Negli ultimi anni addetti ai lavori e appassionati hanno spesso accusato la Juventus di non puntare sui propri giovani, anzi di lasciarli partire troppo spesso con valutazioni discutibili dato il potenziale che avevano dimostrato di avere. L'ultimo caso è arrivato solamente poche settimane fa con l'addio di Savona, sacrificato sull'altare delle plusvalenze e dei bilanci. Nonostante queste polemiche la rosa a disposizione di Tudor è la più giovane tra le varie contender alla qualificazione alla prossima Champions e nel rocambolesco derby d'Italia andato in scena ieri pomeriggio la spavalderia dei giovani bianconeri ha avuto la meglio sulla saggezza della ben più esperta squadra di Chivu. A far esaltare ancora di più la differenza di età tra le due squadre è il tabellino dei marcatori: per la Juventus hanno segnato Lloyd Kelly (26 anni), Khéphren Thuram (24), Kenan Yildiz (20) e Vasilije Adžić (19), mentre per l'Inter è andato due volte a segno Hakan Çalhanoğlu (31) e una volta Marcus Thuram (28). La somma delle età dei quattro bianconeri si ferma a 89, mentre per i nerazzurri il conteggio arriva addirittura a 90 pur avendo realizzato una rete in meno.
Guardando le formazioni iniziali la partita sembrava pendere nettamente a favore dei nerazzurri con Tudor che ha dovuto fare di necessità virtù adattando Kalulu e McKennie sui due esterni di centrocampo, mentre in attacco venivano rispolverati dal 1' Koopmeiners e Vlahovic. Dall'altra parte Chivu lanciava dall'inizio il neo-acquisto Akanji, mentre sull'esterno sinistro Carlos Augusto ha vinto il ballottaggio con Dimarco, per il resto titolarissimi confermati con l'attacco composto da Marcus Thuram e Lautaro Martinez. La partita però poi ha raccontato tutt'altro: è vero che l'Inter ha mantenuto un maggior possesso palla e ha calciato più volte in porta, ma alla fine a spuntarla è stata la lucida follia dei giovani juventini ed il coraggio di Igor Tudor di mandarli in campo nonostante l'enorme pressione di una partita del genere.
In un derby d'Italia davvero spettacolare e pieno di colpi di scena, ad aprire le danze è stato uno dei protagonisti meno attesi. La firma del momentaneo 1-0 è infatti quella del difensore Lloyd Kelly, l'inglese si è preso una bella rivincita anche nei confronti dei tifosi che non hanno mai celato un certo scetticismo nei suoi confronti. Dopo il gol anche la sua prestazione dal punto di vista difensivo è apparsa più sicura e questo per lui potrebbe essere un nuovo inizio. A segnare la seconda rete juventina è stato quello che ora si può considerare a tutti gli effetti il faro tecnico della squadra di Tudor: Kenan Yildiz ieri ha dato ancora una volta la sensazione di essere un predestinato del calcio, con una prestazione che è andata ben oltre al "solo" gol dalla distanza. Il turco è un leader, capace di indicare ai compagni di squadra la strada da seguire, anche quando le partite non si mettono sui binari giusti. Per Khéphren Thuram invece ormai ci sono pochi aggettivi: il figlio d'arte è sempre più dominante nel nostro campionato e anche di fronte ad un centrocampo di livello come quello nerazzurro non ha tremato, anzi ha voluto rispondere alla rete del fratello maggiore imitandone anche l'esultanza. Infine, nel recupero, è arrivata anche la prima perla in Serie A di Vasilije Adžić: nella scorsa stagione il centrocampista montenegrino aveva accumulato appena 77 minuti con la maglia della prima squadra juventina e in molti non si aspettavano il suo ingresso in un match delicato come quello di ieri, la sua risposta è stata una rete da stropicciarsi gli occhi, con una conclusione potente e precisa a cui un Sommer non esattamente irreprensibile non ha saputo fare fronte.
In attesa delle partite odierne la classifica del nostro campionato ora racconta di una Juventus a punteggio pieno che divide la prima piazza con il Napoli schiacciasassi di Conte. La portata della vittoria di ieri però va ben oltre ai meri tre punti: dal lato emotivo il 4-3 di ieri può spingere ulteriormente la squadra di Tudor ad ambire a traguardi più importanti, regalando soprattutto una maggior fiducia a quei giovani che ora potrebbero rappresentare una minaccia per tutte le squadre che si troveranno sul loro cammino.