Lewis Ferguson si racconta. Il gioiellino del Bologna, intervistato dalla "Gazzetta dello Sport", ha parlato della sua avventura italiana cominciata molto bene anche in ottica Fantacalcio.
Sui calciatori in famiglia
«Avere due ex calciatori in famiglia, mio zio Barry e papà Derek, mi ha sì portato a vivere e sognare calcio sin da piccolo. Ma anche, e soprattutto, a volerlo vivere e sognare senza offuscare il cognome di famiglia. Ho semplicemente dato sempre di più, una corsa in più, una esercitazione in più. Perché il loro livello è stato alto e, sì, avverto la pressione fra me e me di mantenere la loro altezza».
Su Hickey
«La prima volta ci parlammo in nazionale: gli feci cento domande. Lui mi disse: “Bologna è il posto giusto per crescere, non manca niente, ti troverai alla grande”. Aveva ragione».
Sul Bologna
«Abbiamo tecnica e carattere, si può crescere molto. Mi faccia dire che siamo tutti molto abbattuti per quel che è successo a Mihajlovic: riposi in pace».
Su Thiago Motta
«Si lavora con molta intensità. E mi piace. E stiamo anche giocando bene. Poco alla volta abbiamo trovato mentalità e fiducia in noi stessi: e questo ha fatto la differenza: E’ la testa che fa tutto».
Sui gol in Serie A
«Un po’ superstizioso lo sono, ma poi il terzo gol l’ho fatto con la maglia al… completo. Ora le racconto: contro il Lecce, un avversario durante un calcio d’angolo mi tiene la maglia e strappa il simbolo del Bologna dal petto. L’azione prosegue: gol. Andiamo a Monza: nel primo tempo la maglia è a posto, faccio il cambio all’intervallo, rendo quella sudata e prendo quella asciutta e non c’è più lo stemma. Mistero? Forse (sorride...). Fatto sta che faccio gol e ancora senza lo stemma: qualcuno aveva tenuto quella maglia priva di “patch” per poi ridarmela nel secondo tempo? Ha funzionato».
Sui suoi idoli
«Sono tre. Lampard, zio e papà. In cosa devo migliorare? In tutto, non sono ancora un giocatore completo. Il mio miglior pregio calcistico? Il sapermi inserire in area al momento giusto, il “timing” per poter fare gol».
Su Arnautovic
«Marko è soprattutto un grande ragazzo, detto che come calciatore è fra i top dei top. Lui può fare tutto, è importante per noi fuori e dentro il campo. E poi parla con tutti: conosce 5 lingue e le usa con ognuno di noi. Mai sentito uno come lui. Di solito in Scozia negli spogliatoio si parla solo inglese perché tanto si pensa che lo conoscano tutti. Lui no: sa olandese, tedesco, italiano e altre lingue. Spettacolare».