Come trasformarsi da (vice)regina del mercato a squadra da buttare in poco tempo? Per istruzioni bussare a casa Inter. L'ambiente nerazzurro non è nuovo a situazioni simili, è anzi una caratteristica intrinseca del tifoso interista il passare da momenti di pura esaltazione a giorni di nera depressione. Se poi tutto ciò accade dopo appena una partita di campionato, è naturale che chi cerca di analizzare i fatti con distacco si senta autorizzato a gettare la spugna. Un mercato da 8 in pagella diventa insufficiente, una squadra in grado di lottare per i primi posti improvvisamente è destinata a rimanere fuori dalla zona Champions, il condottiero che ha riportato l'Inter in Europa, Luciano Spalletti, è ridimensionato a perdente conclamato. Tutto per una prestazione grigia contro il Sassuolo.

Ma se esiste un elemento nella storia recente dell'Inter che sembra destinato a non variare a seconda dei risultati ma a rimanere immutabile nel tempo a venire, è l'ormai insanabile, feroce - e un pizzico stancante - guerra tra gli ammiratori e i detrattori di Mauro Icardi. Una contrapposizione forte, di quelle destinate a dividere, a restare tali qualunque cosa succeda in campo. Da un lato i sostenitori dei numeri del capitano nerazzurro e dei suoi gol a ripetizione; dall'altro chi critica l'apporto del centravanti alla manovra della squadra, considerandolo quasi dannoso per il gioco dell'Inter. Cosicché chi cercasse una mediazione, una sintesi delle due posizioni si attirerebbe gli strali di ambo le parti. Ma se avessero ragione (e torto) entrambi gli schieramenti?

Un tifoso con la maschera di Icardi (Getty Images)

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È innegabile che Mauro Icardi sia da considerarsi un bomber di razza. Chi sostiene il contrario forse non ha sotto mano i numeri: 110 gol in 191 presenze in Serie A, tranquillamente al livello dei maggiori centravanti passati in Italia negli ultimi 10 anni. Qualcuno spesso rimarca come sia stato semplice per l'argentino mettere insieme simili statistiche giocando nell'Inter; tuttavia la qualità delle rose allestite dai nerazzurri nel recente passato non è stata per nulla tale da giustificare un approccio del genere. Il capitano dell'Inter ha segnato tantissimo in squadre talvolta mediocri, altre volte appena sufficienti; Icardi è e rimane una macchina da gol.

Il problema si pone nel momento in cui si analizzano le prestazioni del centravanti nerazzurro in gare in cui non solo non va a segno, ma sembra totalmente avulso dalla manovra, esattamente come quella con il Sassuolo. Partite del genere capitano, e non di rado; avviene che Icardi sia poco partecipe, sembri non fare il lavoro sporco che si richiede a un centravanti, non sia abbastanza determinato nei contrasti. E sebbene rispetto ad alcuni anni fa l'argentino sia migliorato sotto questo aspetto, presta ancora il fianco alle critiche dei suoi detrattori. Ma se il punto fosse un altro?

Si chiede a Icardi di svolgere lo stesso lavoro di Higuain o Dzeko, rimanendone delusi quando ciò non avviene, senza rendersi conto che si tratta di tipologie di attaccanti profondamente diverse. Non tutti i centravanti sono uguali, non tutti hanno punti di forza e di debolezza identici, non tutti possono giocare efficacemente negli stessi moduli. L'equivoco di base è costituito dalla volontà di continuare immancabilmente a schierare Icardi in formazioni che propongono una sola punta, come il 4-3-3 o il 4-2-3-1; i difetti dell'attaccante nerazzurro saranno sempre evidenziati in contesti del genere, nei quali al centravanti sono richiesti compiti che non sono nelle corde dell'argentino. Solo Roberto Mancini ha cercato, per breve tempo, di affiancare una seconda punta a Icardi, cadendo però in un altro equivoco o forse semplicemente sbagliando il giocatore prescelto, che in quel caso fu Stevan Jovetic; un esperimento che durò poco, sia per i continui problemi fisici del montenegrino sia per il suo mancato adattamento al ruolo.

Che sia Lautaro il compagno ideale per Icardi? (fonte: Instagram)

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Negli ultimi anni la dirigenza e gli allenatori dell'Inter hanno sempre costruito la rosa puntando sugli esterni e raramente su seconde punte che potessero giocare accanto all'argentino. Ora però a disposizione di Spalletti ci sono tre possibili candidati: Lautaro Martinez, Keita Baldé e Matteo Politano, quest'ultimo reduce da una stagione al Sassuolo in cui ha dato il meglio proprio in quella posizione. Cambiare però significherebbe snaturare (o rinunciare a) Perisic, uno dei migliori giocatori del gruppo; una scelta che potrebbe rivelarsi controproducente per Spalletti. Eppure si ha la sensazione che l'unico modo per valorizzare ancor di più le qualità di Icardi, nascondendone i difetti più evidenti, sia proprio il passaggio al 4-3-1-2, un rombo di manciniana memoria, che potrebbe davvero fare le fortune dell'Inter e del suo centravanti. E magari, per una volta, mettere d'accordo sostenitori e detrattori di Icardi, sempre pronti a disseppellire l'ascia di guerra alla prima occasione.