Facevo bene, perché il seguito del pezzo di ieri (Barça-Milan, io ci credo. Ecco perché) probabilmente non avrebbe potuto essere più bello da scrivere. Almeno, per quel che è possibile fare, in questo momento, su questo pianeta, su quel campo.
70 secondi: sono i venti che ci mette Pato a shockare il Camp Nou con una discesa devastante (stile Bolt: chi ricorda quale giocatore blaugrana, durante la rifinitura, faceva con le braccia la “mossetta” del velocista statunitense?), e i 50 che mancano quando Thiago Silva va in cielo a riprendersi un pareggio che vale un trionfo.
Nel mezzo, tanto, troppo Barcellona. Troppo per tutti. C’è la sensazione che affrontarlo così (e la finale di Champions, a maggio, lo ha dimostrato abbastanza chiaramente) è l’unica maniera possibile. Perché ci deve anche essere una via di mezzo tra chi temeva (o sperava, dipende dai punti di vista e dalla fede) una manita, e chi invece continuava a vivere di sogni, e si aspettava un Milan che facesse la voce grossa sul campo di chi è due spanne sopra, in questo momento. Quella via di mezzo ci deve essere, e si chiama realismo. E il realismo dice che il Milan ha fatto quello che poteva fare, quello che in questo momento si può fare contro una squadra così. Solo che lo ha fatto bene.
Che poi una volta chi dettava legge, chi era due spanne sopra tutti, era la squadra in rossonero, questo può essere argomento di dibattito. I motivi sono noti, probabilmente. Ma va detto che il Barcellona non è diventato così per caso, o per mera fiscalità. Nel ’94 ebbe quella durissima lezione, proprio dal Milan, in finale di Champions. Si rimise a lavorare sui bambini, sui ragazzini, in silenzio, dandosi tempo, leccandosi le ferite, e ingoiando bocconi amari, assistendo ad un decennio di dominio del Real, tre Champions vinte, i galacticos ad alzare trofei, e loro con Reiziger e Bogarde in difesa, Zenden a centrocampo e Kluivert in attacco, aspettando che quei bambini crescessero. E, dopo aver giocato per dieci, dodici anni insieme, la facessero vedere a tutti. Chi, in Italia, sarebbe capace di aspettare, ingoiando così tanti bocconi amari? Oggi il Barcellona è forse la squadra più forte di tutti i tempi: onore a chi ha aspettato un progetto. Noi milanisti saremmo in grado di veder vincere all’Inter tre Champions, mentre Galliani ci dice “vedrete, quando i nostri bambini cresceranno…”. Siamo onesti.
Per questo, oggi è quel che è, e si fa quel che si può. Cioè, un 2-2 preso così. In una delle coreografie più leggendarie della Curva Sud rossonera c’era un Einstein che giganteggiava su uno striscione: “Inter campione, enigma senza soluzione”. Sulla maniera in cui l’Inter abbia risolto quell’enigma altrimenti irrisolvibile, ognuno ha la sua idea, non è questo il punto.
Fatto sta che oggi il calcio ha un altro enigma: come questi marziani di Catalogna possano essere superati. Non ha trovato risposta il Manchester, né il Chelsea, né il Real Madrid. Ecco, realismo vuol dire rendersi conto che magari, storicamente, anche per i valori attuali del calcio italiano, forse non è proprio il Milan il più indicato a trovare la soluzione dell’enigma, una tirannia tecnica senza precedenti, e di cui francamente non si vede la fine. Anche se ci ha provato. Cinque anni fa sarebbe stato diverso. Per questo bisogna capire che i rossoneri ieri hanno fatto una grandissima cosa. Attingendo a tutto quel che potevano, cioè poco. Ma l’hanno fatto: quel poco, si chiama cuore, e forse non è così poco.
Ecco, noi non abbiamo dubitato che lo avrebbero fatto. E, a costo di fare una figuraccia, l’abbiamo detto. Il gol di Thiago Silva è probabilmente il più inutile che la storia del calcio ricorderà. Perché perdere 1-2, o magari vincere 3-2, nulla avrebbe cambiato nell’impressione di ciò che si è visto in campo, nulla di diverso avrebbe potuto essere. Il segno dei tempi, inevitabile. Qualsiasi risultato, arrivato così, con troppo Barcellona, non avrebbe cambiato una virgola delle due spanne di differenza tra le due squadre. Solo che, signori, noi ci credevamo, e il Milan non è stato violato nel regno del Tiranno. Noi ci credevamo, e il Milan ha fatto 2-2 al Camp Nou. Per questo, scrivere stamattina è un po’ più bello.
Ezio Azzollini