ha sempre avuto, soprattutto in momenti importanti. Il 3-2 finale indispettisce la verve di Mazzone, critico con le tattiche che esasperano il “non gioco” e lancia il Napoli verso una stagione che culminerà in una sorprendente qualificazione in UEFA, inattesa per una squadra costruita in emergenza e con tante giovani scommesse, tutte vinte.
Dopo un lungo periodo in cui i giallorossi prevalgono quasi sempre all’Olimpico (in alcune occasioni anche con risultati caratterizzati da scarti mortificanti per gli azzurri), complice un Napoli in parabola discendente, il Ciuccio in versione restaurata giunge nella capitale con spirito rinnovato e con grandi speranze per il nuovo corso targato De Laurentiis. In uno stadio interdetto ai tifosi del Napoli (i precedenti tra le due tifoserie costringono le autorità a vietare la trasferta ai tifosi partenopei), gli azzurri neopromossi guidati da Reja si trovano davanti la Lupa del primo Spalletti, l’unica squadra capace di tenere testa all’Inter schiacciasassi del dopo Calciopoli. Va in scena un Roma-Napoli che non ti aspetti, con un 4-4 finale che sorprende sia per l’intraprendenza di un Napoli spavaldo e spensierato, sia per un pari che alla vigilia sembrava improbabile, visti i favori del pronostico, tutti per la sponda capitolina. Vanno in goal un po’ tutti. Lavezzi, Hamsik, Zalayeta, Totti, De Rossi marcano una goleada degna di un ritorno prepotente del derby del sole. 
Dopo pochi anni per il Napoli arriva anche il momento di tornare alla vittoria su un campo storicamente molto difficile. Una doppietta di Cavani trascina un Napoli d’altissima classifica. Sono i primi segnali di una squadra che si candida a diventare protagonista di una serie A da tempo orfana dell’unica grande del sud. I partenopei di Mazzarri giocano un grande match, mettono alle corde i giallorossi e firmano un’impresa che li consacra tra le squadre destinate a conquistare un posto in Champions.
Nelle stagioni 2013\2014 e 2014\2015 i giallorossi riaffermano la loro supremazia casalinga, battendo il Napoli di Rafa Benitez per 2-0 e per 1-0 (in entrambi i match il “giustiziere” è Pjanic). In entrambe le gare il Napoli non demerita. I partenopei, però, sprecano troppe palle goal e vengono puniti da una Roma più cinica e risolutiva. Due incontri in situazioni diverse, il primo per la lotta scudetto, il secondo per la lotta a un posto Champions, ma molti simili per copione. Roma-Napoli è una delle sfide più affascinanti della storia della serie A. Quando queste due squadre si affrontano, riemergono ricordi antichi e recenti, e non mancano le ragioni per accostarli a circostanze non sempre piacevoli. 

 

Resta, comunque, la lettura di una partita che è il manifesto della rivalità tra le pochissime squadre capaci di fronteggiare lo strapotere di quelle del nord Italia. Una lotta per una leadership di opposizione, talvolta abbagliante, come il sole.