Sogni buttati in pasto ai tifosi, destinati a scoppiare come bolle di sapone e poi scivolare via in un silenzio che non è sinonimo di riflessione ma di scarso coraggio. Il tormentone Eto'o è durato meno del previsto eppure fin troppo, visto che non sarebbe dovuto neanche nascere: ma era molto più semplice offrire ai sostenitori nerazzurri ciò che volevano sentirsi dire piuttosto che essere onesti fin dal principio.
Tempo di calciomercato e sembra che le persone abbiano così tanta voglia di lasciarsi cullare dai sogni da permettere, quasi pregare di essere prese in giro; ed ecco che una trattativa dall'esito scontato viene trasformata, velata di mistero, permeata di dubbi, ripensamenti, indecisioni. Si tirano fuori legami affettivi, si mettono in mezzo nell'ordine la famiglia, gli investimenti milanesi, la nostalgia. E si fa in modo di attribuire la colpa di un mancato arrivo al mercenario di turno, reo di aver preferito i soldi al cuore.
Poco importa che oltre Manica ci sia una Champions da disputare, una Premier per cui lottare, una società al vertice, il Chelsea, che ha costruito un gruppo potenzialmente vincente negli anni a venire; se Eto'o non è tornato all'Inter è perché pensa soltanto ai soldi, o al massimo la colpa va data a Branca e Ausilio, tanto attaccare i due dirigenti nerazzurri non guasta mai.
Questo il risultato di un mese abbondante di notizie che si sono susseguite con rapidità impressionante, spesso in aperta contraddizione tra loro, quasi mai poggianti su basi solide. Eto'o al Chelsea, un finale scontato che qualcuno in realtà aveva previsto fin dall'inizio, salvo poi vedere la sua opinione sommersa dai possibilisti che preferivano insistere sull'operazione romanticismo, l'ultimo regalo di Moratti a se stesso e ai tifosi. Invenzioni, pure e semplici.
E ora che il teatrino è finalmente terminato, regna un silenzio che purtroppo non è intriso di senso di colpa ma di attesa per il prossimo nome utile a scatenare i sogni di tifosi bisognosi come non mai di credere. Come Sanchez, Lucas, Lavezzi, Paulinho e ultimamente Osvaldo, secondo i soliti noti già presi ma in realtà mai arrivati a Milano; nomi che qualcuno aveva già vestito di nerazzurro, talvolta anche con arroganza e sicumera, salvo poi essere smentito clamorosamente. Dopo di che, nessuna scusa, sotto con il prossimo nome e prima o poi qualcuno lo si azzeccherà. D'altronde, è sempre (solo) calciomercato.
Cesare Bogazzi