Il Maradona dei portieri. Così Emiliano Viviano e non solo, definì Gigi Buffon nell'autunno del 2009. Il soprannome calza perfettamente, non solo per le alte qualità tecniche del portiere della Juventus, ma anche perchè il carrarino rientra tra quei giocatori, proprio come El Pibe, del quale è inaccettabile - almeno per appassionati e addetti ai lavori - che non lasci eredi, nel momento in cui chiuderà la carriera. 

La caccia al nuovo Buffon è aperta da quasi un decennio e per qualcuno l'etichetta non è stata solo scomoda, ma ha avuto degli influssi non positivi per il proseguo della carriera. A volte hanno inciso le aspettative troppo alte, altre la sfortuna e altre ancora valutazioni frettolose. Resta il fatto che per portarsi questa definizione addosso, servono le spalle larghe e chissà se Donnarumma - il portiere più "chiacchierato" nella storia del calciomercato italiano - saprà davvero diventarne l'erede. 

Quasi dieci anni di caccia, di scouting, di sopravvalutazioni. Il primo in ordine di tempo e sul quale il tam tam ha iniziato ad  essere prolungato, è stato l'estremo difensore Federico Marchetti, classe 1983, della Lazio. La popolarità e i giudizi positivi hanno iniziato a farsi più numerosi nelle stagioni al Cagliari. La stagione 2008-09 è quella migliore, dove viene premiato come miglior portiere da una giuria composta da 600 preparatori in tutta Italia. L'ex Cagliari e Fiorentina Aldo Firicano, intervistato da una testata online spiega di averlo avuto alla Biellese nel 2005 e, a proposito del confronto con il portiere juventino, dice: “Buffon è il migliore in questo momento ma ci sarà, prima o poi, un cambio di testimone. Quando avverrà, Marchetti sarà uno dei candidati, non ho dubbi in proposito". 
Nell'estate del 2010 però, causa il mancato trasferimento alla Samp e l'esternazione piccata sulla non cessione, Marchetti viene messo in vendita dall'ex presidente Cellino, che non trova acquirenti e decide di retrocedere il laziale a terzo portiere della rosa. Nell'inverno del 2010, ultima stagione a Cagliari, anche l'ex azzurro Albertosi si sbilancia, tra l'altro con Marchetti fermo ai box da tempo per un infortunio, dicendo che nel giro di un paio d'anni sarà lui il nuovo Buffon. Nel 2011 passa alla Lazio, ma solo l'annata 2012-13 è quella che lo vede più continuo: Marchetti ha problemi di concentrazione ma anche e molto spesso fisici. Quest'anno, dopo l'ennesimo problema, è stato rimpiazzato da Strakosha, scendendo così nelle gerarchie delle scelte tecniche. 

Più continuo e anche più sfortunato, Mattia Perin, classe '92. L'etichetta di "nuovo Buffon" se l'è vista incollare subito o quasi, complice anche l'innata vocazione per il ruolo tra i pali. Nel 2012, presentato a Pescara, mette subito le mani avanti, pregando di non essere accostato allo juventino. Una costante, questa, ripetuta poi negli anni successivi anche dall'agente. A "TMW Magazine" dichiara: "Di Buffon ce n'è uno e ne nasce uno ogni 30-40 anni e, poiché non abbiamo tutta questa differenza di età, bisognerà aspettare un altro po'". Stagione tribolata quella in Abruzzo e che si chiude con la retrocessione ma soprattutto con 84 reti incassate in venti gare. Perin a volte ci mette una pezza, altre non ci arriva e altre ancora compie miracoli. A Firenze, in una delle rare vittorie del Pescara in quella stagione, effettua 15 parate, stabilendo il record europeo (tenendo conto di: Liga, Premier, Ligue1 e Bundesliga) in novanta minuti. Dal 2013 si trasferisce a Genoa e non molla più i rossoblu. Nella primavera del 2015 un infortunio alla spalla lo costringe ad operarsi pochi mesi dopo. Poi altri due gravi stop e sempre dovuti ad un problema al ginocchio: rottura del crociato destro nell'aprile del 2016 e rottura del crociato sinistro a gennaio scorso. 

Carlo Pinsoglio, classe '90, è un altro portiere che l'anno scorso al Latina, è stato presentato senza mezzi termini come "mandato da Buffon": "Ai tempi della Primavera - ha raccontato - mi è capito spesso di lavorare con la prima squadra e lo facevo insieme a Gigi. E’ un idolo e un modello da seguire per il 90% dei portieri al mondo, figuriamoci per me che potevo allenarmi con lui". Cresciuto nelle giovanili del Moncalieri e poi in quelle juventine, Pinsoglio si avvicina alla prima squadra nel 2010, sedendosi in panchina con l'estremo difensore e Manninger infortunati. Tra prestiti e compartecipazioni, il club torinese lo cede al Viareggio, al Pescara, al Vicenza, al Modena, al Livorno e al Latina. A Pescara, nella stagione 2011-12, i contrasti con Zeman sono talmente insanabili, che nel giro di pochi mesi lascia la squadra. Al proposito, il boemo dichiarò con sarcasmo: "Pinsoglio? Non sapevo se ne fosse andato". Al momento svincolato, la sua esperienza più emozionante e paurosa, resta quella in Toscana. Capro espiatorio della retrocessione diretta del Livorno in Lega Pro, con una papera clamorosa nel match col Lanciano, è stato aggredito dai tifosi, ai quali le scuse non sono bastate.

