E’ ufficialmente scoppiata la Pirlo-mania: dopo il cucchiaio in occasione del rigore contro l’Inghilterra, tutti pazzi per questo giovane talento di centrocampo, improvvisamente esploso nel corso della passata estate.
Sì, perché è con il passaggio alla Juventus che, misteriosamente, il mondo mediatico italiano sebra essersi accorto che c’è un giocatore di nome Pirlo, che fa cose pregevoli a centrocampo.

 

Poco importa che “qualcosina” Andrea da Brescia l’abbia fatta anche (“anche”? “Anche???”) in rossonero. Per dieci stagioni. E che nell’unica stagione juventina (all’inizio della quale aveva fatto storcere il muso a Conte, perchè “troppo lento per il suo gioco”), e terminata in uno scudetto ma senza coppe, e con tre gol, non trentacinque, di Andrea (peraltro su calcio piazzato) abbia semplicemente fatto, o continuato a fare, le cose che ha sempre fatto in rossonero.
Con buona pace di chi se ne accorge solo adesso.

 

Sì, tranquillizziamo i Pirlomaniaci un po’ distratti, per i quali ora c’è Pirlo, un centrocampista unico nel suo genere e monumentale, prima c’era un macchinatore di centrocampo bolso, lento, prevedibile e ormai vecchio, rispetto al calcio che era andato avanti: Pirlo, ‘ste cose, le ha sempre fatte. In rossonero. Compreso anche il perdere palla, a pochi secondi dalla fine dei tempi regolamentari con gli inglesi, cosa che è fruttata una delle uniche due palle gol della squadra di Hodgson. Un clichè che chi è rossonero sa, quante volte sia capitato, e quanto possa essere il tallone d’Achille di Andrea Pirlo.

 

Che talloni d’Achille, adesso, non li ha. Che è un giocatore esploso improvvisamente per molti. Dopo anni, evidentemente, di nulla. Allora diciamolo, questo nulla: due scudetti, due supercoppe italiane, due Champions League, due Supercoppe Europee, un Mondiale per Club, e un Mondiale, in Germania, in cui tra l’altro segno il primo gol della spedizione, e un rigore decisivo con la Francia. Perché sì, Pirlo in Nazionale ha fatto “qualcosina” anche prima di due settimane fa. Sì, Pirlo è sempre stato questo qua.

 

Quindi, se questo talento improvvisamente esploso dovesse davvero sentire più forte il profumo del Pallone d’Oro, con buona pace dei distratti dalla luce delle trestelleanzidue juventine, esso rappresenterebbe un premio ad una straordinaria carriera. Legata a doppio filo ad una sola squadra, l’AC di Milano. E dovuta a quello che ha sempre fatto nell’ AC di Milano, e che l’AC di Milano ha fatto di Andrea Pirlo. Cioè il giocatore che è sempre stato. Soprattutto e quasi esclusivamente in rossonero. Chiaro, il concetto?

 

Ezio Azzollini