La più importante Olanda-Argentina avrebbe potuto avere in campo il più grande, ma quel mondiale, oltre che tentare di nascondere al mondo gli orrori di una dittatura, si privò dell’ebbrezza di sperimentare prestissimo la presenza di un diciassettenne che, stando alle cronache, fu tenuto fuori dal suo allenatore per la paura che fosse ancora troppo immaturo. Maradona avrebbe riscattato il suo ’78 immediatamente dopo, vincendo il campionato del mondo under 20, ma il trionfo del 1978 gli sarebbe ritornato pieno e inimitabile otto anni dopo a Città del Messico. Giusto così. A distanza di tanti anni, giusto così. Maradona è stato il simbolo del “mondiale dei mondiali”. Il prima e il dopo non lo avrebbero centrato in tutta la sua essenza.

Argentina e Olanda ai campionati del mondo hanno scritto pagine significative. Dentro e fuori dal terreno di gioco. Su tutte, la finale del 1978 in Argentina, agli ordini della giunta di Videla e di un’edizione a dir poco sospetta. Una partita che fu una battaglia della propaganda, che fu una battaglia in campo e che vide i calciatori stremarsi senza risparmio. Da una parte una vana resistenza a qualcosa che sembrava essere stato scritto, dall’altra la corsa verso un successo programmato e annunciato. Il gol di Poortvliet a pochi minuti dal termine avrebbe soltanto prolungato l’agonia di una coppa del mondo decisa, probabilmente, in luoghi lontani dal campo. 3-1 per gli argentini, un arbitraggio di Gonella molto contestato e tante, troppe botte. Ma a qualcuno interessava soltanto il risultato. Argentina campione del mondo. 

Quattro anni prima, in Germania, gli oranje di Cruijff avevano mortificato i sudamericani con un netto 4-0. Un’altra Argentina e un’altra Olanda. Quella celebre “Arancia meccanica” che avrebbe scritto la storia della tattica calcistica. Nel 1998, in Francia, tulipani e argentini si ritrovano nuovamente. Quarti di finale. Un grandissimo gol di Bergkamp all’ultimo minuto regala il passaggio del turno agli olandesi e spedisce a casa un’Argentina considerata tra le favorite per la vittoria finale. Dopo un pareggio nella gara del girone del 2006 (entrambe avrebbero passato il turno), nel 2014, in Brasile, Olanda e Argentina si giocano l’accesso alla finale. Dopo 120 minuti di 0-0, il penalty di Maxi Rodriguez elimina i tulipani e manda la sua nazionale in finale (poi vinta dalla Germania). 

L’Olanda un pezzo di storia adesso ce l’ha alla guida tecnica della sua nazionale. Louis van Gaal non ha fatto mistero del fatto di non avere paura della partita con l’Argentina, rievocando l’eliminazione del 2014 e sottolineando che, a suo dire, la pericolosità di Messi può essere arginata. Gli arancioni fino a questo momento hanno avuto ragione di Qatar, Senegal e Stati Uniti (battuti agli ottavi) e hanno pareggiato con l’Ecuador. La difesa, che ha in van Dijk il principale punto di riferimento, gioca con una linea a tre dietro una mediana a quattro in cui Dumfries e Blind operano da esterni sia in copertura che in fase offensiva. Centralmente, de Roon e de Jong supportano il trequartista Klaassen alle spalle delle due punte Gakpo e Depay.

L’Argentina arriva a questi quarti di finale col solito ritornello sulla capacità di Messi di sapersi distinguere anche con la maglia della sua nazionale. Per lui l’ultima occasione per vincere quello che molti gli contestano essere l’unica parte deludente della sua carriera. Dopo il debutto deludente coi sauditi, i sudamericani trovano sulla loro strada un avversario storicamente rivale. Scaloni dispone di un organico ampio e tecnicamente di prima scelta. I punti deboli dell’Albiceleste emergono da una fase difensiva non sempre impeccabile. Entrambe le squadre, però, sono votate a un gioco offensivo e spregiudicato. Sarà curioso vederne gli effetti tattici. Se essi saranno diretti allo spettacolo o a un reciproco annullamento, come a volte è capitato quando argentini e olandesi si sono incontrati ai mondiali. Vedere le ultime due occasioni (due volte 0-0).  

Olanda-Argentina è gara da finale anticipata. Gli olandesi di finali mondiali nella loro storia ne hanno perse tre, come gli argentini, ma per gli oranje le tre sconfitte non hanno ancora conosciuto la rivincita.