Marko Arnautovic a 360 gradi. L'attaccante del Bologna, grande protagonista quest'anno coi felsinei, ha concesso una lunga intervista al "Corriere dello Sport". Ecco i passaggi principali.

Su Mihajlovic

"Nel calcio devi sempre avere fame, ti serve, perché se non hai fame non puoi mangiare, se non senti qualcosa qui, nello stomaco, allora è inutile giocare. Facciamo tutto per Sinisa. E questo rafforza l’energia. Anche dopo tante partite, anche con la stanchezza addosso. Ho parlato tante volte con lui. Ma io non ho mai detto niente, ho solo ascoltato. Quando parla Sinisa ascoltano tutti, noi lo guardiamo in faccia. Sai che non sta affrontando una cosa facile, ma lui ti fa vedere che è ancora positivo, che ha molta energia, ragazzi dai, dai, ne vengo fuori, non vi preoccupate. Dobbiamo essere undici Sinisa in campo. Anzi, non undici: ventidue. Tutto lo stadio".

Sulla stagione

"Volevamo stare nella parte sinistra della classifica, questo era il nostro target. Ora siamo a destra e non penso arriveremo di là. Vogliamo rimanere dove siamo. Contro l’Atalanta abbiamo fatto una grande partita, io e il nostro Orsonaldo abbiamo sbagliato qualche gol. Lì ho pensato che avremmo potuto salire ancora. Abbiamo fatto una grande partita anche contro il Milan, loro giocano per il campionato, per lo scudetto. Anche contro la Samp abbiamo fatto bene".

Sul suo campionato

"Dopo la partita contro la Samp mi ha dato un po’ fastidio non aver fatto il terzo. Quando sono entrati, a Sansone e Soriano avevo detto: “Ragazzi, io devo fare il terzo”. Ho detto così. Ferrari, il difensore della Samp, mi era entrato nella schiena. Avevo un dolore… Ma pensavo: non vado fuori, sto qui, anche se corro con una gamba sola non vado fuori, devo fare il terzo. Non ci sono riuscito. In macchina ho chiamato la mia famiglia: “Dai Marko, bene, no? Avete vinto, hai fatto due gol. Siamo felici per te”. Invece io ero un po’ triste. Abbiamo fatto una bella partita, ma io dovevo fare il terzo. Due gol sono buoni, ma il terzo è il top".

Sul passato

"Non devo pensare al passato, devo guardare avanti, al futuro. L’Arnautovic dell’Inter e quello di oggi sono diversi, è un altro mondo. Mi hanno cambiato tante cose: le mie figlie, la mia famiglia, mia moglie. Mia moglie ha lavorato tanto con me. All’inizio della nostra storia avevo la testa di un bambino, volevo uscire, stare con gli amici, con mio fratello. Lei diceva sempre: “Marko devi cambiare, cambiare, cambiare”. Lo diceva in maniera positiva. È difficile da spiegare, ma a diciannove anni io non potevo essere dove sono adesso, qui, in una sala stampa, con voi, così. Pensavo che a me non mi frega un cazzo di chi siete voi. No. Adesso ho molto rispetto di tutti. Tu fai al cento per cento il tuo lavoro, e ho molto rispetto per questa cosa". 

Su Ibrahimovic

"Noi lavoriamo nel calcio, giochiamo. Ma il calcio non è la vita. La vita reale è un’altra cosa. Sento tanto l’amore di Sinisa. Ha combattuto una volta contro la malattia e ha vinto. Vincerà anche questa volta. Ecco, è questa la vita reale. Io ho tantissimo rispetto di quelli che pensano sempre positivo e voglio sempre combattere. Sinisa è così. E anche Ibra è così. Tutti sanno chi è Ibra, cosa ha fatto nella sua vita, una vita straordinaria. Ma lascia stare il calcio. Lui è fortissimo qui, nella testa. Tutto dipende dalla testa, non è solo fisico. Adesso c’è la Juventus. Qualcuno pensa: è fortissima, non ce la facciamo. No, devi pensare che anche quelli sono esseri umani, e che si gioca undici contro undici. Devi pensare che puoi prendere punti. Ma con il giusto equilibrio. Una volta, sette o otto anni fa, in Nazionale, giocammo contro una squadra, non ricordo nemmeno quale, e dissi in conferenza stampa: “Vinciamo. Sono sicuro. Siamo più forti”. Perdemmo. Da quel momento non l’ho mai più detto".

Arnautovic (Getty)
Arnautovic (Getty)