La stagione precedente l’impresa targata 10 maggio 1987, Maradona promise di “vendicare” i napoletani troppe volte insultati nella Verona di quella rivalità lunga decenni. E fu 2-2, da 2-0 per gli scaligeri. E quella rimonta fu firmata da una doppietta del Pibe de Oro. Promessa mantenuta e schiaffo su cui si fondò una delle pietre angolari di quella solidità che avrebbe portato lo scudetto a Napoli per la prima volta nella storia. Non era soltanto una faccenda tecnica. C’erano di mezzo i segni altri di un pallone che aveva bisogno di una spina dorsale fortissima. Soprattutto lontano dalle potenze settentrionali.

Non si sbaglia a considerare Verona-Napoli una classica. Anomala, lacerata da momenti ad alta tensione, talvolta oltre certe decenze. Ma gara spesso sentitissima, prima di tutto fuori dal terreno di gioco. Del resto, l’anno prima di quel 2-2 una sonora sconfitta aveva inaugurato l’arrivo del più grande calciatore mai approdato in Italia in un clima che aveva superato l’irriverenza e l’ostilità per darsi a un genere di tifo che non avrebbe rimosso i suoi strascichi. 

La prima di campionato in un pomeriggio di ferragosto dice di un Verona-Napoli dai mille interrogativi. Con un mercato ancora in corso, che è destinato a spiazzare con probabili modifiche in corso un inizio di stagione altrettanto incognito, una preparazione anticipata e un organico, quello partenopeo, in costante rifondazione, il debutto di queste due squadre non riserva elementi certi, se non quello di due formazioni che fino a questo momento non hanno ancora fornito un’immagine già matura. Il Napoli nelle gare di precampionato non ha brillato particolarmente e il Verona ha inaugurato la sua stagione con una clamorosa e netta sconfitta casalinga (1-4) per mano del Bari

La disfatta coi pugliesi ha fatto emergere una serie di ingenuità difensive, soprattutto nel settore del centrosinistra, e una fragilità disciplinare che ha costretto i veronesi a chiudere la gara in inferiorità numerica. Il Napoli, invece, per quanto siano attendibili, in alcune partite estive ha mostrato dei limiti nella costruzione offensiva, spesso poco incisiva, e una conseguente scarsità realizzativa.

Dal punto di vista tattico, i padroni di casa dovrebbero affidarsi a una difesa a tre, probabilmente con Dawidowicz, Gunter e Ceccherini a formare la linea dei centrali, con una manovra affidata alla spinta dei due esterni Faraoni e Lazovic e la mediana guidata da Barak, uomo mercato ed elemento tra i migliori centrocampisti della scorsa stagione. Per mister Cioffi in attacco Lasagna rappresenta una certezza alla quale Simeone non può affiancarsi con altrettanta sicurezza a causa delle voci di mercato che lo vogliono proprio all’ombra del Vesuvio. 

Spalletti dovrebbe affidarsi al suo 4-3-3 duttile, con l’ipotetica nuova coppia centrale in cui Kim dovrà ereditare, impresa non agevole, la solidità di Koulibaly. Di Lorenzo, sempre più punto di riferimento per tutta la squadra, rappresenta una delle certezze più affidabili e collaudate. Dubbi sulla sinistra, dove Mario Rui dovrebbe essere il favorito, in attesa di vedere all’opera Olivera. Grande curiosità desta pure il georgiano Khvicha Kvaratskhelia, che in precampionato ha mostrato molti dei colpi del suo bagaglio tecnico. Nella posizione che era di Insigne, dovrebbe supportare la prima punta Osimhen con Lozano e Politano a giocarsi un posto da titolari sulla corsia di destra. In attesa che il mercato consegni al Napoli qualche nuovo innesto.
La mediana, ormai “orfana” di Fabian Ruiz, sarà guidata da Lobotka e Anguissa, probabilmente con Zielinski a completare la line a tre. 

È ovvio che il Napoli che si vedrà a Verona potrebbe essere molto diverso da quello degli impegni successivi, ma la prima varrà tre punti quanto le altre. Per una stagione in cui molti osservatori danno il Napoli non tra le favorite per le posizioni di vertice.