Senad Lulic si racconta. L'ex terzino della Lazio, divenuto leggenda con quel gol in finale di Coppa Italia alla Roma il 26 maggio del 2013, ha concesso un'intervista al "Corriere dello Sport". Dalla serata migliore della sua carriera alla festa d'addio, ecco le sue parole.

Sul futuro

"Il 6 giugno inizierò il corso a Coverciano, prenderò il patentino di allenatore Uefa A, non escludo il resto".

Sull'addio alla Lazio

"Ho voluto staccare, mi serviva tempo per me stesso. Non ho voluto fare interviste anche per non creare casino dentro la Lazio e fuori. Mi serviva calma per ripensare a tutto. Mi sto svegliando un po’".

Sul problema alla caviglia

"Ai primi di gennaio 2020 mi faceva male la caviglia, a Brescia avevo preso un colpo. Ho continuato a giocare con i dolori, non c’erano tanti cambi. Tutti mi dicevano che sarebbe passato tutto, che la caviglia era solo infiammata. Alla fine mi sono riposato un anno. Dopo le infiltrazioni mi è venuta un’infezione alla caviglia, colpa di un batterio, lo stafilococco. Mi sono dovuto operare tre volte, una a Roma, due in Svizzera. Dopo il primo intervento continuavo ad avere dolori. Ho fatto le valigie, sono andato in Svizzera. Il batterio mi ha smangiato i tessuti, i muscoli. Mi hanno spiegato che in casi estremi può essere a rischio la caviglia, possono essere attaccati gli organi, si possono creare infezioni nel sangue. Per fortuna è andata bene. Pensavo fosse una cazzata, non realizzavo che fosse un problema così grave".

Sulla parentesi alla Lazio

"Quando torno a Roma sento un amore incredibile ed è la cosa più bella. Mi stimano anche come uomo. Sono orgoglioso dei miei 10 anni laziali. Mi arrivano messaggi, mi sento amato".

Sul rapporto con la società

"Giochi l’ultima col Sassuolo e non sai cosa succederà, se resti o no. A marzo o aprile mi avrebbero potuto dire “Senad, vogliamo ringiovanire”. Non ci sarebbero stati problemi. E’ mancata chiarezza. Avrei continuato volentieri, 5 minuti dopo 10 anni potevano trovarsi. Invece sono partito per le vacanze e in vacanza sono rimasto. Il 30 giugno Tare mi ha detto che non avremmo continuato insieme, che avrebbero preso un altro. Penso che la mia partenza fosse decisa. Nel calcio si dà la colpa agli altri. Alla fine è passata che fu Sarri a non volermi, ma non penso c’entri. Potevano dirmi “Hysaj è più forte, non ci servi più”. Hanno ringiovanito, sì. Poi è arrivato Pedro nella squadra più vecchia della A".

Sulla festa d'addio

"Non ti puoi autoinvitare a un matrimonio. Non posso chiamare io la Lazio e dire “fate una partita per me per favore”. Se non è successo finora non penso succeda, è tardi. C’era la scusa della pandemia, va bene così. Semplicemente bastava un grazie. I 60.000 dell’Olimpico li ho a prescindere quando vengo a Roma. Ho visto le premiazioni dell’ultima partita e questo mi ha fatto male ancora di più. Mi è dispiaciuto anche per Luiz Felipe, unico non premiato".

Lulic (Getty)
Lulic (Getty)