La pesantissima sconfitta in finale di Coppa Italia contro la Juventus è la degna chiusura di una stagione del Milan, nata con tanti, troppi, proclami, ma conclusa appunto malissimo. Benchè lo 0-4 sia troppo ampio per quanto visto in campo, il Milan non può permettersi di etichettare la sconfitta come semplice incidente di percorso o gli errori come casuali e sfortunati. Non può farlo se vuole mantenere le ambizioni che aveva un anno fa circa quando è iniziata la nuova era. Bisogna invece analizzare come si è arrivati a questa sconfitta che ha amplificato negatività che già esistevano e che di certo non saranno cancellate da un sesto posto, ultimo obiettivo rimasto. 

A partire dal portiere, Gianluigi Donnarumma. Nonostante le due papere, resta uno dei migliori portieri in circolazione con margini di miglioramento ampissimi. Margini sui quali però il classe '1999 non ha lavorato. Donnarumma è lo stesso dell'anno scorso, forse con qualche miglioria nel gioco di piede, ma sul resto non ha fatto registrare miglioramenti sensibili e con l'aumentare della pressione sono cresciuti anche gli errori con l'acme raggiunto proprio nella sua più importante partita nella finora giovane carriera.

Di certo non gli ha fatto bene il tira e molla partito nella scorsa estate e proseguito, seppur con toni minori, durante la stagione. Raiola non ha mai nascosto di volerlo portare via dal Milan, considera quasi perso il tempo che passa in rossonero. Un atteggiamento che di certo pesa sulle spalle di un 19enne come pesano anche i mugugni dei tifosi per questa situazione. La sensazione è che il rinnovo fatto sarà servito solo a cederlo bene tra qualche settimana. Non a 70 milioni, ma a 50 sì.

All'altro estremo del campo la situazione è anche peggiore. Nonostante i tanti soldi spesi, ieri il Milan si è presentato con Cutrone al centro dell'attacco che ha sparato in bocca a Buffon un'occasione facile a inizio gara. Ma è difficile prendersela con l'attaccante che doveva andare in prestito al Crotone quando chi era pensato come titolare, Kalinic, ha fatto un autogol e chi era pensato come stella del futuro, Andrè Silva, è rimasto con la testa al campionato portoghese. Il Milan non può permettersi di aspettare il primo o il terzo e l'ex Fiorentina, segnalatosi anche per scarso impegno, è ormai delegittimato in rossonero. Mirabelli non può fare altro che rifare l'attacco.

Le riflessioni sul D.S. Mirabelli erano già arrivate. Ma dopo l'appuntamento decisivo fallito così si può affermare che aver deciso di rifare l'intera squadra in una sola stagione non è stata una scelta felice. Difficile fare altro considerata la rosa ereditata dalla precedente gestione, ma il rischio di errore nel progettare 11 acquisti entro luglio era molto alto e infatti gli errori sono stati tanti e nemmeno parzialmente corretti a gennaio. Non sono errori irreparabili tra cessioni e rivitalizzazioni di qualcuno come Rodriguez, Silva o Conti, ma è certo che si poteva fare di meglio. In ogni caso la dirigenza ha già deciso che i prossimi mercati saranno più cauti è questo è un bene.

Infine c'è Gattuso. Dopo un'ottima prima metà di girone di ritorno, i rossoneri sono calati proprio nel periodo in cui ha rinnovato il contratto. Ma è solo un caso, il tecnico ha preso in mano un Milan a terra, in campo e fuori, e nonostante le tante pressioni lo ha migliorato, fin quanto possibile. Ma senza di lui il giudizio della stagione sarebbe stato anche più grave ed è per questo che merita la guida di un Milan migliorato, con giocatori più avvelenati, come piacciono a lui. Ma non dovrà pensare che quanto di buono fatto fino ad ora valga come credito in futuro. nessuno deve pensarlo, è finita l'era delle poltrone da tenere stretto in rossonero, quello valeva quando non c'erano ambizioni di vincere.