E anche quest’anno vinciamo l’anno prossimo. Da anni, ormai, a Napoli si comincia la stagione alzando l’asticella fino al cielo, salvo poi abbassarla discretamente quando ancora non è primavera. Si sa come vanno le cose: si arriva a Dimaro pieni di speranze, pensando che la Juventus non possa mica andare sempre a razzo, con i tifosi pieni di fiducia per il mercato, perché il salto di qualità è dietro l’angolo. E invece in pochi mesi emergono limiti, errori, contingenze che staccano la squadra di Sarri dalla vetta e trasformano l’attualità in progettualità.

A dire il vero quest’anno, più degli altri, ci sarebbero diverse possibili giustificazioni, che spaziano dalle sedi del mercato all’infermeria. L’estate scorsa è andato via un certo Gonzalo Higuain, e i tanti soldi rientrati a Napoli sono stati reinvestiti per comprare soprattutto giovani: Giaccherini a parte, sono arrivati Tonelli (classe ’90), Maksimovic (’91), Milik e Zielinski (’94), Rog (’95) e Diawara (’97). Alcuni aspettano l’occasione giusta per giustificare l’investimento, altri hanno già visto aumentare, e non di poco, il proprio valore, regalando diverse possibilità, e di livello assoluto, a Sarri. A questo va ovviamente aggiunto l’infortunio che ha fermato Milik a ottobre.

A queste giustificazioni, però, si potrebbe rispondere con un paio di dati: l’attaccante polacco, 7 gol in 9 partite fra campionato e Champions, sembrava dover lasciare un buco difficilmente colmabile, ma la macchina napoletana non si è fermata, anzi: con 48 gol in 22 partite è il miglior attacco della Serie A. Inoltre, il Napoli è la squadra che ha perso di meno, in campionato. La squadra di Sarri ha lasciato il campo senza bottino in tre occasioni, contro Atalanta e Juventus fuori casa e contro la Roma al San Paolo. Per intenderci: la capolista conta 4 sconfitte, la Roma addirittura 5. E allora, perché il Napoli è lì, a lottare per la Champions, dietro agli uomini di Spalletti e fuori dai giochi scudetto, a sei punti da una Juventus che ha ancora il jolly Crotone da giocarsi?

Di fatto, il problema del Napoli è in casa. O meglio: è la casa. Rispetto a Juventus e Roma, che hanno sempre vinto allo Stadium e all’Olimpico, il Napoli non può vantare uno score casalingo perfetto: al San Paolo ha lasciato sulla strada ben nove punti. Nove punti che, considerando per vinto il recupero contro il Crotone, segnerebbero la differenza con la Juventus prima in classifica. Nove punti persi nella sconfitta contro la Roma, che ammutolì Fuorigrotta ad ottobre, nella prima partita successiva all’infortunio di Milik, e soprattutto nei tre evitabilissimi pareggi interni contro Lazio, Sassuolo e, ultimo, Palermo. Partite che si sarebbero potute chiudere una squadra più esperta e più (parola abusata ma calzante) cinica avrebbe vinto.

I numeri migliorano quando si parla di partite esterne: lontano dallo stadio di casa il Napoli ha guadagnato 18 punti in 10 partite. Come la Juventus e l'Atalanta (che però conta due partite in più), un punto in più della Roma (17 in 12 partite). Come se l'abbraccio del San Paolo facesse sentire i ragazzi di Sarri così sicuri da sottovalutare alcune partite, così protetti da mostrare il fianco agli ospiti, così sereni da compromettere le ultime, flebili speranze scudetto.