Vincenzo Fiorillo, altro classe '90, che in questa stagione ha difeso la porta del Pescara soprattutto nel girone di ritorno, ha un contratto con il club abruzzese fino al 2019. Cresciuto nelle giovanili della Sampdoria, l'etichetta di nuovo Buffon gli è stata attaccata presto sulle spalle. Il portiere ha sempre confessato la pesantezza di questa presunta eredità: "Non ho mai pensato di esserlo - ha confessato più volte - anche se a 17 anni il paragone fa piacere ma resta azzardato e io l'ho un po' pagato". Ha vestito le maglie di Reggina, Spezia e Livorno e quella del Delfino ormai da tre anni. 

Il livornese Francesco Bardi, classe '92 e passato giovanissimo nel 2011 nelle giovanili dell'Inter e è sempre stato prestato, addirittura anche all'estero all'Espanyol nell'estate del 2015. Quest'anno ha difeso la porta del Frosinone. Ha sempre dichiarato di avere come idolo Buffon, anche se ha potuto vedere da vicino sia Julio Cesar che Handanovic. L'etichetta di erede di Buffon, anche nel suo caso, è arrivata presto ma con qualche riserva in più. Appena arrivato in nerazzurro, Novellino, ad esempio, lo battezzò tale. Qualche anno dopo e le esperienze nel Livorno, nel Chievo e in Liga, il Ct Di Biagio che lo convocava nell'Under 21 ha invece sempre frenato gli entusiasmi e i paragoni. Ancora di proprietà dell'Inter, ha un contratto che scade nel 2019.

In questa caccia al nuovo Buffon, tempo fa le testate avevano fatto nascere il dualismo Bardi-Nicola Leali, classe '93, scuola Brescia e di proprietà della Juventus dal 2012. Con la maglia della Leonessa tutti avrebbero scommesso su di lui come erede del portiere bianconero. Lo ripeteva spesso il presidente Corioni, convinto di avere un gioiello di platino nella sua scuderia. Dopo il prestito al Lanciano e allo Spezia, A Cesena, nel novembre del 2014, tenne a chiarire un suo pensiero: "L'accostamento fa sempre piacere ma è esagerato. Considero Buffon un riferimento ma irraggiungibile. Sono convito che è, e resta, il più forte di sempre: non ce ne sarà mai più uno così". In Romagna iniziò come titolare per poi essere scavalcato da Agliardi. Nella stagione 2015-16 porta avanti invece un campionato da titolare al Frosinone, poi retrocesso. Quest'ultimo campionato lo ha visto difendere la porta dell'Olympiakos. E' legato al club bianconero fino al 2019. 

Il nuovo Buffon ha parlato per qualche tempo anche rumeno. L'altissimo (un metro e 94) Laurentiu Branescu, classe '94, è stato acquistato dalla Juventus nel 2011 ed è stato rispedito in Romania alla Dinamo Bucarest, dopo le pochissime presenze colla Juve Stabia, Lanciano, gli ungheresi del Szombathelyi Haladás, l'Omonia Nicosia. In casa bianconera erano davvero sicuri di aver l'erede in famiglia ma qualcosa si è rotto nel 2012 quando l'Under 19 rumena lo sospese per un anno, causa abuso di alcolici, birra in particolare. La società italiana non prese provvedimenti ufficiali, ma in quei mesi, Branescu si è giocato molte chance di diventare protagonista.

Molto più particolare la storia di Simone Scuffet, classe '96, che i primi paragoni pesanti li ha subiti a 17 anni scarsi, con l'esordio in A nel 2014 con la maglia dell'Udinese, dove ha giocato gran parte delle giovanili. Nel campionato successivo è Karnezis a retrocederlo in panchina. Chissà se nei mesi precedenti, in estate, avrà avuto il rimpianto per non aver accettato la cessione all'Atletico Madrid. Tra i due club era stato raggiunto l'accordo in tutte le sue parti, compreso un contratto da 900mila euro l'anno, ma la famiglia Scuffet si oppose al trasferimento. All'inizio il motivo risiedeva nel dovere di portare a termine gli studi ma il ragazzo ha poi spiegato che non c'entravano niente: semplicemente avrebbe voluto continuare a crescere nella squadra bianconera e con lo staff. E - sul mancato trasferimento - giura di non provare, nemmeno oggi, alcun pentimento. Nel 2014 ha poi subito un infortunio alla spalla importante con l'Under 19 e da lì la sua carriera ha avuto un freno. L'Europeo in corso in Polonia e una forma fisica e mentale ritrovata, gli daranno quella marcia in più per tornare ai livelli di inizio carriera. 

Tornando al presente e ad etichettature più recenti, c'è un altro portiere di proprietà dell'Udinese sul quale è puntato l'occhio di bue da mesi. Si tratta di Alex Meret, classe '97. Di Udine come Scuffet, di lui si parla con tanta enfasi, tanto da lanciare titoli del tipo "Il dopo Buffon si chiama Meret". La Juventus pare seriamente interessata ad accaparrarsi il ragazzo che tanto ha stupito quest'anno nel campionato magico della Spal. In 30 presenze ha subito solo 26 reti. Adesso è, inevitabilmente, un nome al centro del mercato.

Se nemmeno con Meret gli addetti ai lavori ci avranno visto giusto, la caccia all'erede di Buffon continuerà, anche se tutte le speranze sono ora riposte in Donnarumma. 

Antonio Mirante, che è stato compagno e vice del portiere della Juventus nella stagione in B, l'estate scorsa ha rilasciato una dichiarazione amara: "Buffon? E' un Maradona. Uno come lui nasce ogni cento anni. Però ha rovinato una generazione di portieri, ha schiacciato con la sua classe e la sua bravura tanti portieri di talento". Un'opinione fuori dal coro, che trova comunque riscontro con i risultati scarsi raccolti in questa caccia decennale.