Una storica pubblicità degli anni 80 invitava la gente a prevenire sostenendo che fosse meglio che curare. Un ottimo espediente per indurre all’acquisto che, tuttavia, trasmetteva un messaggio indiscutibile. Le nostre strade sono piene di segnali che invitano a tenere determinate condotte al fine di evitare pericoli per sé o per gli altri. Specifici esami clinici consentono di salvaguardare la nostra salute da qualsiasi male prima che lo stesso si formi.    

Il concetto è chiaro: ogni giorno riceviamo segnali che, se interpretati nel modo giusto, possono quanto meno rendere più semplice la nostra vita.

 

Con le dovute proporzioni, in questo ultimo periodo, il calcio italiano si trova a dover fronteggiare un vecchio nemico. L’influenza che lo aveva colpito qualche anno fa si è rinforzata e, sotto nuove sembianze, pare abbia deciso di intaccare lentamente i suoi organi vitali.

 

I messaggi sono chiari e molteplici ma l’evidente miopia segnala che l’ambiente, forse, ha già cominciato a manifestare i primi sintomi. In questo articolo verranno elencate una serie di anomalie con l’auspicio che non sia troppo tardi per salvare un sistema che, già moribondo, potrebbe, molto presto, ricevere il suo colpo di grazia.   

 

Nell’Aprile del 2013, in un precedente articolo, veniva analizzata una delle anomalie “mediaticamente” più evidenti. Da lì in poi la situazione è andata peggiorando.

L’attuale Consigliere del comitato di presidenza della Figc e Vice Presidente della Lega, nonché facoltoso imprenditore romano, Claudio Lotito detiene la maggioranza azionaria di due società sportive appartenenti al settore professionistico e, rispettivamente, della Lazio dal 2004 e, unitamente al cugino del Presidente del Siena Mezzaroma, della Salernitana dal 2011. 

Se ciò fosse consentito dalla normativa non ci sarebbe nulla da obiettare. Ma così non è. Tant’è che il multiproprietario Lotito mantiene le sue posizioni in virtù di deroghe ad personam. Deroghe emesse dalla Federazione per la quale, come detto, ha, recentemente, assunto la carica di Consigliere. Anche il più miope dei lettori storcerebbe il naso. Con riferimento, invece, alla posizione del suo comproprietario Mezzaroma, nel frattempo lo stesso ha perso la sua incompatibilità contestualmente al fallimento del Siena che, quindi, è stato dirottato nelle categorie dilettantistiche inferiori alla Serie D.

L’articolo 16 delle N.o.i.f. (Norme organizzative interne della FIGC) stabilisce, infatti, che “non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti, anche attraverso parenti o affini entro il quarto grado, in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato di Serie D”. 

 

Come già segnalato nel precedente articolo, tale divieto è stato concepito per evitare conflitti di interessi che, quantomeno, facilitino movimenti, più o meno leciti, di denaro o di giocatori. 

 

Un piccolo esempio: in un recente bilancio trimestrale circa 360mila euro passano dalla Lazio alla Salernitana «per l’utilizzo di diritti commerciali e pubblicitari» connessi ad un «obiettivo d’impiego e valorizzazione del patrimonio sportivo soprattutto del settore giovanile». Denaro, quindi, che transita da una società all’altra con le più generiche motivazioni. 

Il mancato rispetto di tale divieto costituisce illecito punito su deferimento della Procura federale che decide, oltre che per la sospensione dei contributi federali, anche per la non ammissione ai campionati delle società oggetto di controllo. 

 

Tanto, tuttavia, non è mai avvenuto tant’è che, dall’acquisizione della società campana, sono passati ormai quasi 4 anni. Quattro anni di incompatibilità e di deroghe ad personam. Anni che l’imprenditore romano ha utilizzato per insinuarsi nei meccanismi federali proponendo modifiche alla normativa per rendere lecite le sue condotte. 

 

Nonostante l’incompatibilità, l’imprenditore ha ritenuto opportuno mutare, esclusivamente, la sua posizione ufficiale all’interno della Salernitana, passando da Presidente a mero Consulente. Benché si sia ufficialmente destituito, il Presidente Lotito, tuttavia, non ha mai perso il controllo sostanziale sulla società campana attesa la sua forte presenza azionaria.

 

Le anomalie collegate al magnate romano non finiscono qui. 

 

L’articolo 10 delle N.o.i.f. stabilisce che “non possono ricoprire cariche federali elettive o di nomina coloro che incorrano in delitti non colposi sanzionati con condanna dal giudice penale. Coloro che violano tali disposizione sono punibili, secondo la natura e la gravità dei fatti commessi, con una o più delle sanzioni previste dal Codice di Giustizia Sportiva”.

Un ulteriore articolo delle N.o.i.f., il 22 bis, stabilisce, altresì, che “non possono assumere la carica di dirigente di società o di associazione e, se già in carica, decadono coloro che siano stati o vengano condannati con sentenza passata in giudicato

Ebbene, nonostante il Presidente Lotito abbia sul groppone la sentenza definitiva della Suprema Corte di Cassazione n. 51897 del 4 luglio 2013 per omessa alienazione di partecipazioni societarie, nessun provvedimento è stato mai preso nei suoi confronti.

 

Anzi, paradossalmente pare che, dall’emissione di tale sentenza, l’imprenditore romano abbia fatto una repentina e fulgida carriera. Strane ed ulteriori analogie con un altro personaggio che, per oltre vent’anni, ha frequentato Roma e le stanze dei bottoni della nostra Repubblica.

 

In pratica il Presidente Lotito, attraverso l’interposizione di altri soggetti, tra i quali Roberto Mezzaroma zio di Cristina sua moglie, aveva raccolto più del 30 % delle azioni della Lazio. Ebbene la normativa statale impone al soggetto che si trovi in queste condizioni di lanciare un offerta pubblica (Opa) al fine di vendere, alla quotazione imposta dalla Consob, le azioni eccedenti. Tale obbligo non veniva mai rispettato cristallizzando, illecitamente, il controllo di Lotito sulla società capitolina. 

Le violazioni segnalate, dovrebbero far decadere il Presidente Lotito da tutte le cariche assunte e, nello specifico, di Presidente del Consiglio di gestione della Lazio, nonché dalla carica di Consigliere della Lega Calcio di Serie A, nonché da quella, più recente, di Consigliere della Figc. 

 

Appare, invece, che l’onda anomala prodotta dalla prepotente intrusione dell’imprenditore romano nell’ordinamento sportivo abbia quasi stordito tutti gli organi di giustizia. 

 

Il presidente Lotito ha, infatti, moltiplicato così velocemente le sue cariche federali tanto da spingere chiunque a chiedersi chi sia, in realtà, il vero Presidente della Figc.

 

L’obiettivo della normativa citata è di impedire la presenza, nell’ambito dell’ordinamento sportivo, di soggetti di dubbia moralità ed onorabilità. C’è da pensare, tuttavia, che gli ambienti del calcio italiano non possano fare a meno di soggetti quantomeno border line.

Forse siamo ancora in tempo per porre il giusto rimedio.

 

Avv. Cristian Zambrini (www.studiolegalezambrini.it)