Nei giorni immediatamente successivi alla caduta di Prandelli ci siamo chiesti più e più volte cosa ne sarà di questo calcio italiano. Le dimissioni presentate del ct sono nulla rispetto a quelle di Abete, vertice di una federazione incapace di far evolvere il nostro pallone nella giusta direzione. Siamo caduti in un baratro da cui sarà difficile alzarsi. Difficile, ma non impossibile: serve coraggio, tanto. E bisogna dimostrare d’averlo. Il coraggio di puntare sui ragazzini, di creare un progetto federale che parta dal basso. Ma soprattutto il coraggio di ammettere che bisogna ripartire da quasi-zero. E di ammetterlo con i fatti, più che con le parole.

 

Intanto, si fanno nomi e nomi per la successione di Prandelli. Tanti nomi, corrispondenti ai profili più diversi. Profili fra cui bisognerà trovare il prossimo commissario tecnico, ed al più presto: la decisione verrà presa verosimilmente già lunedì, durante un consiglio straordinario della FIGC che sarà ancora presieduto da Abete, ma che (si spera) guardi già al dopo nelle decisioni. E che, fra le cinque strade che si mettono davanti alla nostra nazionale, si scelga quella giusta.

 

1) QUELLO CHE HA VINTO SIA IN ITALIA CHE ALL’ESTERO

 

Un viaggiatore, uno che conosce il mondo ed il calcio, uno che sa gestire i campioni ma anche i ragazzi, uno che ha imparato a vincere in Italia ed ha dimostrato di saperlo fare anche fuori. Uno, fra gli altri, come Roberto Mancini. Esistono tanti pro a questa opzione, ed un unico, grande contro: lo stipendio. Al Galatasaray, il Mancio guadagnava attorno ai cinque-sei milioni l’anno fra ingaggio e bonus. Tanti, troppi per la Federazione Italiana, che con Prandelli si è spinta fino al milione e mezzo. A questo punto, bisognerà capire anche le intenzione dell’eventuale ct: ricoprire un incarico importante a coronamento di una grande carriera vale guadagnare (molto) meno?

 

2) QUELLO CHE HA VINTO SOLO IN ITALIA

 

Uno di casa nostra, che ha fatto la gavetta passando dalle serie minori e dalla provincia, e che si è fatto valere anche in una società importante. Uno come Massimiliano Allegri. Una pista che non sembra difficile come quella che porta all’italiano nel mondo, anche perché l’ex milanista pare abbia aperto ad una riduzione dell’ingaggio per prendere l’azzurro. Dalla sua, anche la conoscenza di parte del gruppo dell’Italia.

 

3) QUELLO CHE HA STUPITO IN PROVINCIA

 

Uno che non è mai arrivato ad una grandissima, per quanto se ne sia sempre parlato; uno che ha trovato la sua dimensione in provincia, in piazze relativamente tranquille; uno che ha dimostrato di saper gestire e lanciare i giovani. Uno come Francesco Guidolin, attuale supervisore tecnico dei club della famiglia Pozzo. Il tecnico-ciclista è riuscito ad aprire bei cicli a Vicenza, Palermo ed Udine, senza tuttavia riuscire mai ad arrivare al grande salto. È forse questa sua mancanza di esperienza in grandissimi palcoscenici a tenere il suo profilo più in basso rispetto ad altri, ma il suo saper lavorare con i giovani, in un momento in cui c’è maledetto bisogno di forze nuove, potrebbe fare la differenza.

 

4) IL FEDERALE

 

Uno che conosce l’ambiente federale, che ha già avuto esperienza come selezionatore e che, soprattutto, conosce la nuova generazione del calcio dello stivale. Uno come Devis Mangia o Gigi Di Biagio, ultimi due tecnici dell'under 21. Da loro si potrebbe ripartire proprio per un lavoro sui ragazzi che hanno già militato (e militano) nelle giovanili azzurre. Magari anche solo da traghettatori, in attesa di una decisione più ponderata e meno frettolosa. È, probabilmente, la soluzione più semplice.

 

5) QUELLO CHE È STATO CT ALL'ESTERO

 

Uno che conosce l’Italia, dalla provincia al grande palcoscenico, ma che ha anche viaggiato fino ai confini del mondo, riuscendo a raggiungere buoni risultati. Uno come Alberto Zaccheroni, fresco d’esonero dalla panchina del Giappone, che pure aveva guidato alla vittoria della Coppa d’Asia. Fatale il mondiale brasiliano, a lui come a molti altri: la sua esperienza di selezionatore e la sua conoscenza profonda del nostro calcio potrebbe farlo inserire nella rosa del dopo Prandelli. Ma, ad oggi, Zaccheroni-san sembra la soluzione meno probabile.

 

 

Antonio Cristiano