Brasiliano di nome e di nascita, italiano di adozione e passaporto, Jorginho è uno dei migliori registi di centrocampo della sua generazione. Merito di Andrea Mandorlini, che nel Verona ha preso il ragazzino che giocava ovunque e l'ha messo davanti alla difesa. I risultati sono stati sotto gli occhi di tutti per due anni e mezzo: normale che le grandi s'interessassero a lui, dopo una promozione in Serie A conquistata da protagonista e i primi convincenti mesi nella massima categoria. A spuntarla, probabilmente per essersi mosso prima di tutte, ecco il Napoli di De Laurentiis, che a gennaio 2014 lo prende in comproprietà e lo porta, appena ventiduenne, alla corte di Rafa Benitez.

Benitez, appunto: un devoto al 4-2-3-1, un modulo che non sembra quello giusto per esaltare le qualità di Jorginho. Lui si adatta, gioca qualche partita al fianco di Inler, qualche altra accanto a Dzemaili: buone prestazioni, ma si capisce che quei compiti e quella posizione non sono giusti per lui. Passa un altro anno con Benitez, che comincia a utilizzarlo sempre meno, un po' perché preferisce giocatori dalle caratteristiche diverse come Inler, Gargano e David Lopez, un po' perché il giocare poco porta Jorginho a strafare, a sentire ogni pallone bollente, a commettere errori grossolani.

La società, però, continua a credere in lui: alla fine del ciclo dello spagnolo il suo cartellino diventa tutto azzurro, e con il riscatto arriva anche l'allenatore che può finalmente riportarlo nella sua posizione di campo: Maurizio Sarri. Nel centrocampo a tre del toscano comincia come rincalzo, al suo posto gioca Valdifiori, da tre anni pupillo del mister, che l'aveva avuto ad Empoli e che ha insistito per portarlo con sé. Un periodo in cui Jorginho aspetta e sfrutta tutte le occasioni, fino a convincere Sarri a puntare principalmente su di lui. Tendenza continuata nella stagione che sta per concludersi: certo, il dualismo con Diawara è stato diverso, anche perché diverse sono le caratteristiche dei due, ma Jorginho è riuscito comunque a ritagliarsi uno spazio importante. E a meritare la sedia di regista nel centrocampo sarriano.

A dimostrarlo, ecco i numeri: nella top 10 dei palloni giocati per partita negli ultimi dieci anni di Serie A, Jorginho occupa le prime otto posizioni. Tutte gare disputate sotto la gestione di Sarri. Nel Napoli Jorginho è sempre il punto di riferimento della manovra: dai suoi piedi partono tutte le azioni della squadra, è grazie alla sua visione di gioco se un'azione comincia per il verso giusto, e con il suo dinamismo non si fa mai trovare fuori posizione: segue la squadra, si esalta quando si gioca in spazi più stretti, raramente sbaglia la giocata (i suoi passaggi raggiungono quasi sempre il compagno: la percentuale è altissima, quasi sempre vicina al 90%). Da un anno e mezzo, da quello straordinario Verona-Napoli dai 218 passaggi, ha realizzato un record difficilmente raggiungibile. E intanto, nonostante per evidenti motivi non possa starci l'ingombrante paragone, almeno in questa speciale classifica riesce a fare meglio di Pirlo e Pizarro, due punti di riferimento per ogni regista. Sicuramente Jorginho non è ancora a quei livelli, ma la strada intrapresa sembra essere quella giusta.

PARTITADATASQUADRAGIOCATOREPALLONI GIOCATI
Verona-Napoli  
22/11/15  
NapoliJorginho218
Napoli-Cagliari  
06/05/17Napoli  
Jorginho  
207
Palermo-Napoli  
13/03/16Napoli  
Jorginho  
186
Napoli-Udinese15/04/17Napoli  
Jorginho  
177
Lazio-Napoli09/04/17Napoli  
Jorginho  
176
Napoli-Palermo28/10/15Napoli  
Jorginho  
173
Frosinone-Napoli14/05/16Napoli  
Jorginho  
172
Napoli-Crotone12/03/17Napoli  
Jorginho  
171
Verona-Juventus09/02/14JuventusPirlo169
Roma-Livorno19/04/08RomaPizarro168