Negli ultimi 30 anni la componente economica nel calcio sta prevaricando tutti gli altri aspetti. Ogni giorno si parla di trasferimenti milionari, di adeguamenti contrattuali con numeri da capogiro e di clausole rescissorie con cifre che si fa fatica anche a scrivere.
Eppure tutto nasce dal sentimento, quella passione che nasce fin da giovanissimi ammirando le gesta di quegli uomini in pantaloncini che corrono dietro ad una sfera di cuoio; un amore talmente viscerale da voler emulare quella sorta di eroi in tutto e per tutto, dalle giocate sul campo, al modo di vestire e parlare, finanche a portare lo stesso taglio di capelli. C'è chi per amore del calcio rifila nomi improbabili ai propri figli e chi, pur di farne parte, lascia in un angolo i sogni di gloria e si infila un fischietto tra le labbra.
Ad un primo acchito la decisione di diventare arbitri può sembrare semplicemente da folli. Si parte su improbabili campi di provincia, vessati da qualsiasi condizione atmosferica immaginabile, costretti a usufruire di spogliatoi ai limiti della decenza e la cui vostra unica certezza sarà quella di tornare a casa con almeno un insulto sulle spalle. Eppure a qualche pazzo tutto questo non pesa, perché l'amore per quella sfera che rotola è troppo alto.
Diventano leggere le trasferte regionali, quando magari si è costretti a partire prima dell'alba per raggiungere in tempo l'impianto sportivo e fare i primi controlli di routine, per permettere magari al custode di rattoppare "quella maledetta rete che si buca sempre in quell'angolo", o di controllare che le divise delle squadre, portieri compresi, non siano troppo simili e così via. Le soddisfazioni sono mediamente poche, ancora meno i giocatori che a fine partita si avvicinano per dei complimenti sinceri.
Più si sale di categoria poi e la situazione non fa che diventare più difficile, è vero che dopo un po' ti vengono affiancati dapprima due assistenti, poi anche tutti gli altri, ma contemporaneamente la pressione, psicologica e non, aumenta a dismisura.
Il vostro operato, decisioni da prendere in meno di una frazione di un secondo, viene sviscerato in replay, skycam, slowmotion e chi più ne ha più ne metta, e state pur certi che nessuno lo farà per sottolineare la bontà della vostra decisione, ma l'unico scopo di questi soloni sarà quelli di individuare il vostro minimo errore, magari per giustificare la sconfitta della propria squadra del cuore o per trovare una scusante per chi sta dietro in classifica.
Per eliminare le polemiche e tutelare quella gran mole di soldi si parla da qualche mese a questa parte della VAR, magari con quella si potranno ridurre al minimo gli errori, dimezzare le polemiche, ma certamente non si smetterà di sezionare la partita degli arbitri.
Io sono convinto invece che per eliminare certe stupidaggini, dicerie e pregiudizi basti pensare, anche per pochi istanti, a tutti gli sforzi fatti da questi atleti con la giacchetta nera per arrivare a calcare i palcoscenici del calcio italiano e, perché no, mondiale. Perché sfido chiunque ad alzarsi una mattina, verso i 15-16 anni, e decidere di intraprendere la carriera da arbitro solo per assegnare un rigore a questa o quella squadra quindici anni più tardi.