Una vera e propria impresa, quella che la nazionale della Svezia ha compiuto nello spareggio contro la più quotata e blasonata nazionale italiana del CT Ventura, che dopo 60 anni non prenderà parte al prossimo mondiale targato Russia 2018.
Il merito principale che va riconosciuto ai battaglieri "vichinghi" è quello di non aver permesso agli azzurri di fare goal, sia nel match di andata che in quello di ritorno, nonostante uno stadio San Siro gremito in ogni ordine di posto.
Prendendo in esame le due rose di Italia e Svezia non ci sarebbe dovuta essere partita, con i vari azzurri super quotati in ottica di mercato, ma il rettangolo verde ha evidenziato la tenacia, la grinta e la voglia degli svedesi, che alla resa dei conti hanno saputo reggere l'urto dell'Italia e fatto sognare la loro intera nazione.
Non è la prima volta che il team giallo e blu lascia il segno contro la nostra nazionale, basta ricordare cosa accadde ad Euro 2004, quando Svezia e Danimarca impattarono con il famoso biscotto del 2-2, che valse il loro passaggio del turno e l'eliminazione dell'Italia al girone tra le lacrime di Cassano.
Nel lontano 1936 fu un'altra nazionale scandinava a compiere una grande impresa con il pallone, ovvero la sorprendente Norvegia.
In Germania si disputavano le Olimpiadi e nell'ambito calcistico, i norvegesi conquistarono la medaglia di bronzo, che ancora oggi è il miglior risultato nella storia della nazionale di calcio della Norvegia, che per il resto non è andata oltre gli ottavi di finale al mondiale di Francia '98.
In serie A ha giocato per alcuni anni un grande difensore norvegese, ovvero quel Riise che nella Roma ha lasciato ottimi ricordi, con le sue falcate sulla fascia da grande terzino di spinta, il giocatore col maggior numero di presenze nella nazionale della Norvegia: ben 110.
A completare il terzetto delle nazionali scandinave troviamo la Danimarca, che nel 1992 ha vissuto una sorta di favola che l'ha fatta entrare di diritto nella storia del calcio internazionale.
In quell'anno si disputò infatti l'Europeo in Svezia e ci fu il ripescaggio della Danimarca, in quanto la Jugoslavia non prese più parte al torneo a causa della guerra dei Balcani che era in atto in quel periodo.
Come in una favola dal lieto fine, quella che sulla carta doveva essere la nazionale più debole e senza pretese in virtù del ripescaggio, si trasformò in una squadra determinata e col coltello tra i denti, che vinse in maniera clamorosa l'Europeo, sconfiggendo in finale la titolata Germania.
In quella squadra militavano giocatori come il portiere Schmeichel che diventò una bandiera del Manchester United, Brian Laudrup che in Italia militò nella Fiorentina e nel Milan, Larsen che giocò a Pisa e l'eroico Vilfort, che dopo ogni partita correva dalla figlia malata di leucemia.