Il Napoli sta facendo i conti con una decimazione che lo restituisce nel suo problema classico. Almeno, quello dell’era De Laurentiis. L’organico. La rosa. Il fiore che pure quando sembra dai molti petali, nasconde il fatto che alcuni, non pochi, sono quasi secchi.

A Roma, e non solo lì, il Napoli ha verificato il suo paradosso. Petagna in campo (col dovuto rispetto per un calciatore che non ha le caratteristiche per un certo tipo di gioco), Milik fuori senza poter essere utilizzato. Il polacco percepisce lo stipendio, ma non viene impiegato. I litigi societari sopra le necessità del campo. Un attaccante che in questo momento servirebbe al Napoli, così come sarebbe servito in altri momenti. Invece, è l’emblema dell’assenza autoimposta. La prescrizione sanzionatoria di qualcosa che fa male solo alla squadra. Un sentiero, probabilmente indotto dall’esterno, di rinunce e imposizioni di mercato che adesso rendono ancora più pesanti le assenze di Osimhen prima, di Mertens poi, con Lozano a rischio e Insigne che non può permettersi nemmeno una giornata di squalifica (corrono sul filo del rasoio, i calciatori del Napoli. Da sempre). 

Il Napoli sulla carta ha tre terzini destri e due sinistri. Anzi, con Rrahmani, impiegabile sul versante mancino, i fluidificanti sinistri passerebbero a tre. Sei terzini e tanta fatica sulle fasce. Col Milan e con la Lazio, per esempio, si è vista una squadra che ha fatto tanta fatica sulle corsie esterne e le due gare, di fatto, il Napoli le ha perse lì. Di Lorenzo è involuto, Mario Rui è discontinuo e non regge il ritmo di una gara ogni tre giorni. Hysaj non è ancora disponibile, a quanto pare. E l’albanese era sembrato quello meglio uscito dalla cura Gattuso. Fine. Ghoulam non ha più di dieci minuti. Se viene impiegato dall’inizio, il rendimento è alquanto discutibile. Malcuit peggio ancora. Due calciatori che, reduci da infortuni molto gravi, da tanto tempo sembrano vivacchiare nel Napoli senza garantire il giusto contributo. Non in termini di rendimento, qui non si parla questo. Di disponibilità. Di Rrahmani, invece, non si hanno notizie. A conti fatti, il Napoli deve giocare con tre fluidificanti in tutto. Altro che organico. 

Lobotka, intanto, fa da ripiego, facendo da cambio nei minuti finali ora per Zielinski ora per Demme ora per qualcun altro che è sempre preferibile a un centrocampista che da quando è a Napoli non si sa che ruolo, che funzione e che significato abbia. Elmas, calciatore di talento, di enorme talento, continua ad affacciarsi su questo Napoli come una possibilità potenziale, ma mai nella piena fiducia di un allenatore che non sembra spesso orientato a dargliene a sufficienza. Il macedone è un Meret in mezzo al campo. Bravo, bravissimo, ma col peso del vedremo addosso. Morale dei conti, un quarto di questo organico è più o meno inutile, al momento. E non è la parte infortunata. 

Con la Lazio, un altro goal subito a causa di questa misteriosa ricerca del palleggio a tutti i costi. Palla persa davanti all’area di rigore e goal degli avversari. Così come accaduto con la Sampdoria, così come accaduto altre volte. A proposito di ostinazioni, non si capisce perché Gattuso, in certi frangenti, in certi stati di necessità (vedere la partita con la Lazio), non impieghi un Napoli più prudente, più coperto, meno disposto al gioco, ma di più a saper aspettare, invece che prestare fianco e debolezze ad avversari che non aspettano altro. Un copione che si sta vedendo da molto tempo. Per rassomigliare a tutti i costi a cosa, poi, non si sa.