Non è la versione sportiva del film di Patrice Leconte. Il caso Criscito è archiviato. Non verrebbe neanche bene a usarlo come titolo di un romanzo di formazione, nemmeno di quei lunghi racconti noir col finale a sorpresa. La storia vera? Ancora più noiosa del titolo infelice.

 

Noiosa perché ben altro ci si aspettava dopo l’irruzione di primo mattino nel ritiro della nazionale pochi giorni prima dell’Europeo. È finito così il blitz da operazione antidroga della polizia. Sia chiaro, gli agenti poco c’entrano. Hanno fatto da comparse, come pure le indagini scomparse e irrisolte, perché in fondo la sensazione è questa. Domenico Criscito è stato allontanato dalla nazionale perché “in odore di condanna”.

 

Era già bastata l’inchiesta per dirgli vattene che qui vogliamo solo gente pulita. D’accordo, ma si sono tenuti altri potenziali wanted a loro volta scagionati. Allora per Criscito è valsa la regola del processo infamante, per gli altri quella del vediamo chi ha ragione.
Poco importa la polemica sulla casacca e l’appartenenza, ancor meno cosa succederà dopo, se il giocatore estromesso e archiviato farà causa al pianeta calcio, pardon, al paese calcio.

 

Quella annunciata come l’inchiesta che avrebbe sconvolto il calcio, si è conclusa con una collezione di brutte figure giudiziarie, imbarazzanti uscite societarie, qualche calciatore di provincia squalificato, e poche società condannate, la maggior parte punite con una manciata di punti di penalizzazione. La ciliegina è la squalifica di Conte, più utile alla polemica dei giornali che al sistema di diritto. Sì, perché sembra che l’allenatore bianconero è come se fosse stato sistemato lassù, a guardarsi la partita dal fronte accrediti, più vicino alla presidenza, come l’alunno sfrontato che da primo della classe non si dimenticano che va bene a scuola pure quando decidono che va punito.

 

A conti fatti, Prandelli, o forse non lui - non so quanto conti il suo stile dimesso - tira fuori il galateo del calcio a seconda dei momenti, Criscito passerà alla storia come il nazionale estromesso e archiviato, ma non colpevole, il totonero tris è stata una via di mezzo tra inciuci e rivalse, mezze squalifiche e risse da anno zero, e il polverone si è alzato alto, a diventare nuvola nera per piovere sul calcio a mo’ di purificazione, come la pioggia nel finale dei Promessi sposi. Ma quello sì che è un romanzo, che funziona bene, dal principio alla fine.

 

Questo no, questo va bene per i film e le serie tv che si ripetono nel nome, così, all’italiana. "Romanzo giudiziario", in mezzo a un campo di calcio. E come è valso per l’aneddoto del Mugnaio di Saint Souci, qualcuno disse “Ci sono giudici a Berlino!”. E in Italia?
 

Elio Goka