France Football ha stilato la “formazione dei sogni”. L’undici ideale della storia del calcio, secondo i giornalisti che l’hanno votata. Più altri due di riserva. Una sorta di podio dei tre schieramenti più grandi della storia del pallone. Al di là dell’ovvietà che contempla una quasi impossibilità di codificare un undici che dica con certezza chi sono stati i più grandi, tranne che per Maradona, Pelé e altri due, l’operazione ha diritto alla sua piena soggettività. Ci mancherebbe.

 

Gli altri due

Nell’undici numero uno, quello “vincitore”, manca Johan Cruijff. Ognuno può immaginare le gerarchie che vuole, lo ripeto – per quanto mi riguarda, nel calcio lo stesso concetto di gerarchia lascia il tempo che trova – ma escludere il "Pelé bianco" da una formazione ideale è un insulto alla storia di questo gioco e, sotto molti punti di vista, alla sua essenza. Cruijff è stato l’uomo che, sia da calciatore che da allenatore, ha inciso più di tutti sulle evoluzioni di questa disciplina nell’ultimo mezzo secolo.

Oltre ad essere stato il più grande fuoriclasse tra i calciatori europei, l’unico a poter competere con la grandezza di Maradona, Pelé e di un altro, ha contribuito in maniera decisiva a un’autentica rivoluzione tattica e tecnica. Parliamo di un calciatore che come nessuno ha saputo incarnare il genio sia da atleta che da osservatore fuori dal terreno di gioco. Cruijff è stato l’Intellettuale del gioco del calcio. Da giocatore e da allenatore. Le sue qualità tecniche hanno anticipato i tempi, quelle di allenatore lo stesso. In lui si sono riuniti il passato e il futuro del futbol.

Sul piano dell’incidenza “scientifica” l'olandese è stato più grande di Maradona e di Pelé, e di un altro. Il suo nome dovrebbe venire in mente immediato e incontestabile. Insieme al Pibe de oro, a O Rey e all’altro, tale Manoel Francisco dos Santos, meglio noto come "Mané" Garrincha, il calciatore che per molti brasiliani, e non solo, è stato più grande di Pelé e che è stato manifesto fondatore di quel piglio bambino e purissimo del genio calcistico. "Alegria do povo" è stato il primo grande anarchico del gioco del pallone. E non fine a se stesso, non meteora, non illusione, ma mito tangibile e inarrivabile.

Senza di lui non sarebbe esistito quel grande Brasile, il più grande di sempre, vincitore di due campionati del mondo. Senza di lui non potremmo godere di un determinato tipo di percezione di questo gioco. Senza di lui non avremmo assistito alla concretezza prodigiosa del romantik game. La sensibilità umanissima sia dell’ammirazione che della saudade interiore al cospetto dell’assenza luttuosa del genio (la composizione tragica di questa passione), senza l’avvento di Garrincha non sarebbe entrata nei segni del calcio. E Mané in quell’uscita di France Football compare, anch’egli, nella seconda formazione. 

Magari ci sarà chi non è d’accordo, ma la rivista francese ha di fatto escluso dall’undici ideale due elementi angolari della storia del calcio. Sarebbe curioso chiedere perché a chi lo ha deciso, ivi compreso sulle ragioni che vedono alcune presenza che, rispetto ad altre assenze, appaiono discutibili. Perché sarebbe interessante ascoltare pure il motivo per cui in nessuno dei tre undici sia stato fatto il nome di Eusebio. 


Sessant’anni di calcio ignorati

Un’altra curiosità che emerge dalla formazione ideale è quella dell’aspetto anagrafico. Tranne Pelé e Beckenbauer, non figurano calciatori appartenenti a decenni anteriori gli anni ottanta. Se si esclude la “Perla nera”, che non fa classifica, la presenza di Beckenbauer è quella più antica, databile comunque negli anni sessanta. In pratica, più di mezzo secolo di calcio non esiste. O, almeno, non è da considerarsi al pari di quello successivo, sempre tenendo conto che nelle tre formazioni la stragrande maggioranza dei giocatori appartiene all’epoca recente. Adesso, ci rendiamo conto, ma non è detto che sia giusto, che media e marketing abbiano poco a cuore i Sindelar, per dirne uno, e che molti nemmeno sanno chi siano dei calciatori di un passato invendibile che rischiano l’oblio, ma Cruijff e Garrincha, per favore, in nome di cosa sono stati esclusi dall’undici ideale numero uno? 

Ne L’esclusa di Luigi Pirandello si legge: “Non bisogna trattenersi mai tanto nel sogno, che l’urto della realtà sopravvenga!”. Ecco, non manca mai chi della realtà fa un luogo dell’urto e dei sogni uno dell’irriverenza. Cara France Football.