Una finale all’orizzonte è qualcosa che solitamente fa rima con un’aria frizzante, gonfia di sogni e fantasie. Non è così nell’ambiente rossonero, inevitabilmente. A complicare tutto, in maniera tutt’altro che collaterale alla finale di Coppa Italia, c’è la questione societaria. “Cerco di vendere da un anno”, ha confessato Silvio Berlusconi via Facebook, in un video che non ha fatto altro che alimentare polemiche e ironie. “Non è vero, in realtà non vuole vendere”, sussurrano i sedicenti ben informati, che raccontano di un Berlusconi stretto dalla morsa di Fininvest, che non vede l’ora di sbolognare il Milan, per cui non intende scucire più un centesimo. La verità, come spesso capita, è nel mezzo: il quadro è quello di un Berlusconi stanco e amareggiato dopo gli investimenti recenti, determinato a vendere, specie dopo il fallimento dell’ibrido della trattativa Teauchabol, nella quale sarebbe rimasto presidente e azionista di maggioranza, fino a vedere un Milan di nuovo stellare, o quantomeno vincente, con la sua firma in calce. Ecco, il punto è proprio questo: Berlusconi vuole lasciare, ma non così. Non con un Milan ridotto così, non con la tifoseria avversa, non con l’immagine di una squadra settima in classifica, dietro al Sassuolo, e umiliata in casa dalla Roma. Ecco, così, Silvio non lascia. Silvio lascerà con una coppa alzata al cielo. Ecco spiegato come la finale di Coppa Italia è legata a doppio filo ai destini societari. Con tutte le difficoltà del caso. Berlusconi è a metà di un vicolo cieco, imbottigliato senza apparente via d’uscita. Vorrebbe lasciare da vincente. Ma le possibilità che questo avvenga, il 21 maggio come in futuro, sono prossime alla più miracolosa delle eventualità.
IL PIANO - Nel migliore dei mondi possibili, per Silvio Berlusconi sarebbe assolutamente fondamentale cogliere al volo l’opportunità di capitalizzare le due finali, inaspettate quanto a questo punto ghiottissime, per chiudere da vincente. Così si legge l’improvvisa accelerata sul fronte cinese, così si spiega il tifo per i bianconeri nella corsa scudetto, che consegna al Milan, comunque vada a Roma, la finale di Supercoppa. Se i rossoneri vincessero una delle due, per il Berlusconi-pensiero (e per la statistica), passerebbe l’idea di lasciare da vincente, con un trofeo. Fare l’accoppiata (impensabile a dicembre, ma a questo punto difficilmente ipotizzabile anche ora, con la squadra in queste condizioni, al di là del valore dei bianconeri) darebbe al presidente rossonero l’opportunità del commiato perfetto. “30 trofei in 30 anni” da presidente: il leit motiv da consegnare alla storia. Questo il piano, nel migliore dei mondi possibili: ecco perché, fallito il piano-Bee, Berlusconi ha rotto gli indugi per trattare con la cordata cinese. Troppo ghiotta, l’occasione di lasciare da vincente, anche in queste condizioni.
LA REALTA’ - Ovvero, quella che racconta di un vicolo cieco. Perché all’Olimpico, ferma restando la rotondità del pallone come da antonomasia (ma con i limiti del caso), si va verso una mattanza, con uno spogliatoio spaccato, un allenatore che avrebbe voluto dimettersi, una squadra in ginocchio, e la follia-Mihajlovic, su cui c’è la firma proprio del presidente. Insomma, potrebbe arrivare una storica sconfitta, che a quel punto sì, con un Milan umiliato, in profonda crisi tecnica, con la deteriorata affettività della tifoseria, sconsiglierebbe a Berlusconi di lasciare con questa immagine. Altresì, all’orizzonte, non si vede la luce in fondo al tunnel: potrebbe andare sempre peggio, e a complicare tutto ci si è messo il fragoroso fallimento dell’ all-in berlusconiano, con quegli 80 milioni di investimento sul mercato dell’estate scorsa. Il presidente non lo rifarà, Fininvest neanche a parlarne: ecco perché ipotizzare un Milan più competitivo di quello attuale nella prossima stagione, appare un compito improbo per il più ottimista dei rossoneri.
LE PROSPETTIVE - E allora che fare? Già, questo è il vicolo cieco in cui si è cacciato Berlusconi negli ultimi mesi, con un piano terribilmente inclinato dal pasticcio-Mihajlovic in poi. Vorrebbe lasciare da vincente. Vorrebbe lasciare con un Milan competitivo, o quantomeno dignitoso. La realtà parla d’altro, e racconta che andrà sempre peggio: per i tifosi, quanto per il desiderio del presidente di lasciare con una buona immagine di sé. Qualcosa Berlusconi dovrà lasciar andare, ad un sogno, il presidente più vincente della storia del calcio, dovrà rinunciare. Almeno a uno.
Ezio Azzollini