Se all’andata non ci fosse stata quella deviazione in occasione del secondo goal? Se all’andata avessero realizzato almeno una delle clamorose palle goal avute a disposizione? Se all’andata Giordano, solo davanti alla porta incustodita, avesse buttato dentro quella palla a portiere battuto, invece di spedirla sopra la traversa verso quegli spalti vuoti? Giordano fu ingannato dalla linea della traversa. L’assenza del pubblico gliela definì male, facendogli perdere la dimensione della porta. In quei frangenti un dettaglio del genere può essere determinante. Anche Beppe Bruscolotti lo sottolinea in questo suo contributo sulla partita:
Quante se ne potrebbero elencare a distanza di quasi trent’anni, compresa la domanda per la quale che Napoli sarebbe stato se quella squadra formata da Maradona, Careca, Giordano e tanti altri grandi calciatori, avesse disputato la Champions League. L’avrebbe vinta almeno una volta?
L’unica certezza è che allora, quando ai sedicesimi di finale il sorteggio mise il Napoli campione d’Italia davanti al Real del Buitre, “l’avvoltoio”, di Hugo Sanchez, di José Miguel González Martín del Campo, detto Míchel, al debutto assoluto nella massima competizione europea non bastò un Ciuccio di grande caratura per avere ragione di una compagine troppo smaliziata ed esperta per poter soccombere a una debuttante.
Eppure, il primo tempo del Napoli in quella gara di ritorno, successiva al 2-0 patito in Spagna in un Bernabeu a porte chiuse, resterà tra i più belli giocati dal Napoli nei suoi novant’anni di storia. Fino al pareggio di Emilio Butragueño, che di fatto chiuse il discorso qualificazione quasi allo scadere della prima frazione, il Napoli, in vantaggio grazie a un goal di Francini, fece tremare le certezze di un Real venuto al San Paolo per controllare l’incontro, ma, poi, incredulo e intontito davanti al ritmo di gioco della squadra di Ottavio Bianchi. Grandi parate di Buyo, salvataggi difensivi, uno clamoroso su Careca proprio del portiere, tennero in vantaggio l’aggregate dei blancos, rinvigorito in via definitiva dal pari del Buitre.
Proprio una testimonianza di Giovanni Francini ricorda, in questo video, i momenti e i significati di quella partita.
Adesso, a distanza di tanti anni, un Napoli completamente diverso da quello di allora, costruito e progredito sotto la guida della nuova gestione societaria di Aurelio De Laurentiis, colui che ha raccolto l’eredità incenerita del fallimento del 2004, ha davanti a sé l’occasione della rivincita, stavolta agli ottavi di finale, contro il Real di Cristiano Ronaldo, la squadra campione d’Europa in carica, campione del mondo in carica, prima nella Liga, che ha in rosa il capitano della nazionale campione europea e un numero elevato di calciatori che vantano un’esperienza e un palmares di altissimo livello. Senza portarla troppo per le lunghe, il Napoli scugnizzo e spavaldo, tutto tattica e creatività, nell’urna dei sorteggi ritrova la massima esponente del calcio internazionale.
I favori del pronostico sono tutti per il Real Madrid, anche se nessuno trascura aspetti che prescindono dal peso storico e dalla caratura del club spagnolo. Il confronto tra le due squadre, a differenza della sfida del 1987, pone le merengues su un piano di vantaggio nel confronto individuale. Quello che nella doppia sfida di quei sedicesimi giocati nel 1987 ha fatto la differenza è quasi tutto da ricercare nel volume di esperienza. Il Real ne aveva da vendere, il Napoli no. Gli episodi decisivi, benché determinati anche da una dose caotica, furono tutti generati da questo. Adesso, invece, è l’elemento tattico a dare opportunità a un Napoli che, a quanto sembra, appare più organizzato dal punto di vista della manovra, contro un Real Madrid oggettivamente “perfettibile”, ma non perfetto, come sostenuto da Salvatore Bagni nelle sue valutazioni prima del doppio confronto.
Se il Real può contare sul "cyborg" Cristiano Ronaldo, al Napoli, sempre numericamente, resta l’unica traccia rimasta di quel Pibe de Oro che allora non riuscì a regalare la qualificazione ai partenopei. Si chiama Hamsik. Altro giocatore, non comparabile, ma amato da una tifoseria che lo ammira sempre di più, mentre il suo score con la maglia del Napoli lo approssima al numero di segnature di Maradona e lo candida a battere quel record assoluto che a lungo ha portato il nome di Dieguito.
Emergono, per quanto riguarda la partita e il Real, dei dati statistici e storici particolari, che alimentano il fascino di questa sfida. Il Napoli è alla sua terza qualificazione agli ottavi di Champions. Non ha mai superato questo turno. Fermato dallo Spartak Mosca nel 1991 (allora ancora Coppa dei Campioni) ed eliminato dal Chelsea nel 2012, il Ciuccio non è mai riuscito a superare questo turno.

Il Real Madrid, invece, rispetto alle ultime dodici edizioni della Champions presenta un andamento molto particolare. Dal 2004 al 2010 i madrilisti sono sempre usciti agli ottavi di finale. Per sei edizioni consecutive il primo turno a eliminazione diretta è diventato, in quegli anni, un vero e proprio tabù. Juventus, Arsenal, Bayern Monaco, Roma, Liverpool e Lione sono state le squadre che per sei anni consecutivi hanno chiuso la porta in faccia alle merengues, e sempre agli ottavi di finale.
Dal 2010 in poi, invece, il Real ha sempre superato questo turno, sfatando una fase stregata e trasformandola in una costante inversa, più consona al blasone del club più titolato della competizione.
Un altro dato numerico si oppone al passato di questa partita. L’andata dei sedicesimi di quel Real Madrid-Napoli fu giocata in un Santiago Bernabeu svuotato da una sanzione. Per questi ottavi, invece, lo stadio della capitale spagnola sarà pieno di tifosi, molti anche napoletani. Trent’anni fa lo zero, per il Bernabeu e per il Napoli. Quello che sta per venire? Nessuno sa se saranno obbedienze alle gerarchie o capovolgimenti.