Potrebbero non essere esclusivamente la giovane età o l’affidabilità e continuità tutte da dimostrare del secondo acquisto più caro della storia del Milan, Andrè Silva, i fattori che stanno condizionando l’instancabile dirigenza rossonera in queste ore a restare attiva e più che vigile sul fronte attaccante.
Due fattori che, uniti alla più che probabile partenza di Lapadula (destinazione Atalanta, nell’ambito dell’affare Conti?), spingono Mirabelli e Fassone a continuare ad insistere per le piste calde, caldissime fin qui, anche ben prima dell’arrivo lampo del giovanissimo portoghese, e, ciò che più conta, ben dopo. Il Milan, nonostante i 40 milioni investiti per la punta ex Porto (investimento secondo solo a quello fatto da Berlusconi, 15 anni fa, per il connazionale Rui Costa), resta alla ricerca di una punta, e se i nomi sono quelli fatti in queste ore (con Kalinic c’è più di un accordo, e Belotti resta il sogno: anche oggi Toro e Milan si sono parlati, e sussurri raccontano di un’intransigenza da parte di Cairo molto inferiore rispetto a quella manifestata a mezzo stampa), è chiaro che non si tratta di semplici rincalzi.
Basta il fatto che Andrè Silva rappresenti, tutto sommato, ancora una scommessa, per far sì che il Milan sia disposto a investire una trentina di milioni per il croato, e a sognare il colpo da (almeno) il doppio per il Gallo, dopo aver sborsato 99 milioni fin qui? Ovviamente no.
Ed ecco che gli indizi portano al Milan che Montella ha in mente. Non una punta o l’altra, ma finalmente due punte in campo (ah, come sarebbe andato in solluchero Berlusconi), finalmente compatibili, come all’Aeroplanino non capitò praticamente mai nella scorsa stagione, quando Niang escludeva Lapadula, che escludeva Bacca, che escludeva un po’ chiunque. Anche perché, dopo la consacrazione di Suso come mezzala offensiva, e l’imprescindibilità dall’altro lato di Bonaventura, il cui infortunio ha fatto letteralmente collassare la stagione rossonera mettendo a rischio da un posizionamento Champions in inverno addirittura l’Europa, sarebbe un reato anche il solo ipotizzare l’arretramento di uno dei due. Anche perché sullo spagnolo c’è il forte interesse del Napoli, e oltre che dal rinnovo l’ex Liverpool andrebbe blindato anche da un impiego tattico simile a quello della stagione appena conclusa.
Ecco quindi che ben più di un 4-4-2 pesante, con due punte vere (che però andrebbero sostenute, bel problema oltre alla natura ormai demodé dello schieramento che fece le fortune dei rossoneri negli anni ’90), potrebbe rivelarsi molto più proficua e stuzzicante l’ipotesi di un 4-2-4, simile a quello recentemente adottato da Ventura in Nazionale, per poter non rinunciare a nessuno tra Insigne, Immobile, Belotti (chi si rivede) e Candreva. Un modulo che con Kessie e il sempre più in odor di Milanello Lucas Biglia, sarebbe perfettamente sostenibile: quello dell’argentino pare l’identikit del centrocampista, affiancato all’ex atalantino, utile e idoneo a rifornire e filtrare nella sua posizione di campo uno schieramento così apparentemente sbilanciato. Ovvero: avere Biglia e Kessie assieme, sembra poter quasi naturalmente suggerire a Montella la pazza idea del 4-2-4. Non così pazza, a guardare gli interpreti.
Li abbiamo messi in una ipotetica formazione, quella che i dirigenti del Milan hanno in mente, schierata secondo un (naturalissimo, o così ci pare) 4-2-4. In minuscolo ci sono i nomi ancora non approdati in rossonero. A Fassone e Mirabelli il compito di portarli in rossonero, garantendo a Montella un’opzione tattica pazza, e probabilmente talmente pazza da risultare perfetta.